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"Fare chiarezza sulle super-pensioni dei sindacalisti"

L'intervista a Mario Staderini, segretario dei radicali italiani: "In temi di moralizzazione agire anche su chi ha assegni superiori ai vitalizi"

Andrea Tempestini
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«In tempi di moralizzazione e di emersione delle caste, non è indifferente sapere se e quanti sindacalisti siano titolari di pensioni che superano i vitalizi dei parlamentari». Mario Staderini, segretario dei Radicali italiani, apre un nuovo fronte nella lotta ai privilegi: sul trattamento previdenziale dei rappresentanti dei lavoratori». A cosa si riferisce? «Esiste un meccanismo di legge, previsto dall'articolo 3 del decreto legislativo numero 564 del 1996, che consente alle organizzazioni sindacali di versare una contribuzione aggiuntiva per quei dirigenti che stanno o in aspettativa, nel caso dei privati, o in distacco nel caso del pubblico impiego. Cosa che ha una logica, non lo nego». E allora dov'è il problema? «Il rischio che vi sia una distorsione. Prendiamo un dirigente sindacale del pubblico impiego in distacco: la contribuzione aggiuntiva che gli viene versata dal sindacato va a incidere sulla pensione. Cosa accade se negli ultimi mesi si fa versare dal sindacato una contribuzione aggiuntiva molto alta? Che la sua pensione, grazie al metodo retributivo determinata dall'ultima mensilità, è superiore a quella dei normali dipendenti pubblici». Ha notizie di qualcuno che ha fatto il furbo? «Ho ricevuto, da più parti, segnalazioni di possibili abusi. È ora che inizi un'operazione verità per dissipare i dubbi: è vero o no che in questi anni un numero imprecisato di dirigenti sindacali del pubblico impiego, nazionale e provinciale, è andato in pensione con assegni molto più alti rispetto a quelli cui avrebbe avuto diritto? Con importi anche superiori a 5mila euro netti?». Di chi è la responsabilità di tutto questo? «Dell'intreccio tra il meccanismo della contribuzione aggiuntiva, difficilmente controllabile, e il sistema retributivo in vigore nel pubblico impiego. Inoltre il fatto che i sindacati non abbiano l'obbligo di pubblicare il loro bilancio non facilita di certo la ricerca della verità. Pertanto chiedo al presidente dell'Inpdap, l'ente che eroga le pensioni, e alle organizzazioni sindacali, di fare luce sull'istituto della contribuzione aggiuntiva». Una soluzione, se c'è, qual è? «Proprio come per i partiti e il loro finanziamento pubblico, servono interventi strutturali. Quindi è ora di applicare l'articolo 39 della Costituzione sui sindacati, ad esempio prevedendo la pubblicazione dei loro bilanci. Poi per il futuro, con il passaggio al sistema contributivo per tutti, la falla sarà tappata». intervista di Tommaso Montesano

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