"Il Conclave? Non ho la testa per pensarci, ma è possibile che inizi il 5 maggio. Il nostro desiderio è trovare qualcuno che sia simile a Francesco, che non sia uguale, ma in continuità". La data non è corretta, perché i cardinali hanno deciso per mercoledì 7 maggio, ma in poche battute, monsignor Angel Sixto Rossi appena arrivato alla Congregazione in Vaticano, traccia il canovaccio dei prossimi, delicatissimi giorni della Santa Sede. E indica l'identikit del successore di Bergoglio, il Pontefice "venuto dalla fine del mondo". I nomi caldi in queste ultime ore sarebbero due: monsignor Carlo Parolin, il Segretario di Stato uscente, e il cardinale filippino Luis Tagle, non a caso ribattezzato da tempo il "Bergoglio d'Asia".
Secondo il cardinale tedesco Marx, la riunione dei 135 elettori (134 effettivi, mancherà per motivi di salute lo spagnolo Antonio Canizares Llovera, ma bisognerà attendere il verdetto sull'italiano Angelo Becciu) in Cappella Sistina durerà pochi giorni. Al momento, la tendenza sembra appunto quella di scegliere un nome in continuità con Francesco.
Il suo braccio destro Parolin, in questo senso, sembrerebbe il nome più logico. E la sua stessa omelia pronunciata domenica a San Pietro, un richiamo all'eredità di Bergoglio, lo rende la prima ipotesi. E qualcuno Oltretevere lo paragona a quel Joseph Ratzinger che da prefetto per la Dottrina della fede e decano del Collegio dei cardinali officiò i funerali di Papa Giovanni Paolo II con tale solennità da venire scelto per la successione dello stesso Wojtyla.
"Solo la misericordia guarisce e crea un mondo nuovo, spegnendo i fuochi della diffidenza, dell'odio e della violenza: questo è il grande insegnamento di Papa Francesco", ha ricordato in piazza Parolin, richiamando al "riconoscimento dell'altro": "Non può esserci mai la pace se non impariamo a perdonarci reciprocamente, usando tra di noi la stessa misericordia che Dio ha verso la nostra vita".
Per molti però un Papa italiano non andrebbe a braccetto con l'idea di una Chiesa sempre più globale e globalista, se non addirittura terzomondista. E in questo senso è Tagle, dall'Estremo oriente, fetta di mondo sempre più centrale (sicuramente più dell'Europa, anche in chiave cattolicesimo), il "Papa perfetto". Il cardinale filippino, intervistato dal Mattino, ha ricordato come Francesco abbia "tracciato una grande strada. E' stato il Pastore che non si è limitato alla proclamazione del Vangelo, ma si è preoccupato di indicare a tutti i segni di Dio nel concreto della vita quotidiana. E a ogni livello, al centro come nelle periferie, queste ultime raggiunte da un annuncio che ora ha la forza del nuovo. E' una strada che Francesco ha indicato per prima a noi vescovi. Sento molto questa 'missione' ed è ciò che mi aiuta ad andare nelle periferie. Occorre andarci ma con la convinzione e l'obiettivo di farle diventare centro. Il pericolo è di continuare a pensare di essere noi il centro. E' così che rischiamo di andare fuori strada". Come per Parolin, anche questa sembra qualcosa in più di un manifesto programmatico per il prossimo Pontificato. Assomiglia molto a una auto-candidatura.