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Argentina: in migliaia in piazza a Buenos Aires contro il diritto all'aborto

domenica 30 marzo 2025
1' di lettura

Migliaia di manifestanti si sono radunati a Buenos Aires e hanno chiesto al governo e al parlamento argentino di abolire le attuali leggi che consentono l'aborto volontario. La legge, promulgata dall'allora presidente Alberto Fernandez nel gennaio 2021, consente l'interruzione della gravidanza gratuitamente e liberamente fino a 14 settimane di gestazione e oltre in circostanze speciali. L'attivismo per ottenere una legge sull'aborto in Argentina è iniziato negli anni '80 e ha ottenuto una massiccia adesione nelle strade a metà degli anni 2010. Il presidente argentino Javier Milei aveva promesso durante la sua campagna elettorale che avrebbe cercato di abrogare la legge, anche se non ha preso questa iniziativa dopo il suo insediamento nel dicembre 2023. Tuttavia, un gruppo di legislatori del suo partito, La Libertad Avanza, ha presentato un disegno di legge per abrogarla, che propone pene da tre a dieci anni di carcere per chiunque causi un aborto. Diversi gruppi cattolici ed evangelici hanno partecipato alla manifestazione. Secondo gli ultimi dati disponibili dell'ONG Proyecto Mirar, il tasso di aborti nel sistema sanitario pubblico argentino nel 2024 era del 7,68 per 1.000 donne in età fertile.

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JD Vance arriva in Vaticano, incontrerà Parolin

Il vicepresidente degli Stati Uniti, JD Vance, è arrivato sabato nella Città del Vaticano in vista di un incontro con il numero due del Vaticano, dopo una clamorosa critica da parte del Papa all’amministrazione Trump per la sua repressione nei confronti dei migranti e alla giustificazione teologica offerta da Vance. Convertito al cattolicesimo, Vance dovrebbe incontrare sabato il segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin. Si ipotizza anche un possibile breve saluto con Papa Francesco, che ha iniziato a riprendere alcuni impegni ufficiali durante la sua convalescenza dalla polmonite.

Rizziconi, 100 kg di cocaina nel casolare: la raffineria calabrese

Un casolare rurale, isolato e apparentemente disabitato, trasformato in una raffineria clandestina di cocaina. È quanto hanno scoperto i Carabinieri della Compagnia di Gioia Tauro, supportati dallo Squadrone Eliportato Cacciatori Calabria, durante un’operazione di perquisizione condotta nel territorio del comune di Rizziconi, nel cuore della Piana di Gioia Tauro. All’interno dell’immobile, i militari hanno rinvenuto oltre 100 chilogrammi di cocaina purissima, suddivisi in panetti e nascosti con estrema perizia in un’intercapedine ricavata nel sottotetto e sigillata con materiale murario. Il quantitativo sequestrato, secondo le prime stime, una volta tagliato e distribuito sul mercato illecito, avrebbe potuto generare profitti per oltre tre milioni di euro, alimentando una filiera del narcotraffico con diramazioni potenzialmente internazionali. All’interno dello stesso casolare, inoltre, è stato individuato un laboratorio chimico perfettamente attrezzato, con strumenti di precisione, composti chimici, forni ad alta temperatura, tute protettive, mascherine e tutto il necessario per la lavorazione e la raffinazione della cocaina grezza.

Fregata francese abbatte drone lanciato dallo Yemen: il video

Una fregata francese ha abbattuto un drone lanciato dallo Yemen che aveva preso di mira le rotte marittime nel Mar Rosso. L'esercito francese ha mandato il video dell'azione. La nave francese fa parte della missione Aspides dell'UE che garantisce la sicurezza dei corridoi marittimi in questa regione ad alto traffico.

Islam, "siamo venuti qui per sgozzarvi": arresto choc a Catanzaro

Un cittadino tunisino residente a Cosenza ritenuto appartenente all'Isis è stato arrestato dagli agenti della Digos della Questura di Catanzaro, unitamente a personale della Digos di Cosenza e della Direzione centrale Polizia di prevenzione, in esecuzione di un decreto di fermo di indiziato di delitto emesso dalla Procura di Catanzaro.

Il delitto ipotizzato è associazione di natura transnazionale con finalità di terrorismo denominata Isis, nell'ambito della quale avrebbe assunto il ruolo di organizzatore. L'uomo fermato, che si professava salafita–takfira, era ricercato nel Paese di origine per essere stato coinvolto in attività terroristiche e, secondo quanto emerso, era determinato a compiere un attentato terroristico in Italia nel prossimo futuro.

L'indagine ha consentito di delineare l’esistenza e l'operatività di una struttura criminale idonea a mettere in opera atti terroristici, che svolgeva attività di proselitismo e indottrinamento finalizzata a inculcare una visione positiva del martirio per la causa islamica nonché attività di addestramento militare e il cui obiettivo era quello di sovvertire gli ordinamenti statuali, soprattutto quelli relativi a Stati dove la popolazione è a maggioranza musulmana, tendendo a creare strutture teocratiche, dove i vertici dispongono che le leggi siano di derivazione divina e che le stesse debbano essere rigidamente osservate. L'organizzazione promuoveva ideali di radicalismo religioso e l’avversione verso la popolazione ebraica e l’ambiente di vita in Italia.

Le attività svolte sono state documentate attraverso l’acquisizione di file inneggianti la Jihad, di filmati su attentati e scene di guerra rivendicati dall'Isis. Sono stati inoltre acquisiti documenti illustrativi della preparazione di armi ed esplosivi, delle modalità con cui raggiungere luoghi di combattimento e come trasmettere in rete messaggi criptati.