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Salviamo i nanetti da giardino

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Il sindaco di un paese campano vieta le statuette che affollano i prati, ma i cittadini protestano

Eleonora Crisafulli
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Da anni sono “vittime” di persecuzioni di ogni tipo. Che nuocciano all'ambiente o non meritino di vivere rinchiusi in un giardino, i nanetti che ornano i prati degli italiani spesso sono costretti a sloggiare e adesso rischiano di fare una brutta fine. Almeno a Furore, in provincia di Salerno, dove il sindaco ha emesso un'ordinanza per lo sgombero degli spazi verdi. Benché siano semplici ornamenti, colorati e di piccole dimensioni, che, soli o in compagnia di Biancaneve, rallegrano i giardini, i nanetti sarebbero, infatti, causa «di alterazione dell'ambiente naturale» e pertanto dovrebbero essere rimossi. Se i cittadini non agiranno tempestivamente sarà la stessa amministrazione comunale a intervenire. Gli abitanti di Furore sono avvisati, una lettera preannuncia la rimozione delle statue e promette una sanzione per i difensori dei nani. A mettere in pericolo la loro sopravvivenza non sono solo le accuse di danno ambientale o deturpazione del paesaggio, ma un'altra minaccia si nasconde dietro l'albero, “i paladini della loro anima”, quelli che si battono per un'assurda “liberazione” dei nani dalla “schiavitù”. Basti pensare, ad esempio, al «Fronte per la Liberazione dei Nani da Giardino», già noto per diversi “blitz” soprattuto nel nord Italia, “un movimento che nasce nel 1995 in Francia ed ha lo scopo di liberare le statuette di gesso, catturate e imprigionate nelle ville dei ricchi (e non) e abbandonarli in spazi liberi, aperti, più consoni alla loro anima. Eh sì perché i nanetti di gesso non sono semplici e vuote statuette ma sono veri e propri esserini che hanno il compito di aiutare la Natura a non essere trasformata e modificata ad immagine dell'uomo”. In difesa degli abitanti dei prati, non può certo intervenire Biancaneve, ma i cittadini di Furore si preparano a proteggere le loro statue e sfidano il sindaco Raffaele Ferraioli. Disposti a pagare la sanzione “per l'orrendo crimine ambientale” pur di non dire addio ai loro vecchi nanetti.

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