Primi dispettucci "finiani"
Governo battuto alla Camera sull'arbitrato. Assenti ingiustificati 50 deputati, tra cui Bocchino, Granata e Perina. Tensioni in aula, sfiorata la rissa. Fini a Porta a Porta ripete la cantilena: non voglio andare via, voglio solo dire la mia
Nuovo smacco per il governo alla Camera. E con l'aria che tira, non è certo una battuta che rimarrà in sordina. Il governo si è visto passare sotto gli occhi, per un voto, un emendamento del Pd al ddl lavoro su cui era stato espresso parere contrario dall'Esecutivo. L'emendamento ha avuto 225 sì e 224 no ed erano 95 su 269 i deputati del Pdl non presenti in aula nel momento in cui il governo è stato battuto per un voto. Tra essi 45 erano in missione, e quindi erano giustificati, compreso il capogruppo Fabrizio Cicchitto, mentre altri 50 sono assenti ingiustificati. Imboscata - Il primo pensiero dei delegati Pdl fedeli a Silvio è stato: è un'imboscata dei finiani. In effetti, al momento del voto, erano assenti ben sei fedelissimi di Gianfranco Fini. Per la precisione Italo Bocchino, vice presidente del Pdl alla Camera, e Carmelo Briguglio, Fabio Granata, Flavia Perina, Enzo Raisi, Antonio Buonfiglio Così per poco non ci scappa la rissa. Giancarlo Lehner, appena sono comparsi i voti sullo schermo della Camera che segnavano la sconfitta della maggioranza, ha accusato il finiano Antonino Lo Presti di aver organizzato una trappola sul voto. "Ma quale imboscata dei finiani! Ti devi vergognare a dire queste cose!", è stata la risposta di Lo Presti. Qualche spintone e qualche parola di troppo e per poco i due non sono venuti alle mani proprio in Transatlantico. A dividerli è stato il deputato del Pdl, Simone Baldelli. Ad arrabbiarsi anche Fabio Granata che è andato da Baldelli per far presente l'assurdità dell'accusa. "Dite a Berlusconi che se manda avanti questi personaggi finisce male...", è stato lo sfogo di Lo Presti. Essendo Presidente della Camera non per un concorso vinto, nè per un gentile cadeaux del Presidente del Consiglio, ma per la mia storia politica, rivendico il diritto di difendere i valori della destra, una destra senza bava alla bocca. Fini a Porta a Porta - Il clima, tra accuse e insinuazioni, è davvero bollente. Fini a Porta a Porta non fa da paciere. "Nessuna guerra in corso - spiega a Bruno Vespa - ma si è aperta una fase politica nuova nel Pdl". Considerando la defaillance del governo di poco fa alla Camera, c'è chi potrebbe non prendere bene questa dichiarazione. Visto che il titolo della puntata è Tregua armata, Fini ha osservato: "perchè tregua? Perchè armata? Qual è la guerra in corso? Dopo il confronto in direzione tra me e il presidente del Consiglio si è aperta una fase nuova". Ma Fini ci tiene anche a mettere i puntini sulle i riguardo i suoi meriti e la sua carriera. "Essendo Presidente della Camera non per un concorso vinto, nè per un gentile cadeaux del Presidente del Consiglio, ma per la mia storia politica, rivendico il diritto di difendere i valori della destra, una destra senza bava alla bocca, e se questo può dare fastidio, mi dispiace ma io continuo". E inoltre, "finchè sarò Presidente, e non ho alcuna intenzione di dimettermi, difenderò le prerogative della Camera. Ad esempio sull'eccesso di regolamentazione d'urgenza". Alla domanda se non sia pentito di aver cofondato il Pdl, Fini risponde: "nessun pentimento. Ho solo detto che quando l'ho fondato auspicavo un Pdl diverso da quello che è oggi. Un qualcosa di più simile ai partiti di centro destra europei". Su Berlusconi - "Non ho nessuna intenzione di litigare, men che meno di divorziare. A condizione che Berlusconi rispetti le altrui opinioni e capisca che tutti sbagliano. Io sbaglio, ma sbaglia anche Berlusconi". Così Fini in un altro passaggio dell'intervista. Ma poco dopo - sulla questione delle dimissioni di Bocchino e sull'ipotesi sempre più probabile di una sfiducia al vicepresidente del gruppo Pdl alla Camera - ci scappa anche la minaccia: "Silvio, non dia corso a epurazioni, non gli converrebbe. Se domani il gruppo dovesse accogliere le dimissioni di Bocchino, o lo sfiduciasse, beh se il buongiorno si vede dal mattino allora altro che partito liberale di massa e libertà di esprimere il dissenso". E sul pasticcio di oggi della caduta del governo in Aula per un voto, il cofondatore del Pdl commenta: "se il presupposto è che il governo è stato battuto per il voto di qualche amico di Fini, come ho sentito dire, allora siamo alla caccia alle streghe". Il presidente della Camera si è detto convinto che sicuramente il presidente del gruppo Fabrizio Cicchitto si consulterà con il presidente del Consiglio sul da farsi rispetto al suo vicario. Se il presupposto è che il governo è stato battuto per il voto di qualche amico di Fini, come ho sentito dire, allora siamo alla caccia alle streghe La querelle dopo l'articolo de Il Giornale - Il quotidiano il giornale ha attaccato Fini tirando in mezzo la suocera per un contratto di lavoro con la Rai. Un episodio, su cui, Berlusconi ha espresso solidarietà a Fini, dicendo che i giornali non devono entrare nelle questioni personali e familiari. Ma Fini non crede alle parole di Silvio. "C'è stata anche la solidarietà del fratello di un editore di un giornale. O non li legge, o non capisco perchè solo oggi la solidarietà... Non è stato un incidente...." spiega l'ex aennino. Il presidente della Camera ha spiegato a Vespa cosa dovrebbe essere per lui il giornalismo. "Deve essere quanto più pungente possibile, di giornalisti appecoronati ce ne sono tanti e preferisco chi ha il coraggio delle sue opinioni, ma questo è giornalismo che sguazza nel fango, per non citare un'altra materia organica che ha reso celebre Cambronne". L'asse con la sinistra - "Non sono nato ieri. Sono in Parlamento da 27 anni", ricorda il presidente della Camera a Vespa che durante Porta a Porta gli chiede se non sia imbarazzato dai complimenti che riceve dalla sinistra. Per il presidente della Camera a sinistra chi fa questi ragionamenti pensando che lui possa operare contro il centrodestra dimostra di essere "in condizioni politicamente disperate e di abbracciarsi a qualunque cosa passi" Cosa dice l'emendamento del Pd passato per un voto - Il testo dell'opposizione, di cui è primo firmatario Cesare Damiano, si riferisce all'articolo 31 del testo, relativo alle procedure di conciliazione e di arbitrato, ed in particolare alle clausole compromissorie. In base al testo passato, le commissioni di certificazione accerteranno la devoluzione agli arbitri solo delle controversie di lavoro già insorte e non che dovessero insorgere in futuro. La seduta è adesso sospesa: riprenderà al termine della riunione del comitato dei Nove, che dovrà decidere sul prosieguo dei lavori.