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La riforma delle riforme

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Tremonti: "Quella fiscale non sarà una riforma platonica, ma ad alta intensità politica"

Eleonora Crisafulli
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"Nel quadrante dell'economia, la riforma delle riforme è la riforma fiscale". Lo ha ribadito il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, intervenendo al convegno biennale del Centro studi di Confindustria a Parma. Le riforme "sono in assoluto una necessità storica. La crisi non può essere un alibi, né "di per sé solo una spinta a farle. Per l'Italia le riforme sono in assoluto una necessità storica. Una necessità che avremmo, anche senza crisi. Il tempo è strategico ed è venuto il tempo delle riforme". Nel '94 "con Silvio Berlusconi eravamo forse un po' avanti sul nostro tempo. Ora siamo stati raggiunti dal nostro tempo e non possiamo sfuggire all'appuntamento". Il sistema fiscale italiano "è stato disegnato cinquant'anni fa, messo in legge negli anni '70 e poi continuamente rattoppato. Da allora il mondo è cambiato ed il fisco non può restare lo stesso". Tra le varie riforme, la più urgente è il federalismo fiscale, che metterebbe fine a "un sistema in cui i poveri delle regioni ricche finanziano i ricchi, ladri, delle regioni povere". Il ministro assicura che "non sarà una riforma platonica. Sarà una riforma ad alta intensità politica. Non sarà facile, ma è necessaria". Poi spiega che "le direttrici di movimento della riforma erano allora e sono ancora tre: dalle persone alle cose; dal complesso al semplice; dal centro alla periferia. Lanceremo prima di tutto i lavori per un Libro bianco, aperto, per avere l'inventario responsabile e trasparente delle varie opzioni possibili". Deficit/Pil - Tornando a parlare di conti pubblici, dopo l'intervento di ieri, Tremonti dichiara: ''E' difficile essere i primi sul Pil se si è primi sul debito. Governare facendo debito pubblico è più facile che governare avendo debito pubblico. Ma non è più saggio. La storia insegna che il debito nazionale non fa lo sviluppo ma lo divora. Non fa la fortuna ma la sfortuna degli Stati''. Il ministro riflette sulle scelte compiute negli anni '70 ''quando si scambiò il presente con il futuro, decidendo di divorare il futuro creando debito pubblico". La stessa scelta fatta oggi ''da tanti altri Paesi nel mondo e nell'Europa ma che l'Italia non ha scelto, perché non si poteva, perché non si voleva e perché non si vuole''. Si chiude così la prima giornata di lavori di Confindustria. Domani è atteso a Parma il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.

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