La pillola non va giù
Caos sulla Ru 486. I neogovernatori leghisti Zaia e Cota: siamo per la vita, non sarà diffusa nelle nostre Regioni. Il ministro della Salute Fazio: "C'è una legge, se la leggano"
Qualche giorno fa un tir francese ha portato in Italia il primo carico di pillole per aborto rapido. Duemila scatole, per altrettante vite da non far nascere. Per un buffo caso del destino, le scatole sono arrivate proprio dopo la trombatura regionale delle due donne “più pro” d'Italia, Mercedes Bresso ed Emma Bonino. Nel Belpaese, però, la magica pastiglia non va giù. I neogovernatori leghisti, Cota e Zaia, hanno detto di non volerla distribuire. Salvo poi fare marcia indietro, perché la legge è legge e la legge dice che la Ru 486 negli ospedali si può usare: lo ha stabilito il 30 luglio il Cda dell'Agenzia Italiana del Farmaco. Restano scontento, la Chiesa contrariata, e la polemica di chi non approva il metodo farmacologico. Il tema dell'aborto, un sempreverde nella battaglia politico-culturale italiana, torna sulle prime pagine dei giornali alla vigilia della Pasqua. Il neo eletto presidente del Piemonte, Roberto Cota, ha lanciato la crociata contro la Ru486. La nota pillola abortiva, che tanto fa discutere gli schieramenti pro e anti abortisti, è "arrivata" negli ospedali della Regione Piemonte che sotto il governo di Mercedes Bresso aveva fatto i primi ordinativi. "Rimarrà nei magazzini - ha tuonato Cota - a meno che non si garantisca che viene utilizzata in regime di ricovero. Io sono per la vita". Durante una conferenza stampa sul tema, oggi il neogovernatore ha precisato: "Sulla Ru486 ho sempre avuto una posizione chiara e mai in contrasto con la legge. Io sono per la difesa della vita, mentre la presidente Bresso è favorevole a un uso disinvolto che non prevede il ricovero ospedaliero. Per questo ho chiesto ai direttori generali della sanità piemontese di aspettare la mia entrata in carica, perché siamo in attesa delle linee guida del ministero della Sanità sull'utilizzo del farmaco, così insieme affronteremo il problema. Anche perché l'uso di questa pillola è molto pericoloso per la salute e credo sia necessaria molta cautela". Dalla Regione Veneto, anche il neo eletto presidente e compagno di partito, Luca Zaia, annuncia: "Per quel che ci riguarda non daremo mai l'autorizzazione per poter trovare questa pillola nei nostri ospedali la mia attività amministrativa sarà volta ad evitare assolutamente che venga diffusa. Il percorso da seguire in questi casi non deve mai portare all'abbandono di una vita umana". Per quel che ci riguarda non daremo mai l'autorizzazione a poter acquistare e utilizzare la pillola Ru486 nei nostri ospedali. Il comunicato di Zaia - "Devo ancora prendere visione del dossier riguardante la pillola abortiva Ru486: lo farò come cittadino, come cattolico e come presidente di una Regione che rivendica con forza il proprio ruolo e la propria autonomia soprattutto su questioni eticamente sensibili. Studieremo le modalità per far valere un punto di vista nettamente contrario a uno strumento farmacologico che banalizza una procedura così delicata come l'aborto, che lascia sole le donne e che deresponsabilizza i più giovani". Con queste parole il neo presidente della Regione Veneto Luca Zaia interviene nel dibattito sulla pillola abortiva Ru486. "Non posso dimenticare -prosegue- che in Italia un concepimento su tre si trasforma in aborto. Ancora, bisogna ricordare che aspetti collaterali della somministrazione della Ru486 non sono ancora stati completamente indagati. Infine, non posso non considerare l'invito del Papa che stimola tutti noi a procedere secondo coscienza". E comunque, conclude Zaia, per quel che ci riguarda non daremo mai l'autorizzazione a poter acquistare e utilizzare la pillola Ru486 nei nostri ospedali". "Ciò che mi sta a cuore è la salute della donna, in un contesto che abbia la centro dei propri valori al tutela della vita». Lo afferma il neo governatore del Veneto, il leghista Luca Zaia, che torna a spiegare la propria contrarietà alla pillola abortiva. «Quando si parla di pillola abortiva, in ogni caso - prosegue Zaia - bisogna tener conto che si tratta, come giustamente fa il ministro Fazio, di una terapia che va somministrata in ambiente protetto. Come si può mettere in discussione la necessità che giovani esistenze non vengano lasciate sole e in balia di fenomeni che potrebbero essere davvero pericolosi in un momento così drammatico della loro vita?". La maggioranza si divide- La somministrazione della pillola abortiva Ru486 "seguirà lo stesso percorso dell'aborto chirurgico, quindi sarà somministrata in ospedale". Lo ha detto la presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, al termine di un incontro con il ministro della Salute, Ferruccio Fazio. "C'è una legge, la 194, che va rispettata - ha aggiunto - io sono a favore della vita e farò tutto quello che è necessario per difenderla nel rispetto della legge". Condivide il pensiero della Polverini il ministro per l'Ambiente Stefania Prestigiacomo: "Se esiste un metodo meno invasivo per abortire questo non deve essere proibito dal nostro Paese. Dunque sì alla pillola ma tra le pareti di un ospedale. Si può avere un'idea personale, ma quando si assumono ruoli di governo bisogna rispettare la legge e nessuna Regione può pensare di poter proibire ciò che è concesso e regolato dalla 194, che è una legge nazionale, mai abrogata". C'è una legge, la 194, che va rispettata - ha detto Polverini - io sono a favore della vita e farò tutto quello che è necessario per difenderla nel rispetto della legge. Il partito della morte - Nel dibattito è intervenuto ieri anche il presidente del gruppo Pdl al Senato, Maurizio Gasparri, secondo cui "anche dal risultato delle regionali arrivano notizie negative per il partito della morte. La pillola abortiva Ru486 non circolerà facilmente". Contro il direttore dell'Aifa Rasi, Gasparri ha aggiunto: "Sorprende la sua fastidiosa insistenza. Travalica il suo ruolo tecnico e sembra più un piazzista di farmaci che un garante di regole. Il suo atteggiamento insospettisce. Ci vuole un po' di competenza, trasparenza, imparzialità. Con la salute e con la vita non si scherza". L'opposizione: "chiacchiere ideologiche" - Dall'opposizione si sollevano le proteste per le dichiarazioni "fuori luogo" di Cota e Gasparri. Roberta Agostini, responsabile Salute e Conferenza delle donne della segreteria nazionale del Pd esorta il presidente del Piemonte e il senatore a “dire la verità, e cioè che dietro l'accanimento contro la Ru486 si nasconde l'attacco alla legge 194, una buona legge che ha diminuito il numero degli aborti in Italia. Altro che vittoria dell'amore questo è odio, ma per le donne. La verità è che la battaglia di maggioranza e governo contro la Ru486, un farmaco utilizzato da anni nel resto d'Europa, è tutta ideologica e pregiudiziale ed è compiuta sulla pelle delle donne”. Dello stesso avviso Livia Turco, capogruppo Pd in commissione Affari sociali della Camera: “Purtroppo la destra su questi temi continua a usare la clava ideologica e a non fare nulla”. La presidente dei senatori, Anna Finocchiaro, critica in particolare le dichiarazioni di Maurizio Gasparri, che “appaiono minacce e come tali sono fuori luogo”. Ed estende poi l'accusa: “Se poi questi esponenti della maggioranza volessero davvero occuparsi della famiglia e della maternità sarebbero i benvenuti, dal momento che il governo della destra non ha fatto niente, in ben due anni, per sostenere concretamente, e non a chiacchiere ideologiche, le scelte delle donne”.