Parolisi resta in galera: Pericoloso e senza un alibi
Secondo la Cassazione, il caporalmaggiore accusato dell'omicidio della moglie, Melania Rea, non può aspettare il processo a casa
Salvatore Parolisi è "pericoloso", è senza un alibi e ha depistato le indagini "con la messa in scena della siringa". Lo scrive la Cassazione nello spiegare perchè, il 28 novembre, ha negato la scarcerazione del caporalmaggiore accusato dell'omicidio della moglie Melania Rea. Nei confronti di Salvatore Parolisi è stata individuata una "pericolosità specifica sia processuale che criminale desumibile, oltre che dalla particolare gravità ed efferatezza del delitto contestato, anche dal depistaggio posto in essere successivamente (con la messa in scena della siringa) ed il deturpamento del cadavere", scrive la Prima sezione penale della Cassazione, nello spiegare perchè ha detto no alla scarcerazione del caporalmaggiore accusato dell'omicidio della moglie Melania Rea, avvenuto il 18 aprile scorso in un boschetto a Ripe di Civitella (Teramo). Parolisi, dice la Cassazione nelle motivazioni contenute nella sentenza 2136, "non ha un alibi". In particolare, la Suprema Corte, convalidando il giudizio del Tribunale del Riesame dell'Aquila dello scorso 22 agosto, rileva che "nessun profilo di illegittimità è fondatamente ravvisabile dell'ordinanza impugnata, con riferimento alla ritenuta sussistenza di esigenze cautelari di eccezionale rilevanza", visto "l'esauriente e corretto riferimento compiuto dai giudici del riesame alla personalità del soggetto indagato ed all'individuazione di una pericolosità specifica sia processuale che criminale, quale desumibile, oltre che dalla particolare gravità ed efferatezza del delitto contestato, anche dal depistaggio posto in essere successivamente e il deturpamento del cadavere". La Cassazione, nel respingere il ricorso della difesa di Salvatore Parolisi, rimarca "i profili di gravità indiziaria" come pure le "esigenze cautelari" nei confronti dell'uomo, unico indagato per l'omicidio della moglie Melania. Definendo "infondati" i motivi addotti dalla difesa del caporalmaggiore, piazza Cavour fa notare che il Tribunale dell'Aquila ha "correttamente applicato le norme e ha offerto, a sostegno delle sue valutazioni, una motivazione completa e logica che resiste a tutte le censure prospettate dalla difesa dell'indagato". La Cassazione si trova d'accordo in tutto con il Riesame, a partire dall'attribuzione di "valore indiziante alle dichiarazioni del Parolisi in merito ai movimenti suoi e della moglie per la giornata del 18 aprile 2011". A tale proposito, si fa notare che correttamente i giudici di merito hanno evidenziato che "la versione fornita dall'imputato sugli spostamenti suoi e della moglie nella giornata del 18 aprile sia rimasta sostanzialmente costante nel tempo, venendo confermata anche in sedi extraprocessuali e, quel che più conta, che la stessa risulta formulata nelle sue linee essenziali già in sede di denuncia della scomparsa della Rea, in un atto cioè che, come correttamente precisato nell'ordinanza impugnata, appartiene ad un primissimo momento processuale, in cui nessun elemento indiziante a carico del Parolisi poteva rappresentarsi".