Libia e Svizzera vicine a un accordo
Gheddafi pretende scuse ufficiali dagli Usa per l'ironia sulla guerra santa contro Berna
«Siamo vicini a una soluzione della crisi con la Svizzera». Ad annunciarlo è il ministro degli Esteri libico, Mousa Kousa, riferendosi alle tensioni tra Berna e Tripoli delle settimane scorse che ha portato la Libia, al culmine della querelle diplomatica, a sospendere la concessione dei visti d'ingresso ai viaggiatori provenienti dai Paesi dell'area Schengen. Un arbitrato internazionale - La soluzione è vicina anche se la Svizzera ha «la grande responsabilità di non aver dato fino ad ora attuazione a quanto concordato fra i nostri due Paesi per risolverla», come precisa Kousa a margine della riunione del Congresso generale del Popolo, a Sirte. Il leader libico chiede «un arbitrato internazionale», ovvero una persona giuridica che indaghi «su quello che è successo e sulla fuga di documenti in possesso della polizia», le foto scattate ad Hannibal Gheddafi in stato di fermo a Ginevra nel luglio del 2008 in seguito alla denuncia per maltrattamenti presentata da due domestici. Anche se l'arresto è stato «un atto drammatico e illegale», la Libia si dichiara pronta ad accettare qualsiasi risultato del collegio arbitrale. Le responsabilità svizzere - Si cerca la riconciliazione eppure il ministro non dimentica di ribadire i suoi giudizi sul «deprecabile comportamento della Svizzera che ha portato ad una escalation della crisi». In particolare viene ricordata la minaccia svizzera dell'uso pubblico della forza armata contro la Libia e l'elenco di 188 persone non gradite (compreso il colonnello Muammar Gheddafi) emessa dalla Svizzera: «Ritengo che questa lista sia un prolungato attacco alla dignità del popolo libico e un affronto non solo ai libici, ma per la nazione araba». Le proteste- La Libia ha protestato anche con gli Stati Uniti per i commenti ironici di un portavoce del Dipartimento di Stato Usa sull'appello di Muammar Gheddafi alla «guerra santa» contro la Svizzera. Il ministero degli Esteri libico - ha riferito infatti l'agenzia Jana - ha convocato l'incaricato d'affari dell'ambasciata americana a Tripoli esigendo «spiegazioni e scuse» da parte di Washington e ipotizzando «ripercussioni negative sulle relazioni economiche e politiche tra i due Paesi se non saranno prese misure