Hollerich, un Papa poco augurabile (in bilico sul celibato)

Gesuita, vicepresidente del Consiglio dei vescovi d’Europa, è favorevole all’ordinamento sacerdotale di uomini sposati
di Marco Respintimartedì 29 aprile 2025
Hollerich, un Papa poco augurabile (in bilico sul celibato)
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San Vincenzo di Lerino, nel V secolo, non ha mai detto la citatissima frase «Alcuni papi Dio li dona, altri li tollera, altri ancora li infligge», ma, se non si rischiasse di bruciarsi giocando con il fuoco dei conclavi, verrebbe voglia di dire che la battuta è azzeccatissima. E sarebbe facile dire a quale gruppo apparterrebbe l’arcivescovo del Lussemburgo, cardinal Jean-Claude Hollerich, se fosse Papa. Nato nel 1958, gesuita, vicepresidente del Consiglio delle conferenze dei vescovi d’Europa dal 2021, del cardinale Hollerich fa meno specie l’essere considerato un progressista del fatto che consideri il ribaltamento della dottrina della Chiesa una cosa normale, fattibilissima e faccia pure spallucce davanti al magistero pontificio, che per un porporato come lui (come per tutti i fedeli) è infallibile in materia teologica e morale. Come farebbe una figura così a fare il Papa?

Papa Francesco lo ha nominato relatore generale (cioè presidente) del Sinodo dei vescovi sulla sinodalità, un evento considerato fra i maggiori dal Concilio Ecumenico Vaticano II a oggi, per il 2023 e 2024. Ora, il porporato è un talento di dialettica e di tattica, e a quella nomina ci è arrivato favorevolissimo all’ordinazione sacerdotale di uomini sposati e alla fine del celibato per i preti, che però per la Chiesa è un obbligo inderogabile sin dal tempo degli Apostoli. In occasioni pubbliche ufficiali ha poi fatto un passo indietro, evidentemente fermato perché «vuolsi così colà dove si puote» (a Santa Marta, non c’è bisogno di ipotizzare più su), affermando che l’argomento non era all’ordine del giorno. Il suo sostegno alla causa della fine del celibato ecclesiastico è però continuato lo stesso come un fiume carsico e, come tutti quei corsi d’acqua nascosti, ogni tanto riemerge in superficie.

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Nonostante nel 2023 Papa Francesco si sia dichiarato contrario all’idea, in una intervista decisiva, pubblicata sul settimanale cattolico croato Glas Koncila il 27 marzo di quello stesso anno, il cardinale Hollerich si è arrampicato sui vetri sfoggiando una gran retorica nominalista per sostenere le proprie tesi rivoluzionarie, anche a proposito di ordinazione sacerdotale femminile (esclusa dalla Chiesa) e omosessualità. L’intervistatore gli domandava: «Lei presenta l’ordinazione delle donne come una questione di giudizio puramente prudenziale». Risposta del cardinale: «È il Santo Padre che deve decidere su di essa». Domanda: «Ma può decidere contro ciò che san Giovanni Paolo II ha scritto nell’Ordinatio sacerdotalis? », la lettera apostolica del 1994 che reitera il divieto dell’ordinazione cattolica delle donne. Risposta: «Con il tempo, sì». Nuova domanda: «Non si tratta di un insegnamento infallibile?». Risposta del porporato: «Non sono sicuro che si possa definire tale; probabilmente non lo è», poco oltre aggiungendo anche le parole «pretesa di infallibilità». I lettori non si annoino. Non è una bega fra ecclesiastici, non si tratta di incaponirsi sulle signorine che vorrebbero fare i preti e non si è diventati maniacali con argomenti che per i più sono marginali. Gli è che se un aspirante Pontefice pensa che il Pontefice possa cambiare la dottrina come cambia un paio di calzini, fa del Successore degli Apostoli un Napoleone qualsiasi, un novello Luigi XIV che dicesse “La Chiesa c’est moi”, un Idi Amin di Uganda che fa e disfa le cose divine a proprio piacimento. Il Papa serve la Chiesa, non la stravolge. Altrimenti la Chiesa Cattolica verrebbe distrutta da chi dovrebbe custodirla.