Marchionne "La chiusura di Termini è irreversibile"
Il sindacato proclama sciopero generale per il 3 febbraio
Nessun passo indietro. Termini Imerese «non è in grado di competere»: la decisione di chiuderlo «è irreversibile». Ancora una volta l'amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne, ha ribadito l'interruzione delle attività nello stabilimento siciliano. Il sindacato risponde con durezza e proclama uno sciopero generale di tre ore di tutti gli stabilimenti del gruppo, previsto per il 3 febbraio. Intanto si muove anche il governo. Il ministro dello Sviluppo, Claudio Scajola, ha convocato per il 29 gennaio il Tavolo dell'auto per discutere del futuro di Termini Imerese. Il discorso di Marchionne -Durante il suo intervento all'Automotive News World Congress, con riferimento alla sovracapacità produttiva, l'ad del Lingotto ha spiegato: «A livello globale la nostra industria ha la capacità di produrre circa 94 milioni di auto all'anno, circa 30 milioni in più di quante se ne vendono. Un terzo di questo eccesso di capacità si trova in Europa, dove il settore automobilistico resta virtualmente l'unico settore a non aver ancora razionalizzato la produzione. L'Europa lo scorso anno ha utilizzato il 75% della propria capacità, un numero che potrebbe scendere al 65% quest'anno. La ragione è semplice: i produttori europei semplicemente non chiudono gli impianti. E questo perché ricevono spesso fondi per non farlo. L'ultima volta che un impianto in Germania è stato chiuso la Seconda Guerra Mondiale doveva ancora iniziare». I governi europei sembrano voler fare «del settore automobilistico l'ultimo bastione del nazionalismo economico del continente. I governi europei continuano ad agire come se fossero le infermiere delle rispettive case automobilistiche nazionali, discriminandosi fra paesiÈ passato più di mezzo secolo da quando il Trattato di Roma è stato firmato, e i governi europei continuano ancora ad agire come se fossero le infermiere delle rispettive case automobilistiche nazionali, discriminandosi fra paesi». Un'azienda però non è un governo e non può avere lo stesso atteggiamento «ammirevole», e gli stessi obiettivi: «Tutelare l'occupazione è il primo: è un imperativo di ogni società assicurare che i bisogni umani siano soddisfatti» ma non si possono forzare le industrie a farlo. E inoltre le aziende «possono farlo solo in modo artificiale». La Fiat è un'azienda e ha le responsabilità di un'azienda. Non ha le responsabilità di un governo, è il governo che deve governare: «Siamo il maggiore investitore in Italia, ma non abbiamo la responsabilità di governare il paese». Durante il discorso all'Automotive News World Congress, Marchionne è stato interrotto da una piccola protesta: «Fiat-Chrysler vergogna», hanno gridato dalla platea. E un'altra ragazza ha tentato di richiamare l'attenzione alla fine dell'intervento. Oltre alle proteste Marchionne ha però incassato gli applausi della platea e l'appoggio del sindacato dei metalmeccanici americani, lo United Auto Worker. Lo sciopero - In risposta alla chiusura dell'azienda, i sindacati hanno proclamato uno sciopero generale per il 3 febbraio. "Credo vada sottolineato che lo sciopero che i sindacati dei metalmeccanici hanno proclamato oggi unitariamente non riguarda solo gli stabilimenti auto, ma l'intero Gruppo Fiat, compresi anche veicoli industriali, macchine agricole e movimento terra, componentistica". È quanto afferma il segretario generale della Fiom-Cgil, Gianni Rinaldini. «L'Amministratore delegato del Gruppo Fiat, Marchionne -spiega- continua a rilasciare dichiarazioni relative alle sue intenzioni di chiudere lo stabilimento di Termini Imerese. A lui rispondiamo con questo sciopero. Ma va anche detto che l'iniziativa di lotta non riguarda solo la questione di Termini Imerese ma anche quelle di Pomigliano e, più in generale, la situazione del Gruppo, a partire dalle pessime relazioni che l'Azienda ha stabilito con i sindacati,. La mediazione del governo - Il ministro dello Sviluppo, Claudio Scajola, ha convocato per il 29 gennaio il Tavolo dell'auto per discutere del futuro di Termini Imerese. Nei giorni scorsi il ministro ha nominato una task force tecnica che sta lavorando in stretto raccordo con la Regione Siciliana, con il compito di analizzare la situazione dello stabilimento e valutare le diverse proposte di utilizzo del polo industriale. Nei prossimi giorni la task force avrà incontri con la Fiat e con altre realtà imprenditoriali nazionali e straniere. Resto convinto che Termini Imerese debba rimanere un polo industriale e che possa continuare a operare nell'ambito dell'automotive. Stiamo lavorando con Fiat e abbiamo sostegno del Governo e della Regione Siciliana. Ieri il ministro ha anche inviato una lettera al neo commissario europeo per l'Industria, Antonio Tajani, al quale ha sollecitato la convocazione di una riunione dei ministri dell'Industria europei sulla situazione del settore automobilistico per analizzare l'andamento del mercato, la situazione degli incentivi nazionali all'acquisto di vetture e gli interventi di sostegno diretto ad imprese automobilistiche messi in atto da alcuni Paesi, che rischiano di distorcere la concorrenza all'interno del mercato unico.