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Dormire meno "accorcia" il cervello

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L'esperto a Libero: senza riposo le cellule neuronali si atrofizzano, ridotta la materia grigia

Albina Perri
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Chi soffre d'insonnia ha un cervello più 'piccolo' degli altri e le aree legate alla comprensione degli stimoli piacevoli che funzionano meno. È il nuovo quadro emerso da uno studio effettuato su pazienti che faticano a riposare adeguatamente durante le ore notturne. Prima d'ora si pensava che la carenza di sonno potesse provocare solo problemi di natura psicofisica, legati per esempio a difficoltà di concentrazione, ansia, affaticamento cronico, diabete e obesità. Oggi invece si scopre che la malattia può anche agire a livello anatomico, determinando un 'restringimento' del cervello. "E' un fenomeno che porta all'atrofia di varie cellule neuronali che non beneficiano più del riposo notturno", spiega a Libero Luigi Ferini Strambi, direttore del Centro di medicina del sonno dell'Università Vita-Salute del San Raffaele di Milano. "Il sonno regolare è, infatti, indispensabile per 'ricaricare' le cellule che hanno lavorato tutto il giorno. Se ciò non avviene parte di esse muoiono". Il professor Luigi Ferini Strambi: Il sonno regolare è, infatti, indispensabile per 'ricaricare' le cellule che hanno lavorato tutto il giorno. Se ciò non avviene parte di esse muoiono Il fenomeno, in realtà, era già stato osservato negli animali sottoposti a privazione cronica di sonno e in persone dedite al consumo smodato di bevande alcoliche. Nessuno, però, pensava che potesse riguardare anche i numerosi individui che fanno fatica ad addormentarsi o che, durante la notte, si svegliano frequentemente: solo in Italia da 12 a 15 milioni. In particolare gli scienziati hanno messo in luce che gli insonni cronici subiscono una progressiva riduzione della materia grigia. Gli esperti del Netherlands Institute for Neuroscience hanno sfruttato una nuova tecnica chiamata "morfometria basata sui voxel". È molto più precisa della risonanza magnetica e consente di 'fotografare' con meticolosità estrema, ogni anfratto del cervello. Con questo sistema - Ellemarije Altena e Ysbrand van der Werf, i due scienziati a capo della ricerca - hanno evidenziato che il volume e la densità della corteccia orbitofrontale sinistra, sono ridimensionati negli insonni: la zona esaminata permette all'organismo di autoregolarsi, e beneficiare delle giuste ore di sonno. "Il riferimento è a un'area anteriore del cervello, implicata anche nella vigilanza e nelle capacità decisionali", precisa lo scienziato del San Raffaele.  In particolare s'è visto che il grado di 'restringimento' cerebrale è direttamente proporzionale alla gravità della malattia. La scoperta - diffusa dalla rivista Biological Psychiatry - consentirà nuovi approcci nel campo della cosiddetta sonnologia, partendo dal presupposto che la malattia ha, come si è visto, effetti negativi anche sulle strutture anatomiche cerebrali.  "In realtà il passaggio successivo della ricerca sarà quello di capire se e come il cervello può riprendersi una volta curata la malattia con successo", conclude Ferini Strambi. "Per ora possiamo solo dire che abbiamo in mano un motivo in più per iniziare a curare il prima possibile i casi di  insonnia".  L'insonnia ha un impatto sociale molto alto. Secondo uno studio pubblicato sulla rivista Sleep, la malattia costa fino all'1% del Pil di un paese. In media, a causa dell'insonnia, si diserta il posto di lavoro quattro giorni e mezzo l'anno. gianluca grossi

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