Sigarette superstar del cinema
Presenti in 7 film su 10. Soprattutto in quelli "made Uk"
Troppe sigarette nei film. Le bionde appaiono in una media di sette film su dieci di cui. ma la cosa che più sconcerta è che in più della metà sono ammessi alla visione i minori di 14 anni e, addirittura, il 92% è visibile agli under 18. A puntare il dito, questa volta, contro l'industria cinematografica, considerata una cattiva maestra di esempio epr i giovani, è uno studio pubblicato sulal rivista "Thorax". Passando in rassegna vari titoli campioni di incassi al botteghino, i ricercatori britannici dell'Università di Nottingham hanno calcolato che le pellicole più a rischio per diffusione di stili di vita pericolosi tra i giovani sono proprio quelle "Made in Uk". Ora il nuovo atto d'accusa. Lo studio britannico cita film come il divertente "Il diario di Bridget Jones", film del 2001 diventato un cult per eserciti di ex ragazze trentenni single con l'orologio biologico in tilt e la passione per gli slip a vita alta. Nella pellicola dedicata alle goffe gesta di Renèe Zellweger, Alisa Lyons dell'Uk Centre for Tobacco Control Studies e colleghi contano 15 scene in cui l'attrice apparecon la sigaretta, per un totale di 12 marchi consegnati al grande schermo dalla macchina da presa. E ancora. In "About a Boy" sono 12 i ciak in cui Hugh Grant recita con una bionda tra le dita: rigorosamente di marca Silk Cut. E questo nonostante il fatto che, stando al libro a cui la pellicola si ispira, il personaggio di Will non nasca affatto come un fumatore incallito. Non è la prima volta che la fabbrica dei sogni finisce nel mirino della scienza. Nel 2008 un team dell'Università della California di San Francisco denunciò sul "Tobacco Control Journal" che le star hollywoodiane dei tempi d'oro furono coinvolti per decenni in forme di promozione pubblicitaria del fumo: da Gary Cooper a Spencer Tracy, da Clark Cable a Katherine Hepburn, da Henry Fonda a John Wayne, da Cary Grant a Bette Davis e Joan Crawford. Tutti divi che sarebbero stati arruolati come testimonial dalla lobby di settore. Questo è quello che emerge da alcuni documenti riservati dei maggiori colossi del tabacco.