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Vallettopoli, Corona non ricattò Fiat
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Nel caso Lapo furono i dirigenti a contattare l'agente dei paparazzi
Fabrizio Corona non ricattò i dirigenti della Fiat. Lo affermano i giudici di Milano nella sentenza con cui è stato condannato il discusso agente fotografico. Tre anni e otto mesi di reclusione per il coinvolgimento nei fotoricatti di Vallettopoli, ma nessuna condanna per la presunta estorsione di somme di denaro alla Fiat. Non fu lui a chiedere denaro in cambio dell'intervista a Donato Brocco, il transessuale che trascorse con Lapo Elkan una notte di eccessi finita in ospedale per overdose. La Fiat cercò Corona - Per il tribunale, in quell'occasione, Corona acquisì l'esclusiva dell'intervista in modo del tutto lecito e cercò di venderla al prezzo che “ragionevolmente poteva aspettarsi”. Nel documento si legge: “E' pacifico che non sia stato Corona a contattare gli ambienti della Fiat, ma i dirigenti dell'azienda o comunque persone vicine a quest'ultima e a Lapo Elkann a cercare l'imputato... quando Corona viene chiamato da Durante su incarico di Migliarino e di Sodano ha già parlato con Maurizio Costanzo, con Mentana e con Vespa per una trasmissione che mandi in onda l'intervista a Brocco”. Nessun ricatto a Lapo - E ancora: “Quello che parla con Durante non è un Corona che sa già del rifiuto da parte delle trasmissioni televisive, e tanto meno dei giornali, e che cerca di ricavare comunque un profitto attraverso un ritiro, non avendo prospettive di pubblicazione, ma è un Corona in fase di piena trattativa con giornali e televisioni che non ha minimamente pensato a proposte da rivolgere a Elkann o a persone del suo staff e che viene interpellato dalla Fiat per sapere di cosa esattamente è in possesso”. Per i giudici, anzi, “ci sarebbe da chiedersi , in concreto, se una minaccia eventualmente proferita dall'imputato avrebbe avuto reale efficacia intimidatoria per gli esponenti della Fiat che hanno dimostrato di avere a disposizione mezzi sufficienti per inibire, nell'immediato e per altra via, la diffusione televisiva dell'intervista e per forare il contenuto di quella apparsa sui giornali”.
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La Postina con Zanellato diventa Dotta
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