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Piccolo Ale, la madre scrive a suo nome:

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"Avete fatto di me un angelo"

Monica Rizzello
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«Se mi avete preso a cuore e volete essere protetti da me quando sarò in cielo, datele (datemi) una seconda possibilità... datele la possibilità di concentrare tutte le sue energie per fare giustizia. Quando volerò via e giustizia sarà fatta, allora potrete giudicare e valutare se mamma è brava o se mamma è cattiva». A scrivere è Katerina Mathas, a nome del figlioletto Alessandro, in una lettera affissa da ieri sul portone della sua abitazione di Genova. La donna, ancora indagata per l'omicidio del bimbo di 8 mesi in concorso con il suo compagno Giovanni Antonio Rasero (attualmente in carcere), si trova da due giorni in libertà dopo la decisione del gip che ha accolto la tesi del pm secondo cui sono venuti meno i gravi indizi di colpevolezza a suo carico. Dopo la lettera scritta durante la detenzione in carcere e letta al momento della scarcerazione, Katerina si è chiusa nella sua casa genovese, ma ieri ha scelto di affiggere sul portone un nuovo messaggio a nome del figlioletto, probabilmente indirizzato ai vicini, a chi la conosce, e per rispondere ai tanti insulti ricevuti anche via web. «Ho deciso di scrivere - ha spiegato la donna - perché il mio bimbo, se potesse, penserebbe così». «Avete fatto di me un angelo - è scritto nella lettera, affiancata dalla foto del piccolo Ale - e vi ringrazio, ma per poter essere davvero un angelo devo prima volare in cielo. Continuano a farmi del male perché c'è chi non si ritiene soddisfatto. Per volare ho bisogno di mamma, che deve combattere, e anche se per la maggior parte di voi mamma è cattiva, è comunque l'unica che questa volta può salvarmi da chi mi ha già fatto del male». «Datele ancora tempo - prosegue il messaggio con riferimento alla mamma del bimbo - e prego i miei “migliori amici” giornalisti di avere pazienza, di imparare a non dire bugie, per non intralciare le indagini che servono a farmi vivere in cielo, in pace. Tutto il male che mi hanno fatto in quella notte lei lo sentirà tutti i giorni per tutta la vita, fino a quando, forse un giorno, tornerà da me. Era lei la mia culla.... Grazie ancora di tutto e quando giustizia sarà, dimenticatevi pure di mamma, non di me».

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