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I pm li accusano solo di resistenza

I dodici arrestati non risponderanno di lesioni e danneggiamenti eppure giravano con spranghe, martelli, maschere antigas

Lucia Esposito
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Ai dodici presunti anarco-insurrezionalisti fermati sabato scorso durante la guerriglia di Roma i pm capitolini contestano solo il reato di resistenza pluriaggravata a pubblico ufficiale. I pm della Capitale, nel chiedere al gip la convalida degli arresti, scelgono la linea morbida. Nessun'accusa di lesioni, né di danneggiamento e neppure quella d'incendio doloso, nonostante la Capitale sia stata messa a ferro e fuoco, devastata e danneggiata per quattro milioni di euro.A decidere sulle richieste della procura sarà il gip Elvira Tamburelli, davanti alla quale, tra oggi e domani, si svolgeranno gli interrogatori di garanzia dei dodici manifestanti. Nel frattempo il procuratore aggiunto Pietro Saviotti ed i sostituti Marcello Monteleone e Francesco Minisci, titolari dell'inchiesta, stanno valutando le singole posizioni e attendono altre informative della Digos al fine di stabilire se attribuire ai fermati anche i reati più pesanti di devastazione, incendio e lesioni. Su un aspetto non da poco, però, i magistrati non hanno dubbi: i giovani arrestati durante gli scontri avevano pianificato tutto, volevano distruggere, forse cercavano il morto. Per mettere in pratica il piano di battaglia, hanno agito in gruppo, a volto coperto da caschi e bandane, armati di spranghe e sassi. Aggravanti che, in caso di condanna in un'eventuale processo, potrebbero far finire i ragazzi in cella per un minimo di tre anni e un massimo di quindici. La pena più dura, però, è difficile che possa essere inflitta a uno dei dodici, perché sono tutti giovani incensurati, tra i 19 e i 30 anni. Vengono quasi tutti dal Sud, uno di loro è romeno, uno solo frequenta ambienti anarco-insurrezionalisti e un altro è un  militante del Pd. Per i pm sono pericolosi, è questo che li accomuna. «I reati contestati», si legge nella richiesta di convalida, «si inseriscono in un complesso di condotte di maggiore gravità che, in attesa di altre acquisizioni, esaltano la pericolosità qui contestata». Oltre a questi altri otto, sei dei quali minorenni, sono stati denunciati. Le singole posizioni saranno valutate dalla procura presso il tribunale dei minori.  I pm di Roma attendono le informative della Digos, che sta visionando ore e ore di immagini e incrociando fotogrammi per identificare altri responsabili degli scontri. Sulle scrivanie a piazzale Clodio stanno arrivando anche gli esiti delle perquisizioni scattate ieri in tutta Italia da carabinieri e polizia. Dalla Lombardia alla Sicilia, le forze dell'ordine hanno setacciato un centinaio di appartamenti in cui vivono anarchici e soggetti legati agli ambienti anarco-insurrezionalisti per scovare armi, esplosivo e materiale usati nel corso delle devastazioni. L'attenzione degli inquirenti si sta inoltre concentrando sugli abiti che, confrontati con i filmati e le foto, potrebbero rivelare i nomi delle belve scese in piazza. A Milano sono state perquisite le case di sei militanti dell'ex ”Bottiglieria”, mentre a Napoli la polizia è entrata nelle abitazioni degli ultras e degli esponenti di “Insurgencia”. Nella Capitale i carabinieri hanno controllato sei appartenenti del “Laurentino okkupato” e a Padova ci sono state verifiche nella sede di un'associazione legata al “Centro popolare occupato Gramigna”. A Bologna sono stati trovati fumogeni, paracolpi, caschi integrali e a Firenze sono state rinvenute maschere antigas e passamontagna. Già domenica sei persone erano state fermate nel capoluogo toscano mentre rientravano da Roma. Nel furgone sul quale i ragazzi viaggiavano è stato sequestrato «materiale utilizzato probabilmente durante gli scontri», ovvero abiti scuri di ricambio, un passamontagna, un martello e scontrini che certificherebbero la loro presenza a Roma. I ragazzi sono stati denunciati ma immediatamente rilasciati. di Rita Cavallaro

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