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Scontro di inciviltà

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Tremila immigrati in rivolta a Rosarno. Sparatoria tra cittadini ed extracomunitari, due gambizzati. Maroni: troppa tolleranza. L'opposizione annaspa: colpa dei respingimenti

Monica Rizzello
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Se gli immigrati clandestini mettono a ferro e fuoco una cittadina è colpa del governo che ha fallito con la sua politica dei respingimenti. Questa la surreale accusa che ora l'opposizione muove al centrodestra. A Rosarno è guerriglia.  Due persone sono state gambizzate in serata in una sparatoria tra immigrati e cittadini. Quattordici italiani, dieci poliziotti e otto carabinieri sono in ospedale. Quattrocento immigrati stamattina hanno bloccato la Statale 18 a Nord e a Sud. Altrettanti si sono ritrovati sotto il municipio. Erano tremila in tutto. Dietro di loro  hanno lasciato una scia di cassonetti bruciati, vetrine spaccate, e cittadini barricati in casa. Gli italiani sono scesi anche loro in strada, pronti a difendersi con la forza. Uno ha sparato in aria da un balcone. Scuole e negozi sono rimasti chiusi.  Un "controblocco" italiano è ancora fisso sulla statale: i calabresi sono esasperati. E per la sinistra la causa è da ricercare nel pugno di ferro della maggioranza, non nella tolleranza di situazioni illegali mascherate da buonismo. O nel caporalato in mano alla 'ndrangheta che tutto gestisce e comanda. E' già stata costituita una task force del ministero dell'Interno, di quello del Welfare e della Regione Calabria. Gli immigrati stagionali di Rosarno, quelli che raccolgono arance e limoni per 25 euro al giorno, da giovedì sera sono in rivolta. A dar loro man forte stanno arrivando clandestini da tutta la zona. Gli extracomunitari chiedono il diritto di non essere ammazzati per strada, ma forse non si rendono conto di essere nel cuore della Calabria, dove questo lusso non è concesso nemmeno agli italiani. La rivolta è scoppiata dopo che due immigrati sono stati feriti lievemente a colpi di pallettoni  Dopo che due di loro sono stati feriti lievemente a colpi di pallettoni, giovedì sera gli immigrati sono esplosi con una rabbia già vista nel 2008, ma che stavolta spaventa di più. Il ministro Maroni ha detto che la situazione di disagio della zona è nota, ma non è più grave che in altri luoghi: queste reazioni violente non possono essere tollerate. Ieri notte centinaia di auto sono state danneggiate, ferito lievemente un bambino, distrutte le vetrine della città. La protesta degli extracomunitari accampati nell'ex fabbrica Rognetta si è trasferita poi sulla statale che attraversa l'abitato di Rosarno. Gli extracomunitari con pietre e mattoni hanno danneggiato e divelto ringhiere, cassonetti, gettato sull'asfalto bombole di gas, incendiato copertoni. Cinque sono i feriti ricoverati uno nel'ospedale di Gioia Tauro e altri quattro in quello di Polistena.  Tra Rosarno e Gioia Tauro ci sono almeno 1.500 immigrati che lavorano soprattutto in agricoltura e che vivono in due strutture abbandonate, una alla periferia di Rosarno ed una di Gioia Tauro. Si riaprirà ora il dibattito politico sull'immigrazione. Come leggeranno la rivolta di Rosarno i finiani e il Pd, che in questi mesi hanno spinto per una maggiore tolleranza verso gli stranieri nel nostro Paese? Si attendono reazioni. Per ora è silenzio. «I fautori della cittadinanza breve, davanti ai fatti di Rosarno, dovrebbero chiedere scusa e darsi pubblicamente, usando il lessico di Fini dicitore, degli emeriti stronzi», ha  detto il deputato del Pdl, Giancarlo Lehner. Borghezio: I professionisti dell'assistenzialismo pro-immigrati abbiano, perlomeno, ora il pudore di tacere«La rivolta degli immigrati africani in Calabria è un preciso segnale d'allarme, che sarebbe irresponsabile non cogliere in tutta la sua pericolosità per il nostro futuro immediato. I professionisti dell'assistenzialismo pro-immigrati abbiano, perlomeno, ora il pudore di tacere. Rosarno, infatti, dimostra chiaramente qual è il risultato delle politiche buoniste: meno sicurezza per i nostri concittadini e manodopera per il lavoro nero degli imprenditori mafiosi»: così l'europarlamentare leghista Mario Borghezio. «È necessario dire - aggiunge - che c'era bisogno, finalmente, del pugno di ferro dello Stato nei confronti di entrambe le illegalità? Ci voleva, per farlo, un Ministro della Lega, che sta dimostrando la necessaria fermezza come nei confronti della mafia, così nell'affermare l'autorità dello Stato che deve garantire sicurezza e tranquillità ai cittadini onesti. Per fortuna che c'è Maroni, il nostro Sarkozy!». Il prefetto: non devono confondere l'attacco da parte di singoli con l'atteggiamento di tutta la cittadinanzaIl prefetto: situazione grave. «La situazione è grave, è pesante. Ho parlato con i migranti e ho detto loro che faremo tutto il possibile per proteggerli. Ma ho anche specificato che non devono confondere l'attacco da parte di singoli con l'atteggiamento di tutta la cittadinanza». Lo ha detto Domenico Bagnato, commissario prefettizio a Rosarno. «Ho detto loro - ha aggiunto Bagnato - di non confondere l'azione delinquenziale di pochi dalla disponibilità della maggioranza degli abitanti di Rosarno. Ora la situazione è grave perchè un qualsiasi altro incidente potrebbe innescare nuove tensioni. Sono preoccupato per la reazione violenta degli immigrati. Il problema qui è che questi migranti vengono sfruttati con l'alibi che la crisi dell'agricoltura non permette di utilizzare manodopera regolare». «Il nostro problema - conclude - è fornire una assistenza di carattere sanitario a queste persone e negli ultimi mesi abbiamo fatto tutto il possibile, fornendo bagni chimici, container collegati con la rete idrica e le fogne. Ma rimane una tensione altissima con la popolazione». Gli immigrati a Rosarno - Vivono in ex capannoni industriali, in casolari abbandonati ed in capanne di cartone gli oltre 2.500 immigrati che si trovano nella zona della Piana di Gioia Tauro dove lavorano come braccianti agricoli. Gli stranieri arrivano nella zona di Rosarno a fine novembre dove si occupano della raccolta degli agrumi. Circa il dieci per cento sono magrebini mentre il resto appartengono all'Africa subsahariana. Metà degli stranieri hanno il permesso di soggiorno. Nella piana di Gioia Tauro si suddividono in tre grossi nuclei. Il primo raggruppamento si trova nell'ex Opera Sila a Gioia Tauro dove, in capannoni di una fabbrica abbandonata, vivono oltre 1.000 persone; il secondo nucleo è a Rosarno in località 'La Rognetta' dove, in capanne di cartone e all'interno di capannoni abbandonati, si trovano oltre 400 immigrati. Ed infine a Rizziconi, in località 'La Collina' dove gli immigrati sono oltre 700 e si trovano in ex capannoni industriali e capanne di cartone. Molti altri stranieri occupano casolari abbandonati sempre nella Piana di Gioia Tauro. Tra i 2.500 immigrati, secondo una stima fatta dalle associazioni di volontariato, solo il cinquanta per cento è in possesso del permesso di soggiorno Il lavoro stagionale- La presenza di immigrati nella zona della piana di Gioia Tauro all'inizio interessava solamente i capannoni dell'ex Opera Sila di Gioia Tauro. Poi, con il passare degli anni, il numero è cresciuto sempre di più ed alle zone interessate si sono aggiunte anche quelle di Rosarno e Rizziconi. Tra i 2.500 immigrati, secondo una stima fatta dalle associazioni di volontariato, solo il cinquanta per cento è in possesso del permesso di soggiorno. Ci sono anche molti stranieri ai quali è stato riconosciuto lo status di rifugiato politico. Ogni singolo bracciante straniero lavora mediamente dalle 10 alle 14 ore giornaliere ed il denaro guadagnato viene utilizzato per il sostentamento delle loro famiglie che vivono ancora in Africa. L'attività di raccolta degli agrumi svolta in Calabria si conclude a marzo quando i braccianti itineranti si spostano in Sicilia per la raccolta delle patate. Poi a luglio è la volta della Puglia, in modo particolare in provincia di Foggia, dove si dedicano alla raccolta dei pomodori. In queste zone il lavoro è assicurato per tutto il periodo estivo e poi il viaggio riprende alla volta del Trentino Alto Adige per la raccolta delle mele. C'è anche chi si dirige verso le zone del Piemonte e della Toscana per la raccolta dell'uva. Ma poi a novembre rientrano in Calabria per riprendere la raccolta degli agrumi.

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