Novi Ligure, Omar torna in libertà
Uccise insieme alla fidanzata Erika la madre e il fratellino della ragazza
Omar Favaro, protagonista del massacro di Novi Ligure insieme alla fidanzata Erika De Nardo, torna in libertà. Entrato in carcere a due giorni dall'efferato delitto, l'allora diciassettenne era stato condannato con rito abbreviato a 14 anni di reclusione. Dopo uno sconto di pena, ha ottenuto la semilibertà e, infine, il magistrato di sorveglianza gli ha concesso i 45 giorni di libertà anticipata relativa all'ultimo semestre di pena espiata. La pena sarebbe scaduta il 17 aprile. Ma Omar ha lasciato il carcere oggi. Dopo l'uscita le sue prime parole ai legali Repetti e Gatti sono state: «Voglio stare tranquillo». "Un detenuto modello" - Da cinque anni, Favaro era detenuto nel penitenziario di Quarto d'Asti. In cella ha studiato prendendo il «patentino» per il computer e ragioneria, ma non si è ancora diplomato. Dopo alcuni permessi, da gennaio è stato ammesso al lavoro esterno in una cooperativa che si occupa di aree verdi comunali, ha lavorato come giardiniere - in regime di semilibertà - a seicento euro al mese, dimostrandosi un “detenuto modello”, come dicono gli agenti della questura incaricati di seguirlo. Su Erika, l'allora diciassettenne, che progettò il duplice omicidio e coinvolse il ragazzo come suo complice, oggi Omar dice: «Mi è indifferente, non mi interessa, capitolo chiuso, non le porto nemmeno rancore». Nel 2001 i due avevano deciso di fuggire insieme dopo il massacro. Il delitto - Il 21 febbraio 2001 in una villetta a due piani di Novi Ligure, la quarantaduenne Susi Cassini e il figlio Gianluca, di undici anni, furono massacrati a coltellate. Erika De Nardo, 17 anni, la primogenita della donna, raccontò che gli assassini erano stati un paio di rapinatori albanesi, ma i carabinieri accertarono rapidamente che ad agire era stata lei insieme al fidanzatino, il coetaneo Omar Favaro. Dopo due giorni la coppia fu arrestata. I processi - Il 14 dicembre il tribunale per i minorenni di Torino condannò con rito abbreviato Erika a sedici anni e Omar a quattordici. Il 30 maggio 2002 la Corte d'appello confermò la sentenza di primo grado che sanzionava «due omicidi che per efferatezza, per il contesto, per la personalità degli autori e per l'apparente assenza di un comprensibile movente si pongono come uno degli episodi più drammaticamente inquietanti della storia giudiziaria (e minorile per giunta) del nostro paese». Il 9 aprile 2003 la Cassazione rese definitive le condanne.