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Ma che ci fanno i Radicali ancora con il Pd? Di Filippo Facci

Storie troppo diverse. La giustizia è un tema storico di Bonino&C., gli alleati flirtano coi pm. Il Bersani 'clericale' aumenta il distacco

Andrea Tempestini
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Ogni tanto il Pianeta - di cui la sinistra non sempre fa parte - riscopre che i Radicali sono i Radicali e che il Partito Democratico è in eterna definizione. Che cosa è accaduto col voto sul ministro Saverio Romano? È accaduto che la Camera ha respinto la sfiducia presentata dall'opposizione (contrari 315, favorevoli 294, assenti 19) mentre i sei parlamentari radicali, eletti nel 2008 col Pd, hanno deciso di non partecipare al voto dopo aver appurato che sarebbe stato ininfluente. L'hanno fatto per denunciare il sovraffollamento delle carceri e per chiedere un provvedimento di amnistia. Il putiferio che ne è scoppiato ci dice moltissimo. Si è alzato un coro che minacciava l'espulsione dei Radicali dal gruppo del Pd (varie notizie e riunioni si sono inseguite) e in particolare si sono arrabbiati la presidente del Pd Maria Rosaria Bindi e il capogruppo alla Camera Dario Franceschini, secondo il quale il comportamento dei Radicali  sarebbe «incomprensibile». PUTIFERIO Il processo ai Radicali è sfociato addirittura in alcuni articoli (su l'Unità in particolare) in cui si insinuava che si fossero «venduti al Pdl» e che in ballo ci sarebbe il rinnovo della convenzione della Presidenza del Consiglio con Radio Radicale, che scade a ottobre. Facciamo un po' d'ordine, dunque. Anzitutto i deputati radicali si erano già autosospesi dal gruppo del Pd nel maggio 2010, questo per essere puntigliosi. In secondo luogo, come visto, il voto non solo era ininfluente, ma la compattezza dei fronti si è tradotta in un'ennesima «fiducia» per il governo, qualcosa che ha assunto un più robusto valore politico proprio per l'atteggiamento frontista e determinato dell'opposizione. Va detto che l'appoggio intransigente del Pd a tutte le iniziative dei magistrati (arresti, autorizzazioni varie nonché una ferrea opposizione a qualsiasi riforma della giustizia) è l'unico vero fattore di coesione che non solo scalda e risveglia l'opposizione, ma la salda ormai regolarmente all'Italia dei Valori. Eccolo il dato politico, peraltro non nuovo. In questo, almeno, il Pd è coerente: forse qualcuno ha dimenticato il peccato originale veltroniano che il 10 febbraio 2008 fece apparentare il Pd a Di Pietro e lasciò fuori dalla porta proprio i radicali e i socialisti: ai tempi si vaneggiava addirittura di confluire in un unico partito e in un solo gruppo parlamentare. COERENZA Ma, al di là di questo, il comportamento del Pd è comunque emblematico. La faccenda del voto venduto al Pdl non la commentiamo neanche: sia per rispetto della storia radicale sia perché Berlusconi, buon affarista, mai avrebbe comprato qualcosa che i numeri in aula gli avevano già regalato. Il punto vero è l'identità del Pd, non quella radicale, che ben conosciamo. Che gli ex democristiani Rosi Bindi e Dario Franceschini non siano mai stati entusiasti dei Radicali non lo scopriamo certo oggi: e la recente folgorazione per la recente uscita del cardinale Angelo Bagnasco non fa che accentuare una vocazione clericale che i radicali non possono certo condividere. Ma tutto resta comunque confuso: dell'antico Partito Comunista par di capire che sia perlomeno sopravvissuta la visione sacrale per la disciplina di gruppo, quella vetusta, quella che rende indiscutibile la «linea» e rende intollerabile ogni dissenso che non paia opportunamente gestibile. CONNIVENZA Insomma, al Pd i Radicali stanno sulle palle: e si accorgono che la convivenza è impossibile solo quando a smarcarsi sono prevedibilmente loro, i pannelliani, anche perché il Pd si comporta come se non esistessero. Eppure non solo ci sono, ma c'è chi ha votato il Pd proprio ed esclusivamente perché i due partiti avevano fatto un accordo. Il fatto è che i Radicali restano radicali, e siccome l'intero arco parlamentare continua a fottersene se in galera si impiccano, e se abbiamo un sistema carcerario da Quarto mondo (siamo generosi) capita che i Radicali non si siano svegliati l'altro giorno, col voto per Saverio Romano: avevano fatto i sit-in, le manifestazioni, gli appelli, gli scioperi della fame, quelli della sete, i richiami del Presidente della Repubblica. Sinché, l'altro ieri, si sono astenuti su un voto ininfluente: e allora putiferio. I soliti Radicali. Il Pd ha perso i nervi, ma tanto - come ha fatto capire Bersani - non espelleranno nessuno, non faranno - loro specialità - niente. di Filippo Facci

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