Povera Lorenza, fornara martire di Ascoli. Per una giornata intera ha svegliato il Pd, i partigiani, la sinistra affamata e tutto quel che si mobilita di 25 aprile per gridare alla repressione, salvo poi scoprire che la polizia della città marchigiana non le ha fatto proprio nulla. Lorenza Roiati deve essere una tipo la Morani, che ha bisogno ogni giorno di descrivere il nemico sui social e ogni tanto litiga pure con se stessa. Ebbene, la panettiera di Ascoli non rischia la galera, non prenderà una multa, non sarà rinchiusa a Ventotene, ma continuerà ad impastare pane che lei chiama antifascista, a spregio della clientela di una città che magari se ne frega (ops). La vicenda è diventata nota su giornali e web. Nel fatidico 80esimo, Ascoli si è svegliata e al posto dell’invasore si è trovata il forno della Roiati agghindato con lo striscione “25 aprile buono come il pane, bello come l’antifascismo”. Questo modello di resistenza gastronomica ormai sta prendendo la mano alla sinistra e magari la pagnotta di Ascoli soppianterà la pastasciutta antifascista in una specie di concorrenza sleale (assieme farebbero ingrassare). Già nella storia patria si narra della “guerra del formaggio”, che fu “salvato” in provincia di Reggio Emilia dalle grinfie dei nazisti che se lo volevano portare via. Quel parmigiano, indubbiamente, faceva gola...
La sinistra ha montato un casino, con l’eurodeputato Matteo Ricci che invita a comprare il pane dalla sora Lorenza e Nicola Fratoianni che pretende le scuse del sindaco di destra Fioravanti e delle forze dell’ordine alla povera artigiana (e partigiana). Il bello è che non c’è motivo. Hanno orchestrato la solita sceneggiata e ci ha pensato la Questura a mettere le cose a posto: lo striscione in questione «non veniva rimosso né si richiedeva di farlo e non è stata effettuata nessuna identificazione formale della persona». La precisazione è della Questura di Ascoli Piceno dopo le polemiche legate all’intervento effettuato dalla Polizia nel negozio di piazza Arringo. Per le cerimonie della Liberazione, sottolinea la Questura, è stato previsto «che gli operatori impiegati nei servizi di vigilanza avessero cura di segnalare tempestivamente l’eventuale presenza, in prossimità dei luoghi dove viene celebrato il 25 aprile, di scritte o simboli» anche «in caso di rinvenimento di striscioni o scritte murali». Così «nella prima mattina, la volante di turno, vista l’affissione dello striscione si era fermata nelle vicinanze del forno per avere contezza del contenuto e comunicarlo alla Digos», ha chiarito la Questura, specificando: «Nell’occasione venivano date agli operatori disposizioni di non rimuovere lo striscione in quanto assolutamente pacifico e in linea con lo spirito della giornata».
Insomma, nulla di particolarmente grave; anzi, tanta pubblicità ad una panetteria che, stando alla sua pagina Instagram, non disdegna certo di mostrare la sua militanza politica. E che se la prende con la polizia che ha notato quella che al massimo appare come una curiosità. È legittimo frignare, ma lo è un po’ meno scatenare l’inferno per un “intervento” durato una manciata di minuti. Ricevuta la solidarietà della sinistra per non si sa bene cosa – si sono cimentati sul tema anche quelli di Italia Viva – tutto tornerà come prima. A meno di non trasformare il forno in una cellula di partito.