Argentina, spopola il Fernet
La sbronza non lascia postumi
La movida argentina si nutre dell'amaro italiano. Ilcocktail più bevuto dai giovani nel paese sudamericano si chiama Fernet Branca e Coca cola. Nel Paesequesta mistura fatta con l'amaro di erbe italiano e la bevanda gassata piùfamosa al mondo è più che una moda un fenomeno che ha preso piede da una decinad'anni. Il motivo del grande successo del cocktail è che gli argentini hanno ‘scoperto'che la sbornia con il Fernet, la cui ricetta resta un segreto, il giorno doponon lascia i postumi dell'hangover; così come che la mistura con la Coca Cola èrinfrescante e non annulla gli effetti digestivi che il Fernet ha mentre ilwhisky o la vodka no. “Questo - sostiene il direttore commerciale, RicardoDestefano - ci ha aperto le porte dei consumatori più giovani, di quelli chenon bevono normalmente l'amaro ma vanno pazzi per i cocktail. E noi abbiamoseguito il mercato. Con il Fernet usato anche per l'aperitivo”. Illong drink, decisamente sconosciuto in Italia ma quipopolarissimo, nasce nella provincia di Cordoba, la città a 750 chilometri daBuenos Aires. Lì si sono inventati il «quartetto fernet», una danza popolare unpò più veloce della tradizionale 'cumbrià e un cocktail esplosivo che si chiama'90210': la cifra è il codice postale della serie televisiva anni '90 BeverlyHills, e indica le “dosi”»: 90% di Fernet Branca, due cubetti di ghiaccio e 10%di Coca cola. Da lì la bevanda si è diffusa man mano in tutto il Paese, facendosalire alle stelle il consumo del digestivo italiano. In Argentina si vedono 20milioni di litri all'anno di Fernet Branca: un terzo di tutti i superalcoliciconsumati in Argentina. Un successo enorme, che ha scatenato la corsa aitentativi d'imitazione, una ventina, del liquore italiano. Lastoria - Se le prime bottiglie di Fernet Branca, la cui produzioneiniziò a Milano nella metà del 1800, arrivarono in Argentina sotto il bracciodegli emigranti che sbarcavano dai bastimenti per cercar fortuna, la primafabbrica nel Paese venne aperta da Branca nel 1941 a Buenos Aires. Oggi è stataspostata dal centro alla periferia della capitale, ha quattro linee diproduzione modernissime capaci di sfornare 40 mila bottiglie all'ora ed ospitanel sottosuolo gigantesche botti di rovere dove il liquore invecchia per unanno. Una fabbrica al cui ingresso sventolano la bandiera italiana e quellaargentina, con gli uffici pavimentati dal rovere ricavato dalle botti dismessee considerata un modello di sicurezza. Vi lavorano in 115, guidati da sei annidal direttore generale Enrico Piquè