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Di Pietro si mangia il Pd

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Tonino incorona De Magistris, abbraccia Bersani e giura che non morirà all'opposizione

Maria Acqua Simi
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Congresso finito. Ed è il momento di De Magistris. L'amico-compagno di Di Pietro aveva minacciato di mollare Di Pietro, ed eccolo invece sulla cresta dell'onda, pronto a incarichi di primo piano nel partito. "Confermo. Il collega De Magistris avrà un ruolo nel partito, di primo piano, nell'area dipartimentale-organizzativa, Insomma, a tutto tondo", ha detto Antonio Di Pietro.  Il leader Idv spiega che “per noi De Magistris rappresenta una risorsa”. Tanto che “stiamo decidendo l'iscrizione al partito con un grande evento motivazionale, anche per illustrare le responsabilità che gli competeranno e che ci onoriamo di affidargli all'interno del partito” . Non morirò all'opposizione- Di Pietro è intervenuto sabato al Congresso dell'Idv. "L'opposizione l'abbiamo già fatta, ma di opposizione, come dice il mio amico Bersani si muore se non si costruisce l'alternativa. Non voglio morire a fare l'opposizione a Berlusconi, ma non voglio aspettare che Berlusconi vada in pensione, voglio sconfiggerlo politicamente".  "La sua persona -ha aggiunto- la affido alla magistratura, che dovrà tornare ad essere libera di giudicarlo come giudica tutti i cittadini, ma per farlo dobbiamo sconfiggerlo politicamente". Eppure la presa di posizione alle Regionali rivela ben altro, ovvero il desiderio di leadership del partito dipietrista. Al termine dell'intervento, Tonino ha abbracciato Pierluigi Bersani. Pronto il commento di Daniele Capezzone (Pdl): "Sempre peggio. Da una parte, la vergogna di chi arriva a negare l'attentato contro Berlusconi; dall'altra, la reticenza e le mancate spiegazioni sulle storie opache che riguardano l'ex pm; e infine, il fatto che Di Pietro rivendica sempre più chiaramente la guida della sinistra, con il povero Bersani che subisce imbarazzato". Genchi- Dopo la perdita di popolarità per "l'outing della moglie di Berlusconi e il fuorionda" di Gianfranco Fini a Pescara, "provvidenziale - ha detto Genchi al congresso Idv - è arrivata quella statuetta che miracolosamente ha salvato Berlusconi dalle dimissioni che sarebbero state imminenti". Genchi per sostenere la sua tesi avevi citato la sua "esperienza in polizia" e i "video che tanti giovani propongono su Youtube per capire che nel lancio non c'è nulla di vero". Poi aveva puntato il dito contro la scorta che "è come un anello o un preservativo che non può essere rotto", e contro lo stesso Berlusconi che "è uscito da quell'anello". E aveva parlato anche di una "pantomima coronata da quell'uscita di quel fazzoletto nero ed enorme che sembrava quello di Silvan, dal quale mancava solo che uscisse un coniglio". Genchi ha anche ricordato la vicenda di diversi anni fa quando Berlusconi, all'epoca all'opposizione, mostrò "un cimicione enorme che ritrovò nel suo studio accusando le procure rosse e che era chiaramente falso". In serata, la nota di Genchi: "Sono stato frainteso". La replica del Pdl- - Immediata la reazione del Pdl. «Ma come si permette lo spione Genchi di pensare che l'aggressione a Berlusconi è stata una montatura?», ha protestasto il vicepresidente dei senatori del Pdl Francesco Casoli. "È una vergogna che tale oscuro personaggio parli senza pensare minimamente alle sciocchezze che dice". Contro l'intervento di Genchi si è anche il ministro per l'Attuazione del programma di governo, Gianfranco Rotondi: "È inaudito - ha detto riferendosi all'Idv - che un partito che è stato al governo e vuol tornarci presta la tribuna per esporre una tesi così grottesca e offensiva dell'intelligenza degli italiani". E il portavoce del Pdl Daniele Capezzone ha commentato: "Sempre peggio. Da una parte, la vergogna di chi arriva a negare l'attentato contro Berlusconi; dall'altra, la reticenza e le mancate spiegazioni sulle storie opache che riguardano l`ex pm; e infine, il fatto che Di Pietro rivendica sempre più chiaramente la guida della sinistra, con il povero Bersani che subisce imbarazzato". Conti in tasca- Di Pietro negli ultimi tre anni ha incassato oltre 56 milioni di euro: ne ha spesi 8 per fare campagna elettorale. Ma una cinquantina sono tutti suoi, puliti puliti. Come scrive il nostro Franco Bechis, Tonino non ha nemmeno dovuto buttare via i soldi in propagana elettorale. Nelle due ultime elezioni politiche ha speso 5,6 miloni di euro, nelle Europee circa 3 milioni. Insomma, ne ha spesi quasi 9. Ma ha già incassato dallo Stato quasi 22 milioni di euro oltre al diritto di aggiungerne altri 33,6 (anticipabili alle banche).  Grazie alla legge sulle banche - che Di Pietro non ha mai votato - Tonino s'è costruito un bel gruzzoletto. La Corte dei Conti qualcosina da ridire in merito alle sue spese ce l'ha avuta.  Perché sia nel 2006 che nel 2008, Tonino ha dichiarato di aver speso in campagna elettorale molto più dell'effettivo. Nel 2006 disse di aver speso 2,8 milioni di euro. La Corta ha rifatto i calcoli, e in realtà ne risultano 2,2. Insomma, ci sono "solo" 600.000 euro di disavanzo. Stesso discorso per le ultime politiche. Di Pietro dichiara 4.4 milioni di euro, i magistrati contabili rifanno i calcoli e ne risultano 3, 4. Insomma, una menzogna bella e buona. Per non parlare del contributo di 50mila euro arrivato nel 2008 da un'emittente privata milanese: Sei Tv srl. E, ancora, della pioggia di soldi che investirà l'Idv alle prossime regionali. Nuove rivelazioni- Spuntanto altri  scheletri nell'armadio di Di Pietro. Perché dopo le foto che lo ritraggono con Contrada, dossier occultati, biografie censurate, adesso spunta un misterioso viaggio in America ed un assegno mai chiarito. Tonino ovviamente nega, ma tant'è. La nuova rivelazione, fatta sul Corriere, arriva da Mario Di Domenico, ex collaboratore di Di Pietro ed ex segretario dell'Idv. Il quale Di Domenico, sta per uscirsene con un libro che rivela particolari nascosti sull'attuale leader dell'Idv. Particolari che, se messi insieme, qualcosina da dire forse potrebbero averla. Di Pietro non sembra però curarsene: "Il problema non è Di Domenico, è chi ci gioca dietro", ha detto.  E nel non revocare una possibile querela al quotidiano di via Solferino, spiega: "Voglio prima capire  chi ci sta dietro. Pensate davvero che questa storia me la faccio passare? Finito il congresso e finite le regionali mi metto a fare quello che so meglio fare: capire chi c'è dietro 'sto altarino". E ancora "questa è una storia che dovrà finire con un provvedimento giudiziario". E poi annuncia che punta ad avere il 10% alle prossime regionali. Bagarre al Congresso Idv- Intanto, però,  al Congresso dell'Idv è scoppiata la bagarre. La riunione di partito si è infatti aperta con una denuncia della Base al "capo" Antonio Di Pietro a cui è chiesto "più trasparenza e maggiore democrazia". Così, a poche ore dall'inizio della due giorni di conclave, i rivoltosi hanno annunciato l'appoggio alla candidatura di Francesco Barbato alla presidenza del partito. Da Milano il leader centrista, Pierferdinando Casini, fa sapere che l'Udc non sarà presente al congresso: "Di Pietro si astenga da lezioni di moralismo". Sono in tantissimi gli iscritti all'Idv che hanno visto respinta la loro adesione al partito o che sono stati sospesi perché "in contrasto con la linea imposta dall'alto". Democrazia e glasnost, sono allora le parole d'ordine dei rivoltosi che accusano l'ex pm di "dirigere in modo dittatoriale" il partito. "Ma nessuna scissione", assicurano i rappresentanti della Base  presentando una mozione su tre punti: istituzione di una vicepresidenza, primarie prima interne e poi aperte a tutti per scegliere presidente e vicepresidente, elezione del tesoriere del partito da parte dell'assemblea nazionale. De Magistris show- Intanto De Magistris nega di voler rubare la poltrona a Tonino. "Io lo dico subito: io approvo la mozione Di Pietro".  L'ex magistrato ha poi aggiunto: "Tra me e Antonio ci sono venti anni di differenza. Per mia fortuna e per tua sfortuna". Ma torniamo al nuovo tassello della vicenda Di Pietro - servizi segreti e compagnia bella. Il viaggio in America- Mario Di Domenico, intervistato dal Corriere, ricostruisce un viaggio oltreoceano di dieci anni fa . Viaggio che 'altra sera a Montecitorio Di Pietro dimostra di non saperne nulla. «In America con Di Domenico? Lo escluderei. Credo proprio di no...». Eppure di Domenico porta come documenti altre foto, con lui e Di Pietro seduti su un divano del Ponte Vedra Beach Resort di Miami. E racconta. «Partimmo alla conquista dell'America, spinti dal signor Gino Bianchini, un falso ingegnere... ». Ecco un altro passaggio di quella caricatura di spy story che Di Pietro smonta con ironia, autodefinendosi «James Tonino Bond», ma bollando come un acrobatico grafologo il suo accusatore che ha perduto le 19 querele seguite a liti e veleni. La foto «americana » però c'è. Anzi, Di Domenico ne mostra diverse, tutte legate al viaggio che si comincia a preparare nei primi di ottobre, «quando la segreteria Idv a Busto Arsizio riceve una mail da parte di un tal ingegner Gino Bianchini, con un'intestazione intrigante, come se la comunicazione pervenisse dalle organizzazioni ecclesiastiche Vaticane: "Sanctuaryrome"». Di Pietro chiama subito Di Domenico, gli chiede di prender contatti. Racconta ancora Felice Cavallaro sul Corriere: " E viene fuori che l'«ingegnere» senza laurea, come poi scopriranno, garantisce «cospicui finanziamenti », stando anche ad un capitolo del libro: «Bianchini parlava di suoi potenti amici dell'ambiente politico e imprenditoriale sostenitori di Al Gore negli Stati Uniti d'America...»."" Così prendono il volo per gli States: Di Pietro, Di Domenico, Silvana Mura, oggi deputato, e Bianchini con due influenti personaggi al seguito, l'avvocato Sharon Talbot e l'imprenditore Randy Stelk.  Racconta ancora Di Domenico ricordando la prima vera lite con Di Pietro: «Ogni sera tavolate imbandite in nostro onore. Ma mentre io, da ligio segretario del partito, ripetevo il solito ritornello della povertà francescana, Di Pietro puntualmente si alzava e si allontanava con un pretesto qualsiasi non appena si parlava di quattrini. Una, due, tre volte, la cosa insospettiva. Mi lasciava solo ad affrontare scabrosi discorsi». Assegno misterioso- Poi il clou: «Una sera Bianchini mi allungò un assegno di 50 mila dollari, ma con scadenza "13 maggio 2001", il giorno delle Politiche, con la ragione causale "elections". In pratica, mi veniva detto dai suoi sostenitori che quello sarebbe stato solo l'anticipo della ben più cospicua somma di finanziamento. Si parlava addirittura di somme dieci volte maggiori... ». Sarebbe stata questa la molla della crisi interna al vertice Idv. Con Di Domenico che, senza rimpianti per la mancata elezione di Bianchini, quell'assegno non cambiò mai". L'insulto al Tg1- Di Pietro non l'ha presa bene, questa storia di foto e dossier. Ieri ha mandato poco garbatamente a quel paese la giornalista del Tg1 che gli chiedeva conto del suo passato e del dossier di Libero che lo riguarda. "Ma siete del Tg1!Fate domande del ca...o", ha dichiarato. Il telegiornale ha ribattuto secco: "È questa la sua libertà di stampa?". Insomma, qualcuno pone domande scomode  e Tonino perde la testa. Senza però fornire uno straccio di spiegazione. Riassumiamo brevemente per il lettore che si fosse perso qualche puntata. IL 15 dicembre 1992 Antonio Di Pietro partecipa ad una cena con il numero 3 dei servizi segreti dell'epoca, Bruno Contrada,  una settimana prima dell'arresto dello 007. Quel giorno, spiega il suo ex collaboratore Mario Di Domenico, l'allora magistrato "partecipa con Gherardo Colombo a un incontro al Csm sui reati contro la pubblica amministrazione". "Alle 13.15 di quello stesso giorno, l'Ansa batteva la notizia dell'avviso di garanzia a Bettino Craxi". Il dossier di Libero- Ieri, Libero ha pubblicato la notizia di un dossier.  Fatto di assegni al partito, fotografie, carte che testimoniano i legami con ambigui personaggi. Tonino ribatte: "roba da telefilm". Ma ci sono in realtà un paio di cosette che dovrebbe proprio spiegare. Un tentativo di spiegazione a emerge dal libro "Attentato allo Stato" di Mario Di Domenico (per i tipi della Koiné).  Di Domenico fu un fedelissimo di Di Pietro, ma oggi, dopo la rottura, di star zitto non ne vuol più sapere. Così in questo libro rivela tante cose.  Come i finanziamenti non proprio puliti che il leader dell'Idv ottenne per il partito da un imprenditore coinvolto in processi per truffa e bancarotta in Virginia e per un sistema fraudolento di esportazioni. La foto con Contrada- Poi c'è la foto con Contrada. La data è quella del 15 dicembre 1992.  Allo stesso tavolo siedono Antonio Di Pietro e il funzionario del Sisde Bruno Contrada. La vigilia di Natale, lo stesso Contrada verrà messo agli arresti per concorso esterno in associazione mafiosa. Da tempo era nel mirino del pool di Paolo Borsellino sin da tempi della strage di via D'Amelio: nessuno, tantomeno Di Pietro, all'epoca parve curarsene. Del resto Contrada era il numero 3 del Sisde.  Perché Tonino negò l'incontro? Perché quelle fotografie sono state occultate per diciassette anni. E soprattutto: perché Di Pietro si salvò dall'attentato della mafia fuggendo ai Tropici mentre Borsellino venne ucciso? Sono domande legittime, ma per non fare confusione al lettore andiamo con ordine. Idv in caduta libera- Le foto con Contrada e la flessione dei consensi hanno accresciuto il malcontento del partito contro Di Pietro. I sondaggi sono in caduta libera. Se alle Europee 2009 l'Idv poteva contare su un buon 8%, gli attuali sondaggi danno l'Italia dei Valori al 6%. Segno che forse qualcosa non va.

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