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I paradossi dell'Ambrogino Candidati il br e la vittima

Il premio milanese potrebbe andare a Torreggiani, vittima di Lotta Continua e al terrorista D'Elia. L'anno scorso vinsero nemici e amici dei rom

Veneziani Gianluca
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L'Ambrogino d'oro, la benemerenza civica milanese, consegnata a cittadini illustri nel giorno del santo patrono, sta diventando la fiera dei paradossi. Nel calderone dei candidati, nomination a fiume suggerite  dai partiti, ci finiscono personaggi agli antipodi, per storie personali, vicende politiche e peso civile.  Guardie e ladri, vittime e carnefici. Tra i "papabili" all'Ambrogino ci sono infatti sia Pierluigi Torregiani, il gioielliere ucciso dai Proletari Armati di Cesare Battisti che Sergio D'Elia, il politico ex terrorista di Prima Linea. Per il primo, candidato a un riconoscimento alla memoria, la proposta è arrivata dall'ex vicesindaco Riccardo De Corato (Pdl); il secondo è stato invece candidato (anche se fuori tempo massimo) dal radicale Marco Cappato. I precedenti - Non è la prima volta che due simboli opposti vengano omaggiati dello stesso riconoscimento. Lo scorso anno avevano ottenuto l'Ambrogino sia la Casa della Carità di don Colmegna, che accoglie i rom sgomberati, che i vigili del Comune di Milano, incaricati dello sgombero. Insomma, la follia della logica bipartisan, del colpo al cerchio e l'altro alla botte, produce dei mostri. Un manicheismo delle benemerenze, che lo stesso sant'Ambrogio avrebbe rifiutato, visto che nel IV secolo egli stesso lottò tenamcente contro i Manichei (che immaginavano il mondo abitato da due forze opposte in eterno contrasto). Sembra un Telegatto - D'altronde, la scarsa serietà dell'Ambrogino si palesa nei nomi degli altri candidati. Figurano personaggi del calibro dei Modà e di Malika Ayane, Fabio Fazio, Maurizio Cattelan, l'artista italiano che tra le sue opere migliori vanta niente poco di meno che un dito medio alzato. Insomma, più che un Ambrogino, il prestigioso premio milanese sembra essersi ridotto a un Telegatto.

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