Google lascia la Cina
Pechino: "Il trasferimento del traffico ad Hong Kong non avrà effetti sulle relazioni con gli Usa"
La decisione di Google di non sottostare alla legge cinese non avrà alcuna influenza sulle relazioni tra Cina e Stati Uniti, "a meno che non venga politicizzata". Lo ha affermato il portavoce del ministero degli Affari esteri, Qin Gang, sottolineando che il trasferimento dei servizi ad Hong Kong è "una questione esclusivamente commerciale", l'"atto isolato di una compagnia", e che la Cina continuerà a gestire l'accesso a internet in base alle proprie leggi. Ieri Google ha reindirizzato il traffico dal suo sito cinese a quello di Hong Kong. Ad annunciarlo è stata la stessa azienda di Mountain View, che, in una nota, ha precisato di voler mantenere la propria presenza in Cina solo sul fronte delle vendite. Ma i filtri della censura, contrariamente alle previsioni iniziali, in realtà restano: tentativi da Pechino di aprire i siti che fanno riferimento al Dalai Lama o al massacro del 1989 di piazza Tiananmen sono falliti, usando sia il cinese che l'inglese del sito Google.com.hk. Dopo le denunce del motore di ricerca sulla censura e i cyberattacchi cinesi la possibilità di una ritirata era sempre più concreta. Lo scorso gennaio Google aveva denunciato alcuni attacchi informatici contro i conti di posta elettronica dei suoi clienti, in particolare dei dissidenti cinesi. Per tutta risposta la società americana aveva rimosso i filtri presenti su Google.cn, censurato dal 2006 in accordo con le autorità cinesi, e aveva minacciato di chiuderlo.