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Animalisti contro "Porta a Porta"

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Nella puntata di ieri "la guerra della caccia alla natura"

Eleonora Crisafulli
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Gli animalisti insorgono contro “Porta a Porta”. A scatenare le proteste sono gli «orrori delle doppiette tra richiami vivi, bracconaggio e tentativi di depenalizzare i reati venatori», in scena nella puntata di ieri. Gli orrori della caccia - Ente nazionale protezione animali (Enpa), Lega antivivisezione (Lav), Animalisti Italiani, Oipa, Una, Lida, Associazione Vittime della caccia scrivono in un comunicato congiunto: «Altro che cacciatori in doppiopetto! Nonostante gli sforzi dei rappresentanti venatori, ieri a “Porta a Porta” è stata mostrata, anche se solo in parte, la guerra della caccia alla natura con tanto di fucili in studio». Le sette associazioni chiedono quindi alla Rai «di occuparsi anche degli altri orrori dell'“uccidere per divertimento”, a cominciare dai richiami vivi, uccelli catturati e rinchiusi in minuscole gabbiette, di cui esiste un fiorente mercato nero, impossibilitati a muoversi, e che la lobby venatoria estremista vuole addirittura liberalizzare». Spiegano gli animalisti che «nessuno crede più alla presa in giro con cui si dice che la caccia dovrebbe servire a ristabilire l'equilibrio di alcune popolazioni di animali selvatici, ad esempio gli ungulati, quando sono proprio i cacciatori che reimmettono continuamente questi animali». Inoltre «bisogna precisare che gli animali impallinati curati dai centri recupero fauna, come quelli mostrati da “Porta a Porta”, sono solo una piccola parte, perché molto spesso, per paura di incorrere in sanzioni, il cacciatore/bracconiere li lascia a terra, privandoli delle cure e destinandoli ad una lenta, agonia». Appello al Parlamento - In conclusione viene ribadito l'appello al Parlamento affinché ripristini l'arco temporale massimo di caccia dal 1° settembre al 31 gennaio, « cancellato con un blitz al Senato» nella discussione della Legge Comunitaria 2009.

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