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Vendola indagato per il caos sanità

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di Roberta Catania

Maria Acqua Simi
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È indagato. Il governatore della Puglia, Nichi Vendola, è stato iscritto del registro della procura di Bari per tentata concussione. Quel reato, perciò, per il quale i carabinieri del nucleo operativo lo avevano deferito il 9 novembre scorso, quando avevano depositato in cancelleria l'informativa anticipata due mesi fa da Libero. L'iscrizione del presidente della Regione è un «atto dovuto» che risale a un paio di settimane fa e che,  probabilmente, finirà per essere archiviato. Fino a ieri, comunque, Vendola ha assicurato: «L'ipotesi che io sia indagato è una vergogna».   L'informativa A mettere nei guai Nichi era stata la relazione dei militari che «nell'ambito dell'indagine», come si legge, «hanno denunciato per tentata concussione undici persone, tra le quali Vendola Nichi, presidente della Regione Puglia, e il senatore Tedesco Alberto, all'epoca assessore alle politiche della salute». I carabinieri concludevano scrivendo che gli undici «sono ritenuti responsabili di aver imposto, nel maggio 2008, a direttori generali di Asl e di diversi presidi ospedalieri pugliesi, le nomine di direttori amministrativi e sanitari, nonché di primari di strutture operative complesse, al fine di rafforzare la presenza della propria coalizione politica nelle istituzioni locali». Le telefonate Lui stesso aveva definito «sconvenienti» due telefonate finite nei brogliacci degli apparecchi di intercettazione dei carabinieri di Bari.  Vendola aveva ammesso il proprio «imbarazzo» il 6 luglio scorso, quando il pm Digeronimo lo aveva convocato nella caserma dei carabinieri e gli aveva messo sul tavolo le trascrizioni di quelle parole. Parole comunque facilmente «equivocabili», che in più Nichi aveva scambiato con un indagato: Alberto Tedesco, all'epoca suo assessore alla sanità e oggi senatore del Pd. Nelle quattro ore di quel “colloquio” estivo come persona informata dei fatti, al governatore era stato chiesto di inquadrare meglio il suo «eccessivo interessamento» venuto a galla dalle domande poste al politico sotto inchiesta dal 6 febbraio 2008. Il primariato dei guai L'interesse del magistrato dell'Antimafia riguardava soprattutto le selezioni per il primariato di neurologia dell'ospedale Miulli di Acquaviva delle Fonti. Un posto che non era stato ottenuto dal medico che più aveva  «positivamente impressionato» il presidente della giunta, il professore Giancarlo Logroscino. All'esito delle selezioni, Vendola aveva affrontato telefonicamente Tedesco, pensando che l'allora assessore avesse interferito nello svolgimento del concorso. Nella sua autodifesa di luglio, però, Nichi aveva sostenuto di considerare un suo «dovere politico» fare luce su una tale stranezza. E così non si era trattenuto dal chiamare Tedesco. L'intera vicenda era stata aggravata da una seconda telefonata. Quella in cui il governatore chiedeva delucidazioni riguardo l'istituto zooprofilattico, sottolineando che il suo interessamento era nato dalle sollecitazioni ricevute da un parlamentare socialista.

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