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Respingono 75 immigrati. Due rinvii a giudizio

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La procura di Siracusa accusa per violenza privata Vincenzo Carrarini e Rodolfo Ronconi

Roberto Amaglio
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SIRACUSA - La Procura della Repubblica di Siracusa ha disposto il giudizio per concorso in violenza privata del direttore della direzione centrale dell'immigrazione e della polizia delle Frontiere del ministero dell'Interno, Rodolfo Ronconi, e del generale della guardia di finanza, Vincenzo Carrarini, in qualità di capo ufficio economia e sicurezza del terzo reparto operazioni del comando generale delle Fiamme Gialle. La richiesta riguarda il respingimento di 75 immigrati che, tra il 29 e il 31 agosto del 2009, furono intercettati da unità navali della guardia di finanza al largo di Portopalo di Capo Passero e che furono riportati in Libia su una nave della Gdf. Il fatto si riferisce alla notte fra il 30 e il 31 agosto 2009: un gommone partito dalla Libia con a bordo 75 migranti, compresi alcuni bambini, fu bloccato navi della Guardia di Finanza al largo di Portopaolo, ossia in acque internazionali. Invece dell'operazione di soccorso, gli extracomunitari furono fatti salire sulla nave Denaro della Finanza per il rimpatrio sulle coste libiche. L'inchiesta partì su iniziativa del procuratore capo di Siracusa, Ugo Rossi, intenzionato ad approfondire i fatti dopo che la stampa diede risalto al respingimento. Ipotesi di reato non il "respingimento in se" - spiegano in Procura a Siracusa - ma la mancata applicazione della legge italiana sul territorio nazionale". Secondo la Procura della Repubblica di Siracusa, infatti, i due imputati si sarebbero macchiati "violenza privata e abuso delle rispettive qualità di pubblici ufficiali, avendo tenuto una "condotta violenta" nel "ricondurre in territorio libico, contro la loro palese volontà, 75 stranieri, non identificati, alcuni sicuramente minorenni, intercettati in acque internazionali su un natante proveniente dalle coste libiche". Assolti invece i Finanzieri che intervennero sul posto effettuando materialmente il respingimento. In tal senso il documento della Procura della Repubblica li scagiona "in considerazione del fatto che avevano operato per ordini superiori non manifestamente illegittimi".

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