Claps, ascoltato dagli inquirenti arcivescovo di Potenza dal 1993 al 2001
Rubati a Potenza gli striscioni dedicati a Elisa. Intanto, Scotland Yard studia il caso
L'arcivescovo di Potenza - È stato ascoltato a Roma da personale della Squadra mobile della città lucana nell'ambito dell'inchiesta sull'omicidio di Elisa Claps, Monsignor Ennio Appignanesi , arcivescovo di Potenza dal 1993 al 2001. Le «sommarie informazioni» raccolte dalla polizia avrebbero riguardato i fatti a conoscenza dell'arcivescovo legati alla scomparsa di Elisa Claps, le circostanze che gli furono riferite dall'allora parroco della Chiesa della Trinità don Domenico Sabia - morto due anni fa - e le eventuali «confidenze» ricevute dal presule dopo l'appello che fece nel novembre del 2003 per arrivare alla verità sulla scomparsa della ragazza. Gli altri omicidi - Intanto, i possibili collegamenti tra l'omicidio di Elisa Claps e quello della sarta Heather Barnett (uccisa il 12 novembre 2002 nella sua abitazione, a Bournemouth, in Inghilterra) e la posizione di Danilo Restivo (unico sospettato per entrambi i delitti) sono stati esaminati a Salerno in un incontro tra i magistrati che coordinano l'inchiesta italiana e alcuni poliziotti di Scotland Yard. Nel caso Claps, Restivo è indagato per violenza sessuale, omicidio e occultamento di cadavere. Lo stesso Restivo, che oggi ha 38 anni e da tempo vive in una casa a pochi metri da quella dove fu uccisa Heather Barnett, nel 2004 fu fermato e interrogato in diverse occasioni (ma poi rilasciato) per l'omicidio della sarta. Secondo quanto si è appreso, la Procura di Salerno e la Polizia inglese sono al lavoro per trovare punti di collegamento tra i due delitti e sulla possibilità di utilizzare il dna prelevato in Inghilterra a Restivo, nel corso delle indagini sull'omicidio Barnett. Nei giorni scorsi, l'avvocato di Restivo, Mario Marinelli aveva definito «fantasiose» le ipotesi sul coinvolgimento del suo assistito anche in un terzo omicidio, quello della giovane coreana Jong-Ok Shin, avvenuto sempre a Bournemouth il 12 giugno 2002 e per il quale è stato condannato all'ergastolo Omar Benguit. Il furto degli striscioni - L'animatore di Libera Basilicata, don Marcello Cozzi, ha denunciato che, nello spazio antistante la chiesa della Santissima Trinità di Potenza «nella notte tra il 27 e il 28 aprile, ignoti hanno rubato tutti gli striscioni che nel tempo si erano accumulati e hanno staccato le foto che ritraevano Elisa e le altre vittime innocenti della nostra regione». «Chiunque l'abbia fatto e per qualsiasi motivo l'abbia fatto, senz'altro non ha il consenso della città. Sputare addosso a quello che è diventato un simbolo è una vergogna per quello che il simbolo rappresenta, ovvero la richiesta di giustizia e la ferma condanna non solo per chi ha strappato la vita a Elisa ma anche per chi ha permesso che la verità non venisse fuori. Lo schiaffo di questo oltraggio, che non è una semplice ragazzata non è stato dato solo a Elisa ma alla nostra intera comunità: siamo indignati».