Silvio: siamo tantissimi
In piazza sono "oltre un milione". Il premier: "Siamo qui per il diritto al voto e a non essere spiati". Intanto bocciato l'ennesimo ricorso, si vota senza Pdl in Lazio
Sul palco di San Giovanni a Roma, Berlusconi ha cominciato a parlare. "Siamo le donne e gli uomini che amano la libertà e che vogliono restare liberi". Così ha iniziato il suo comizio in piazza San Giovanni in Laterano alla manifestazione del Pdl a sostegno dei candidati del centrodestra alle prossime Regionali. il premier. "Ci prendiamo la scena oggi - ha detto -, ma non per andare contro qualcuno, bensì per comunicare la nostra voglia di cambiare questo Paese con l'energia del consenso degli italiani". "Non scendiamo quasi mai in piazza - ha sottolineato il Cavaliere -, ma quando ce vo' ce vo' ". Intanto il Consiglio di Stato si pronuncia sulle liste di centrodestra: "No alla lista Pdl nel Lazio" Volete che la sinistra metta ancora le mani nelle vostre tasche? Volete le intercettazioni su tutto e tutti? Volete essere spiati anche in casa vostra? Volete una sinistra che fa i processi farsa alla televisione?No? Avete studiato bene Dal palco il premier ha posto alla folla una sequenza di domande rivolte al popolo del Pdl: "Volete di nuovo al potere una sinistra che rimetterebbe subito l'Ici? Volete una sinistra che aumenterebbe le tasse? Che metterebbe una tassa patrimoniale su tutto? Volete una sinistra che farebbe la felicità delle banche? Volete che la sinistra metta ancora le mani nelle vostre tasche? Volete le intercettazioni su tutto e su tutti? Volete essere spiati anche in casa vostra? Volete una sinistra che apra le porte a tutti gli immigrati? Volete una sinistra che fa i processi farsa alla televisione?". E poi, ai manifestanti che hanno risposto "no", "avete studiato molto bene". "Noi scendiamo in piazza raramente...", ha detto Berlusconi, interrotto da un coro da stadio. "Ma, come dicono a Roma, quando ci ce vo' ce vo' ". Al suo arrivo il premier aveva esclamato: "Siamo tanti, tantissimi e vogliamo la libertà, siamo tanti, siamo tantissimi, le donne e gli uomini che amano la libertà e vogliono restare liberi", ha detto Berlusconi. "Siamo la prima, la maggiore forza politica del paese. Un governo che si avvia ad abbattere di nuovo ogni record di durata e produttività". Poi è ripartito all'attacco, questa volta della "magistratura di sinistra", accusata di avere inventato "una nuova tangentopoli che non c'è" e di avere, con la complicità dell'opposizione e della stampa, «tentato di distruggere il miracolo compiuto in Abruzzo" e di avere "gettato fango su Bertolaso". Ha poi ribadito che il caos delle liste sarebbe stato costruito ad arte "perché i nostri dirigenti hanno fatto le cose per bene". Infine, prima di passare alla presentazione dei tredici candidati del Pdl chiamati al giuramento sul palco, ha spiegato che archiviata la campagna elettorale il governo affronterà il capitolo delle riforme istituzionali: elezione diretta del premier o del capo dello Stato, riduzione del numero dei parlamentari e federalismo. Intercettazioni- " Hanno ascoltato per mesi le mie telefonate facendo intercettazioni così casuali che erano 18 su di me e 150 su ministri e parlamentari. Intercettazioni fatte con soldi pubblici che potevano benissimo essere risparmiati perché contengono cose che ho sempre detto in pubblico", ha detto il presidente del Consiglio. La sinistra, ha aggiunto, "basa la sua campagna elettorare soltanto sulle inchieste dei giudici". Bossi- Sul palco con Silvio Berlusconi è salito il leader della Lega Nord Umberto Bossi. "La nostra alleanza ha sempre tenuto, Umberto è uomo di grande misura e grande lealtà. Non c'è mai stato un episodio sul quale non siamo stati d'accordo. Ha gli stessi principi e gli stessi valori che abbiamo noi", ha detto il premier, che lo ha definito "un amico a cui sono legato da profondo affetto". In piazza- Il Pdl scende in piazza in difesa del governo, del popolo, del “nostro diritto a votare” e del “nostro diritto alla privacy”. Tutto è pronto a Roma, un palco in piazza San Giovanni e una scaletta che non lascia nulla al caso. Berlusconi prenderà la parola tra pochi minuti, appoggiato dai 13 candidati di centrodestra alle Regionali e da molti ministri dell'esecutivo. Perché, come ripetuto nei giorni scorsi, si vuole dare un segnale di compattezza, dopo gli attacchi della magistratura e della sinistra, attorno al premier e di fiducia nel Governo. Ministri in testa - Il corteo partito dal Circo Massimo è arrivato nella piazza (guarda la gallery), guidato dalla candidata alla presidenza della Regione Lazio per il centrodestra, Renata Polverini, il sindaco di Roma, Gianni Alemanno e diversi ministri che hanno portato lo striscione con lo slogan "L'amore vince sempre sull'odio". Tra i presenti, Angelino Alfano, Andrea Ronchi, Renato Brunetta, Stefania Prestigiacomo, Ignazio La Russa e i capigruppo Pdl alla Camera e Senato, Fabrizio Cicchitto e Maurizio Gasparri. Nel secondo corteo, dalla stazione della metro Colli Albani, a fare da apripista sono stati i ragazzi di Giovane Italia con lo striscione “Dal governo del fare alle regioni del fare”. Sul palco, il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, veste per l'occasione i panni del presentatore e saluta i colleghi in arrivo, mentre la band di Demo Morselli intona l'inno di Mameli. Sarà una festa dell'amore, una grande manifestazione pacifica contro l'odio, contro l'invidia, contro quei sentimenti deteriori che spaccano l'Italia nel momento in cui invece dovremmo sollecitare coesione per costruire una nuova dimensione di crescita Uniti per l'amore - Come spiega il ministro del welfare, Maurizio Sacconi, quella di oggi "sarà una festa dell'amore, e non è retorica dirlo, una grande manifestazione pacifica contro l'odio, contro l'invidia, contro quei sentimenti deteriori che spaccano l'Italia nel momento in cui invece dovremmo sollecitare coesione per costruire una nuova dimensione di crescita". Un ulteriore segnale di compattezza arriva da Umberto Bossi, la cui presenza sul palco è stata fino all'ultimo un'incognita. Il leader della Lega Nord ci sarà, non abbandonerà gli alleati, anche se il “sissignori, figuriamoci se non ci sono” pronunciato dal senatur ad Asti è accompagnato da una motivazione che non convince “se non vado i miei candidati governatori mi fanno storie”. Una festa del popolo - Il premier è fiducioso sull'affluenza alla piazza. Arriveranno in 500mila per prendere parte alla “più grande festa del popolo”, su oltre 3mila pullman provenienti da tutt'Italia e voluti dal partito. E i numeri esemplificativi non finiscono qui: tre punti di raccolta in città, due mega cortei, un palco di 24 metri per 16, due maxischermi di 6 metri per 8, 12 telecamere, 4 chilometri di transenne, 150 operai e tecnici, 13 gazebo (uno per ogni regione in cui si vota), uno spazio per i Promotori della Libertà, due palchi per la Giovane Italia e i Club della Libertà. Tutto è stato pensato in grande. Le Regioni del fare - Proprio il “Patto del fare” è l'impegno solenne che prenderanno i 13 candidati davanti alla platea di piazza San Giovanni. Un patto che “indicherà punto per punto gli interventi che potranno essere realizzati grazie ad una maggiore sintonia tra il Governo e le Regioni”: tra questi, il “Piano casa finora ostacolato dalla sinistra”, “l'eliminazione degli eccessi burocratici”, le riforme alla sanità e le azioni per l'ambiente.