Quelle che arrivano da Jabaliya, il più grande campo profughi della Striscia di Gaza, sono immagini impressionanti. Immagini che offrono un quadro radicalmente differente rispetto a quello che ci propone gran parte della narrazione occidentale e progressista, una narrazione che dipinge Israele come uno stato terrorista e Idf come un esercito impegnato in un genocidio di fatto.
Già, perché le immagini rilanciate da N12, una testata israeliana, parlano chiaro nella loro essenza e nella loro crudezza, offrono una testimonianza tangibile. E la testimonianza è quella dei profughi ammassati nel campo di Jabaliya, gente che ha perso tutto: la casa, i figli, la vita dei loro cari. Non hanno più nulla, né da mangiare né da bere. Eppure - loro, palestinesi - puntano il dito contro Hamas, non contro Israele.
E quel dito lo puntano 13 mesi dopo l'orrore del 7 ottobre, un anno e un mese dopo che il raid di Hamas diede l'inizio al conflitto. Già, Gaza ora è distrutta, un cumulo di macerie. Ma quello che ci raccontano, troppo spesso, è soltanto un enorme atto d'accusa contro gli israeliani. Ma quel che succede all'interno di Gaza, in particolare nel campo profughi di Jabaliya, pone il tutto sotto una prospettiva differente.
Le immagini sono crude, impressionanti, drammatiche. Nel video che propone N12 ecco un collage di voci palestinesi, persone esasperate, uomini e donne che accusano Hamas. "Se vedessi un terrorista di Hamas lo farei a pezzi", urla una signora, i volti sono stati coperti per evitare ai civili le rappresaglie del gruppo terrorista. Poi prende parola un ragazzo: "Mi auguro che gli ebrei li uccidano, gli ebrei sono migliori di Hamas. Ci danno il cibo e quello di cui abbiamo bisogno, creano un corridoio umanitario". "Hamas ha preso mio figlio, dove lo hanno portato? Cosa ha fatto per meritarsi questo?", aggiunge la prima donna. "Ci hanno preso tutto, ci hanno rovinato le vite. Maledetto governo di terroristi, cancellate Hamas dalla faccia della terra", implora un altro testimone.
E ancora: "È un'organizzazione terrorista, sono dei bast***, peggio dell'Isis, maledetto il corpo di Yahya Sinwar. Ci hanno sparato, maledetti bast***, per rubarci gli aiuti alimentari. Non abbiamo niente da mangiare, ci rubano tutto quesi bast***". "Hanno distrutto le nostre vite, le nostre case, la vita dei nostri figli. Tutto il nostro popolo odia Hamas. Che Sinwar possa bruciare all'inferno". "Giuro che quando avete ucciso Sinwar ho urlato dalla gioia", assicura una donna. "Non ho più paura perché ho perso tutto, non ho più nulla da perdere", conclude. Parole cariche di disperazione. Ma soprattutto parole che devono farci riflettere su quello che ci viene raccontato e su quella che è la reale percezione di chi vive a Jabaliya, così come nel resto della striscia di Gaza.
Tragedia a Bondi Beach, Sydney, dove è avvenuta una sparatoria. La polizia ha fatto sapere di aver fermato due sospetti. Il fuoco è stato aperto durante la celebrazione di Hanukkah, la "Festa delle Luci" ebraica, alla quale stavano prendendo parte circa 2.000 persone. "Le scene a Bondi sono scioccanti e angoscianti. Polizia e soccorritori sono sul posto per salvare vite. I miei pensieri sono con ogni persona coinvolta", ha affermato il premier australiano Anthony Albanese.
Ecco le immagini di un omo che disarma uno degli attentatori di Sydney
Andrea Sempio, indagato per l'omicidio di Chiara Poggi, ha commentato ai microfoni di Quarto Grado la recente perizia sul DNA trovato sotto le unghie della vittima. Sempio si è dichiarato sollevato, poiché la perizia della dottoressa Denise Albani conferma le sue argomentazioni difensive, chiarendo che i risultati sul DNA non sono conclusivi e che non si può determinare come e se il materiale biologico sia stato trasferito. Ha inoltre risposto alle ricostruzioni che lo accusano, definendole fantasiose. Nonostante le critiche, Sempio ha ribadito di non temere le indagini, dichiarandosi tranquillo riguardo alle prove e accusando chi tenta di "costruire il mostro" fuori dal contesto giudiziario. Inoltre, ha spiegato che la "linea paterna" riscontrata nel DNA potrebbe non appartenere direttamente a un suo parente.
Per la Juventus "ieri è arrivata un'offerta importante, ma non mi sembra mai di aver visto che John Elkann o la famiglia Agnelli abbia messo la Juve in vendita. E questa è la cosa principale. Secondariamente penso che stiamo parlando di una storia di 102 anni, se non sbaglio, una storia vincente che in certi momenti magari può avere delle problematiche, ma io credo che il tifoso della Juve debba essere orgoglioso e debba riconoscere sempre il merito e anche la felicità di essere riconoscibili attraverso la famiglia Agnelli e in questo caso John Elkann". Così Gianluigi Buffon, capo delegazione della nazionale azzurra, a margine della sua partecipazione ad Atreju