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Bomba contro casa del fratello del procuratore aggiunto di Taranto

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Viterbo, tirato ordigno incendiario in casa di un carabiniere

francesca Belotti
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Un ordigno di medio potenziale è stato piazzato sugli scalini della casa del fratello Cosimo, del procuratore della Repubblica Pietro Argentino. Dinanzi alla casa di Cosimo Argentino, di 70 anni, in via Leopardi 15, a Torricella, in provincia di Taranto, è stato collocato e fatto scoppiare un ordigno a basso potenziale che ha divelto la porta blindata, rotto una vetrata, danneggiato alcuni infissi e un'automobile parcheggiata nei pressi. Cosimo Argentino era in casa con la moglie. Grande la paura per il pensionato e la moglie. Gli attentatori avrebbero usato polvere da cava.  Sul posto si è recato, tra gli altri il procuratore di Taranto, Franco Sebastio, il quale conduce personalmente le indagini. Le piste investigative seguite dai carabinieri, per stabilire il movente e identificare i responsabili dell'attentato dinamitardo, sono due: in primo luogo si ipotizza la vendetta trasversale nei confronti del magistrato, ma non è esclusa la ritorsione per una vecchia controversia legata ai confini di un terreno agricolo. Un altro ordigno incendiario è stato lanciato nell'abitazione di un maresciallo dei carabinieri residente a Tuscania, in provincia di Viterbo, in servizio presso la compagnia di Montefiascone. L'incendio causato dall'attentato ha seriamente danneggiato il salotto dell'appartamento. Fortunatamente, in quel momento, la casa era deserta. Secondo quanto accertato dai militari delle compagnie di Tuscania e del comando provinciale di Viterbo, che conducono le indagini congiuntamente, gli attentatori hanno sfondato un vetro della finestra della sala e hanno lanciato allinterno qualcosa di simile ad una bomba molotov che, rompendosi, ha fatto divampare le fiamme. Tra le ipotesi principali c'è quella secondo cui potrebbe essersi trattato di un gesto di ritorsione da parte di un indagato per droga o per usura, ma non si esclude la pista della criminalità sarda. Gli investigatori non escludono nemmeno che l'attentato sia riconducibile a qualche elemento della criminalità organizzata che, secondo quanto segnalato dai recenti rapporti dell'antimafia, si sarebbe infiltrata anche nel Viterbese. Secondo quanto si è appreso negli ambienti investigativi, appare meno credibile una ritorsione collegata a un fatto privato.

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