Dell’antifascismo, come di altre cose meno nobili, non si butta via niente. Tutto fa brodo e può entrare nel grande minestrone che ormai è diventato il 25 aprile, da tempo trasformato da Festa della Liberazione in manifestazione identitaria della sinistra; del Pd e della Cgil, in particolare. Il rischio è che può accadere che nel piatto vengano messi ingredienti che c’entrano poco, al punto da alterarne il gusto e renderlo digeribile solo per stomaci forti. Il sindacalista della Cgil di Genova e la fornaia di Ascoli discendente dei partigiani. Chi sono costoro? Due esempi di antifascismo tirato per i capelli, uno finto, l’altro posticcio.
Qualche settimana fa, un dirigente locale della grande organizzazione rossa che fa capo a Maurizio Landini aveva denunciato di essere stato aggredito da due camicie nere dei nostri tempi. Era scesa in piazza mezza città. La candidata del campo largo a sindaco del capoluogo ligure, Silvia Salis, ne aveva approfittato per fare un po’ di campagna elettorale, denunciando il clima insano che ormai si respira in città e tutta la sinistra, locale e nazionale, le aveva fatto il coro. Si era visto pure il pm che voleva condannare l’attuale viceministro leghista, Edoardo Rixi, per una questione di rimborsi spese; poi assolto. Tutti a rivendicare la bellezza della piazza democratica. Risultato? La Procura genovese, naturalmente dopo aver fatto passare il 25 aprile, per non rovinare la festa, ha indagato l’esponente della Cgil per simulazione di reato: è accusato di essersi inventato tutto.
Genova, il sindacalista Cgil aggredito? Balle: ora è indagato
Un'enorme e imbarazzante balla quella inventata da Fabiano Mura. Il segretario genovese della Fillea Cgil proprio pe...Almeno reale, anche se montata ad arte, la polemica della panettiera che aveva esposto davanti al proprio negozio lo striscione “Buono come il pane, bello come l’antifascismo”. La signora lo fa abitualmente e, sempre, le forze dell’ordine, nel loro giro cittadino per assicurarsi che il giorno della festa vada tutto bene, gliene chiedono conto, segnalano la scritta in questura, in ottemperanza alla legge, e le augurano buon proseguimento. Quest’anno però, polizia e vigili si sono mal coordinati e sono passati due volte. Tanto è bastato perché la signora lanciasse l’allarme fascismo, dicesse di aver subito un’identificazione e venisse ascoltata in blocco dal Pd e dal suo circolino mediatico; con il consueto contorno di strumentalizzazione pre-elettorale. Matteo Ricci, candidato presidente in Regione, si è precipitato ad Ascoli a portare solidarietà, Elly Schlein ne ha fatto un caso nazionale, la panettiera è stata chiamata in tv a raccontare la sua storia. Naturalmente la Digos, ma anche il video con cui la signora aveva filmato la scena, con telecamera casualmente attivata già prima dell’arrivo degli agenti, hanno smentito che ci sia stata un’identificazione formale.
A fronte di questi episodi, è forse legittimo iniziare a pensare che l’antifascismo sia cosa troppo seria per lasciarla a questa sinistra da dopolavoro sindacale, per non dire da osteria, specializzata nel far lievitare le balle come delle gigantesche pagnotte che poi le vanno regolarmente di traverso. Per carità, ognuno è libero di fare politica come gli pare, ma la sensazione è che puntare sull’antifascismo non allarga i consensi della sinistra. I sondaggi recenti concordano che gli italiani non temono il ritorno del fascismo e solo uno su quattro (rilevazione Ipsos), meno di quanti votano a sinistra, è preoccupato di un ritorno di alcuni valori del Ventennio.
I pro Pal padroni del 25 aprile violento, ma la sinistra li difende
Questione di punti di vista, basta sapersi accontentare. Gli insulti a Liliana Segre, sopravvissuta bambina ad Auschwitz...È possibile che questa sia una classica eterogenesi dei fini. L’opposizione monta un caso di recrudescenza fascista al giorno, arrivando a dare rilievo a episodi minimi. Questi guadagnano titoloni nei giornali amici e ampio spazio nella stampa cosiddetta terzista, che ormai agisce per riflesso condizionato, ma non passano il vaglio dell’opinione pubblica, che per una volta unisce senso comune a buon senso e valuta i fatti per quello che sono. L’antifascismo è sempre più un jolly che Pd e Cgil buttano sul tavolo quando sono a corto d’argomenti. Ma per incastrare qualcosa, anche con la cosiddetta matta, serve pur sempre dell’altro, almeno una coppia di due, e spesso Elly e compagni non hanno nel loro mazzo neppure quella.