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Papa Francesco, la vicina di casa: "Come l'ho visto"

domenica 23 marzo 2025
1' di lettura

Ha salutato le persone il Papa rientrando in auto a Casa Santa Marta dopo le dimissioni dal Policlinico Gemelli. Tra loro la signora Stefania, che abita accanto alla Porta del Perugino, da cui Bergoglio ha fatto il suo ingresso per tornare in Vaticano. "L'ho visto molto provato, gli ho semplicemente detto bentornato. Siamo felici che sia tornato. Preghiamo tutti perché si riprenda", ha detto la donna.

Questa mattina, intorno alle 12, il Pontefice si è affacciato dall'ospedale Gemelli di Roma, dove era ricoverato dal 14 febbraio per una polmonite bilaterale. Poi via verso l'auto, verso Casa Santa Marta, dove Bergoglio trascorrerà i prossimi due mesi di convalescenza raccomandati dai medici che lo hanno avuto in cura. "Questa signora con i fiori gialli è brava": queste le poche parole che il Santo Padre ha pronunciato riferendosi all'anziana signora sorridente in piazza davanti al Policlinico con un mazzo di fiori gialli in mano. 

Seduto sulla sedia a rotelle, è apparso di buon umore e ha alzato il pollice in segno di rassicurazione. In auto, erano pronte le cannule dell'ossigeno per il Pontefice, che in ogni caso è apparso meno gonfio di quanto non fosse nell'unica foto resa pubblica durante il suo ricovero, pochi giorni fa.

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Napoli, truffavano anziani al telefono: 17 persone arrestate

Sono 17 le persone arrestate nell'ambito dell'indagine coordinata dalla Procura di Napoli che ha permesso di smantellare un'organizzazione criminale che pianificava e metteva a segno truffe ai danni di anziani. L'inchiesta è nata a Genova, dove i Carabinieri hanno scoperto gli autori di una delle truffe poste in essere dall'organizzazione, con base logistica a Napoli; da lì è stato possibile ricostruire complessivamente 33 truffe, di cui 27 consumate e 6 tentate, perpetrate tra maggio 2024 e gennaio 2025, con profitti illeciti ancora in corso di quantificazione ma che superano di gran lunga i 300mila euro.

Il modus operandi seguiva sempre lo stesso schema: le vittime venivano contattate telefonicamente da sedicenti carabinieri o avvocati, i quali riferivano che un parente dell'anziana vittima, di solito un figlio o un nipote, aveva provocato un incidente stradale con una persona gravemente ferita, spesso una donna incinta. A quel punto, approfittando dello stato di agitazione della vittima, i truffatori gli facevano credere che, per evitare l'arresto del proprio parente, sarebbe stato necessario pagare immediatamente una "cauzione" per risarcire il ferito, spingendo la vittima a mettere a disposizione il denaro e i gioielli custoditi in casa che, entro un breve lasso di tempo, un incaricato avrebbe ritirato. Per evitare che la vittima avesse ripensamenti o chiedesse aiuto, il "telefonista" continuava ininterrottamente a intrattenerla al telefono, rimarcando la gravità dei fatti e il poco tempo disponibile per risolvere la situazione, fino a quando il "trasfertista" prelevava i beni e si dileguava.

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