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Pacco bomba vicino alla Luiss Era sotto l'auto di un imprenditore

L'ordigno era stato lasciato in via Ajacco nel quartiere Trieste di Roma. Nella zona non ci sono "obiettivi" sensibili. Indagini in corso

Nicoletta Orlandi Posti
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Era un ordigno a tutti gli effetti, con detonatore e collegamenti, il pacco sospetto trovato stamattina vicino all'università Luiss, in via Ajaccio nel quartiere Trieste a Roma. Gli artificieri dei carabinieri l'hanno fatto brillare dopo aver messo in sicurezza l'area. All'interno è stata trovata una gelatina che verrà analizzata per accertare se si tratti di sostanza esplosiva. Secondo quanto si è appreso, il pacco era formato da due scatole di scarpe messe una sull'altra. All'interno non sono stati trovati biglietti di rivendicazione. Sulla vicenda indagano i carabinieri del nucleo investigativo di via In Selci. In zona non si troverebbero obiettivi considerati "sensibili". Guarda le immagini nella Gallery Indagini in corso - L'ordigno era posizionato sotto l'auto di un imprenditore, ben visibile dal lato del guidatore. L'uomo, credendo fosse un rifiuto dell'officina davanti alla quale aveva parcheggiato, l'ha spostato con un piede. E' quanto ricostruito finora dagli investigatori. "Quando ho visto il pacco davanti alla serranda del mio negozio ho subito chiamato i carabinieri - ha detto il titolare dell'officina - c'erano tutti fili che fuoriuscicavo, non mi convinceva. Ho pensato che potesse essere uno scherzo di cattivo gusto, poi mi hanno spiegato che il pacco era stato messo davanti al mio negozio solo in un secondo momento. L'ordigno è stato, infatti, trovato sotto l'auto di un imprenditore che abita in zona e che per la notte aveva parcheggiato la macchina davanti all'ingresso della mia officina. Il pacco era posizionato dal lato del guidatore e ben visibile". I carabinieri al momento non escludono nessuna pista, compreso quella di un'intimidazione nei confronti dell'uomo o di qualcuno che abita in zona o la frequenta abitualmente. Un segnale - I familiari delle vittime della strage mafiosa dei Georgofili del 1993 si dicono «fortemente preoccupati per l'ordigno fatto ritrovare a Roma» e ritengono che possa essere un segnale inquietante. «Rammentiamo con apprensione il proiettile fatto ritrovare nel giardino di Boboli il 5 novembre del 1992» - che era un avvertimento mafioso - «che tanto dolore e tanta tragedia causò pochi mesi dopo a tutti noi. Preferiamo correre il rischio di essere tacitati di allarmismo piuttosto che tacere. Abbiamo pagato un prezzo altissimo, ed è quindi nostro dovere rammentare che questo Paese in questi 18 anni ha dimostrato ben poca collaborazione alla ricerca della verità sulle stragi del 1993 e questo ha fatto sì che il ricatto a livello politico e quant'altro sia ancora troppo alto».

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