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No cronache no party
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di Filippo Facci
C'è un articolo di Oliviero Beha, dedicato a Clementina Forleo, che mi ha messo addosso una tristezza terribile. L'ha scritto su Il Fatto e spiega che «manca un nome nelle cronache di questi giorni... C'è Geronzi... Tronchetti-Provera... c'è Ciancimino jr... Consorte... il legittimo impedimento, la legge anti-pentiti... C'è di tutto insomma, ma non il nome di Clementina Forleo», della quale «non si parla più, è letteralmente scomparsa dalle cronache di ogni tipo, non si è candidata a nessun parlamento, non è in tv». Ecco, ora non m'interessa parlare del caso specifico della Forleo: m'interessa l'equazione, ritenuta ovvia, secondo la quale chi non è (più) nelle cronache o in Parlamento o in tv semplicemente non esiste, è scomparso, come morto. So che Beha voleva parlar d'altro, ma - a proposito di noi deficienti che corriamo come criceti nella ruota mediatica - viene da dirlo: ma che ne sappiamo, noi; che ne sappiamo che la Forleo non sia la persona più felice del mondo, che magari non lo sia proprio perché non è nelle cronache, non è scappata in Parlamento come un De Magistris, soprattutto non è in tv, questa fabbrica di infelici, depressi e autoriflessi. A non «esistere», del resto, sono migliaia di magistrati normali, giornalisti normali, persone normali: gli abitanti di quel mondo reale che tanti giornalisti cialtroni, tutti presi dal raccontarlo nel virtuale, non sanno neppure più abitare.
Dai blog
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La Postina con Zanellato diventa Dotta
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