Silvio come Amanda: "I pm mi perseguitano"
Editoriale di Belpietro del 3 ottobre 2011: I procuratori definiscono «folle» l'assoluzione per l'omicidio di Meredith. Fininvest contro il tribunale di Milano
Per i pm di Perugia la sentenza che ha assolto Amanda Knox e Raffaele Sollecito non fa giustizia. A caldo, una delle toghe che ha sostenuto l'accusa ha aggiunto che il verdetto è folle. Detto da una signora che conosce bene il settore c'è da crederle. Ma se la scarcerazione dell'americana dagli occhi dolci e del suo fidanzato è una decisione da matti, se scagionare i due imputati con formula piena è un'ingiustizia, perché un cittadino normale dovrebbe fidarsi dei giudici e delle loro decisioni? Lo so, i soliti puristi del diritto obietteranno che quanto accaduto a Perugia rientra nella normale dialettica del processo. Il pm sostiene l'accusa, i giudici emettono la sentenza. In primo grado Amanda e Raffaele sono stati condannati, l'appello li ha assolti: si vedrà in Cassazione se la decisione passerà il vaglio dell'ultima istanza. Già, tutto apparentemente normale. Peccato che nel mezzo ci siano quattro anni di carcere. Se ci fosse stato un normale processo, con gli imputati a casa in attesa del verdetto, nulla da eccepire. Ma qui una ragazza e un suo coetaneo hanno trascorso 1.400 giorni in galera. Privati della libertà e in attesa di giudizio. Un giudizio che alla fine li ha assolti. Si dirà: gli errori giudiziari ci sono sempre stati. Sì, troppi. E a proposito di errori, uno dei pm che ha sostenuto l'accusa contro Amanda e Raffaele è a sua volta sotto processo a Firenze. Anni fa, per un'indagine sul mostro di Firenze, fece arrestare un giornalista. Per quella detenzione, ritenuta un abuso, in primo grado è stato condannato a un anno e quattro mesi e fra qualche settimana si sottoporrà all'appello. Nella sentenza i colleghi che lo giudicarono scrissero che il pm aveva mancato di adeguata ponderazione e senso del limite, avvertendo che l'azione penale è sì obbligatoria, ma non significa che si debba considerare illecito ciò che non lo è. L'altra pm, quella per intenderci che ha parlato di sentenza folle, è invece più nota per essersi occupata del cardinale di Napoli, mandando i finanzieri in Curia per una faccenda di usura. Quando l'inchiesta arrivò di fronte al giudice, questi assolse sua eminenza e scrisse che gli elementi indiziari non avevano assurto la dignità di prova. Insomma, tanto rumore per nulla. Ora se dei pm dicono che i giudici hanno fatto una sentenza folle e i giudici scrivono che i pm hanno abusato del loro potere, oppure aggiungono che il magistrato ha trovato degli indizi ma non le prove, come deve regolarsi un semplice cittadino? Soprattutto, con quale animo si sottoporrà al giudizio di un tribunale? Anche qui immagino le risposte di chi difende le toghe sempre e comunque: ciò dimostra che il sistema funziona e i giudici danno torto ai pm. Sì, se poi il magistrato che sbaglia paga ed è mandato a fare un altro mestiere. Ma così non è. Chi pagherà per l'ingiusta detenzione di Amanda e Raffaele, se la sentenza di assoluzione verrà confermata in Cassazione? Lo Stato, cui toccherà risarcire i due giovani per i loro quattro anni di cella. C'è altro da aggiungere? Sì: che sembra lunare quanto ha dichiarato ieri Ilda Boccassini, la magistrata dalla chioma rossa che persegue Berlusconi per il caso Ruby. In un'intervista la pm pare si sia lamentata dell'uso che in Italia si fa delle intercettazioni. Non di quelle da lei disposte, intendiamoci. Di quelle altrui. «C'è stato un cattivo uso delle intercettazioni da parte della magistratura, ovvero da parte degli uffici del pubblico ministero a livello nazionale», ha dichiarato. «Anch'io, da cittadina, leggendo sul giornale delle cose che non dovrei leggere, m'indigno». Lei si indigna. E i cittadini semplici cosa dovrebbero fare? Ma se qualcuno fa un cattivo uso di uno strumento a disposizione dell'autorità giudiziaria, non si può intervenire, vietando il cattivo uso oppure punendo chi lo fa? Eh no. Altrimenti si limita l'autonomia della magistratura o quella dei giornali (che a volte sembrano la stessa cosa) e si impedisce di arrestare i criminali. Ultimo punto: sempre ieri Marina Berlusconi ha presentato un esposto al ministro della Giustizia e al procuratore generale della Cassazione. La figliola del Cavaliere nell'atto sostiene che una manina anonima avrebbe omesso parte di una sentenza della Cassazione pur di dare addosso alla Fininvest e dar ragione a Cir, consentendo a quest'ultima di incassare un risarcimento di 564 milioni di euro che non era dovuto. In pratica, con un taglia e cuci il Tribunale avrebbe fatto sostenere alla Cassazione un principio giuridico che la stessa si era ben guardata di affermare. Anzi, aveva detto il contrario. Di chi è la manina che ha operato il giochetto di rimuovere le parole che infastidivano e dimostravano il contrario di quel che si voleva dimostrare? Ah saperlo... Probabilmente non si saprà mai. Così come non si saprà se è vero o falso che in Tribunale c'è qualcuno che si diletta a far scucire 564 milioni al Cavaliere, facendo un favore all'Ingegnere (De Benedetti, ovvio). Alla fine si concluderà appurando che la giustizia è un ginepraio. O meglio, come dice un collega di sinistra che in fatto di tribunali se ne intende, ogni sentenza è un terno al lotto. Ma noi, per vincere, su quale numero dobbiamo puntare? di Maurizio Belpietro