Iran, l'ambasciata resta aperta
Nonostante l'assalto di ieri, Frattini: servono sanzioni comuni
Nonostante l'ttacco al cuore dell'Italia a Teheran, la nostra ambasciata resterà aperta. Lo ha detto il ministro Frattini. Di più: «Credo sia il tempo delle sanzioni. Abbiamo visto provocazioni iraniane con gesti inconsulti. La comunità internazionale credo sia ad una prova di credibilità. Se non riusciamo a ragionare in fretta su un pacchetto di sanzioni condivise dimostriamo la nostra debolezza». «Vogliamo che l'Iran -ha aggiunto Frattini- torni al tavolo del negoziato e per farlo occorre essere uniti. Se ci dividiamo continuerà ad arricchire l'uranio». Martedì manifestanti filoregime hanno attaccato la sede diplomatica italiana. "Credo sia utile informare il Parlamento che si è appena svolta una manifestazione ostile verso l'ambasciata italiana a Teheran", ha detto il ministro Frattini martedì, "un centinaio di questi basiji (le milizie vicine al regime, ndr) travestiti da civili hanno tentato di assalire la sede diplomatica gridando 'Morte all'Italia, morte a Berlusconi'. Lo stesso stanno facendo con le ambasciate di Francia, Olanda e rappresentazioni diplomatiche europee". Credo sia il tempo delle sanzioni. Abbiamo visto provocazioni iraniane con gesti inconsulti. La comunità internazionale credo sia ad una prova di credibilità. Nessun danno - Non ci sono fortunatamente stati "danni seri" all'ambasciata italiana a Teheran, contro cui sono state lanciate pietre e uova da parte di manifestanti favorevoli al regime iraniano. "L'ambasciatore d'Italia (Alberto Bradanini, ndr), ma anche gli altri mi auguro, non parteciperanno alle manifestazioni di giovedì" in concomitanza con l'anniversario della rivoluzione iraniana, ha annunciato il ministro degli Esteri dopo l'audizione. "Stiamo valutando con tutti gli altri colleghi europei il livello di partecipazione delle rappresentanze diplomatiche che sono aperte". Questo è solo l'inizio- I manifestanti, prima di andarsene, hanno gridato: "Se non cambierete, questo è solo l'inizio". Le stesse fonti hanno detto che una pietra è stata lanciata contro la sede diplomatica, ma non ha raggiunto il muro di cinta. Alcuni manifestanti hanno divelto il cartello con la scritta 'Via Romà, una stradina che corre a fianco dell'ambasciata italiana, che era circondata da un folto schieramento di polizia Il viaggio di Berlusconi in Medioriente - Le recenti dichiarazioni del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, durante la sua visita in Israele non hanno secondo Frattini avuto un peso nella vicenda. "Quelli con l'Iran", ha sottolineato, "non sono rapporti tesi, (l'Iran) ha purtroppo rapporti complessi e problematici con tutta la comunità internazionale. Sono rapporti che si stanno complicando perchè la palla è nel campo di Teheran, non in quello europeo o americano". "L'ambasciata italiana resta aperta", ha concluso il ministro degli Esteri, "siamo preoccupati ma speriamo non debba accogliere nessuno". Le parole del premio Nobel per la pace- "Non verserei una lacrima se (il presidente iraniano Mahmud) Ahmadinejad fosse assassinato". Si è espresso in questi termini oggi lo scrittore e premio Nobel per la pace Elie Wiesel intervistato dalla Radio Militare israeliana sui programmi nucleari di Teheran. "Ahmadinejad è un pericolo per il mondo ed è un caso patologico", ha detto Wiesel, accusando il presidente dell'Iran di essere "un antisemita" e un conclamato "negatore dell'Olocausto", nonché di volere "apertamente la distruzione di Israele, cioè la distruzione di altri sei milioni di ebrei". "Non verserei una lacrima... se fosse assassinato", ha rimarcato lo scrittore, sopravvissuto alla Shoah e promotore di un recente appello contro il regime di Teheran, i suoi programmi nucleari e le repressioni dell'opposizione iraniana pubblicato nei giorni scorsi sul New York Times con la firma di altri 50 premi Nobel.