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Golpe in Niger, l'arrivo a Ciampino dell'aereo con gli italiani evacuati

mercoledì 2 agosto 2023
1' di lettura

È atterrato alle 5.17, all'aeroporto di Ciampino, il volo speciale della Farnesina con a bordo gli italiani evacuati dal Niger. Ad accoglierli in pista il vice presidente del Consiglio e ministro degli Esteri Antonio Tajani. A bordo del Boeing 767 dell'Aeronautica Militare c'erano 87 persone tra cui 36 italiani, 21 statunitensi, quattro bulgari, due austriaci, un nigerino, un nigeriano, un inglese, un ungherese e un senegalese, più alcuni militari appartenenti a diversi corpi.

"Siamo molto soddisfatti perché siamo riusciti a riportare in Italia tutti i nostri concittadini che lo avevano chiesto. Abbiamo deciso di lasciare aperta l'ambasciata italiana in Niger perché vogliamo favorire ogni soluzione diplomatica. Gli italiani rimasti non corrono pericoli", ha commentato Tajani sulla pista dello scalo romano. Presenti anche molte persone appartenenti ad associazioni umanitarie tra cui Bianca Ghiselli, dell'organizzzazione Medu (Medici per i diritti umani) che spiega: “Quello del Niger è un contesto fragile come lo è sempre stato. Questa è una situazione complessa, una situazione tesa che speriamo si risolva il prima possibile. Il concetto di base è quello della sicurezza. Quello che cerchiamo di fare come operatori umanitari è andare in contesti con basse risorse per dare una mano e cercare di creare un mondo migliore. In questo momento quello che potevamo fare lì era limitato e potevamo creare più un peso che altro”.

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Meloni ricorda Ramelli: "Impedire che l'odio generi di nuovo dolore"

La premier Giorgia Meloni in un videomessaggio ha ricordato Sergio Ramelli a 50 anni dalla sua scomparsa: "Ci tenevo moltissimo ad esserci in questo anniversario così importante. Siamo reduci da giorni intensi, nei quali la scomparsa del Santo Padre ci ha portato a riflettere su temi profondi: misericordia, perdono, pietas, provvidenza. Ed è terribilmente difficile accostare questi valori alla vicenda di Sergio Ramelli. Cinquant’anni fa si spegneva la sua giovanissima vita: una morte tanto brutale quanto assurda e forse, proprio per questo, divenuta un simbolo per generazioni di militanti di destra di tutta Italia. Cinquant’anni dopo siamo chiamati ad interrogarci su quello che ancora oggi ci può insegnare il suo sacrificio". E ancora: "Sergio era una persona libera, ma essere liberi in quei tempi duri comportava un’enorme dose di coraggio, che spesso sfociava nell’incoscienza, addirittura. Sergio amava l’Italia più di ogni altra cosa e aveva deciso di non tenerselo per sé, di dirlo al mondo, senza odio, arroganza o intolleranza. La sua storia ce l’ha raccontata chi lo ha conosciuto, chi ha condiviso con lui la militanza politica, chi ha sperato e pregato per quei terribili quarantasette giorni di agonia che Sergio potesse risvegliarsi, chi ha pianto quel 29 aprile in cui si è spento e nei giorni successivi quando persino celebrarne il funerale divenne un’impresa, chi ha ricercato incessantemente verità e giustizia, prima e durante il processo, chi in questi anni ha dedicato alla sua memoria una strada o un giardino e chi invece un libro, una canzone, un fumetto o uno spettacolo teatrale. E quella storia ce l’ha raccontata Anita, mamma Ramelli, che per quasi quarant’anni ha onorato il suo amato Sergio insegnando dignità e amore infinito".

Poi ha aggiunto: "Oggi, dopo cinquant’anni, quella memoria, che per troppo tempo è stata soltanto di una parte, inizia ad essere maggiormente condivisa, nel tentativo di ricucire una ferita profonda nella coscienza nazionale che deve accomunare in uno sforzo di verità e pacificazione tutte le vittime innocenti dell’odio e della violenza politica. Un mese e mezzo fa, nell’anniversario dell’aggressione, il Governo che mi onoro di guidare, in collaborazione con l’Istituto Poligrafico dello Stato e Poste Italiane, ha voluto dedicare un francobollo alla memoria di Sergio Ramelli. È stato per noi molto più che un gesto simbolico. Significa affermare che la sua vicenda, la sua vita e la sua morte, sono un pezzo di storia d’Italia con cui tutti quanti, a destra e a sinistra, dobbiamo imparare a fare i conti. Significa ricordare che la libertà non è mai scontata. Ai nostri figli dobbiamo raccontare che c’è stato un tempo in cui per le proprie idee si poteva essere costretti a cambiare scuola, quartiere, città. Si poteva essere minacciati, insultati, aggrediti. Si poteva persino perdere la vita, uccisi da carnefici che nemmeno ti conoscevano, in una spirale di odio cieco e violenza che si è trascinata per troppi anni".

Infine ha concluso: "Dobbiamo raccontarlo, non soltanto per ricordare chi ha pagato il prezzo più alto, ma per imparare a riconoscere subito i germi di quell’odio e di quella violenza, per neutralizzarli subito e impedire loro di generare nuove stagioni di dolore, perché insomma non accada mai più. Ancora oggi, a cinquant’anni dalla morte di Sergio Ramelli, c’è una minoranza rumorosa che crede che l’odio, la sopraffazione e la violenza siano strumenti legittimi attraverso cui affermare le proprie idee. Ai ragazzi che oggi hanno l’età in cui Sergio morì, che hanno spalancata davanti a sé la strada della propria vita, che vogliono dedicarla a ciò in cui credono, voglio dire: non fatevi ingannare da falsi profeti e da cattivi maestri. Coltivate la vostra libertà, non perdete il vostro sorriso, inseguite la bellezza, difendete le vostre idee con forza ma fatelo sempre e soprattutto con amore. Come faceva Sergio".

Cina contro Filippine, "sbarco sullo scoglio": verso il caos

Botta e risposta tra la Cina e le Filippine su un territorio che entrambi i Paesi rivendicano nel Mar Cinese Meridionale. Manila ha risposto a Pechino dopo che sei filippini domenica sono sbarcati su un piccolo scoglio, Sandy Cay, in modo "illegale", secondo la guardia costiera cinese.

"Non c'è alcun fondamento di verità nell'affermazione della guardia costiera cinese secondo cui le Pagasa Cays sono state occupate“, ha dichiarato lunedì Jonathan Malaya, vicedirettore generale del Consiglio di sicurezza nazionale filippino, in una conferenza stampa. Recentemente erano state infatti pubblicate foto di agenti della guardia costiera cinese che espongono una bandiera cinese sullo stesso gruppo di banchi di sabbia.

Fonti filippine hanno affermato che una squadra congiunta della guardia costiera, della marina e della polizia marittima a bordo di gommoni era sbarcata domenica sui tre banchi di sabbia che compongono Sandy Cay. "Esortiamo la Repubblica Popolare Cinese e la guardia costiera cinese ad agire con moderazione e a non aumentare le tensioni", ha aggiunto Malaya.

La dichiarazione della guardia costiera cinese sul successivo sbarco filippino afferma che la Cina detiene "la sovranità indiscutibile" sulle Isole Spratly, compreso Tiexian Reef e le acque circostanti. Sandy Cay si trova vicino a un avamposto militare filippino sull'isola di Thitu, nota anche come Pagasa, che secondo quanto riferito Manila utilizza per monitorare i movimenti cinesi nella zona. Secondo quanto scrive Bbc, non ci sono segni che la Cina stia occupando in modo permanente l'isola di 200 metri quadrati e la guardia costiera avrebbe lasciato la zona.

Conclave, il cardinale argentino Rossi: "Ho paura"

"Il desiderio è di trovare una figura che abbia il coraggio di continuare l'opera di Francesco ma con la sua individualità. Non c'è bisogno che sia uguale a Francesco ma l'importante è non perdere il cammino che ha cominciato Francesco". È un auspicio di continuità quello del cardinale argentino e arcivescovo di Cordoba Angel Sixto Rossi al suo arrivo in Vaticano per la riunione di della congregazione generale dei cardinali. Nominato cardinale da Papa Francesco nel 2023 scherza con la cronista che gli chiede come si senta in vista del suo primo conclave: "Paura", risponde ridendo. Tornando all'eredità del Pontefice argentino aggiunge: "Abbiamo bisogno di ciò che ci ha mostrato l'opera di Francesco. La misericordia, la vicinanza, la carità con le mani e la tenerezza. Sarà difficile trovare unità? No, perché ci sono cose grandi come l'amore e il Signore. E il popolo di Dio che è il motivo della nostra unità. Se sapremo oggi la data di inizio del conclave? Boh. Coraggio, pregate per noi".

Ucraina, Nord Corea conferma lo schieramento di truppe a favore della Russia

 La Corea del Nord ha confermato per la prima volta di aver schierato truppe a supporto della Russia nella guerra di Mosca contro l'Ucraina, in base al trattato di mutua difesa. Il dispiegamento delle truppe nordcoreane, ha riferito l'emittente statale nordcoreana KRT, è stato effettuato "su ordine" del leader nordcoreano Kim Jong-un, in conformità con il trattato di mutua difesa tra Pyongyang e Mosca, e aveva lo scopo di aiutare la Russia a riconquistare la regione di Kursk, che le forze ucraine avevano conquistato con un'incursione a sorpresa lo scorso anno. L'annuncio della Corea del Nord è arrivato due giorni dopo che la Russia ha dichiarato che le sue truppe hanno completamente recuperato la regione di Kursk. I funzionari ucraini hanno negato questa affermazione.