Prima la rapina, poi la violenza sessuale. Con un modus operandi preciso e feroce, Musa Ceesay, cittadino gambiano di 29 anni, è stato arrestato dalla Polizia di Stato di Milano con l’accusa di aver aggredito due giovani escort sudamericane nel marzo scorso. L’ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata firmata dal gip Chiara Valori su richiesta del pm Rossella Incardona. L’uomo è gravemente indiziato di rapina aggravata e violenza sessuale in due distinti episodi. Le indagini, condotte dagli agenti della quarta sezione della Squadra Mobile – specializzata nei reati contro vittime vulnerabili – sono partite dalla denuncia di una delle due donne, una cittadina colombiana di 28 anni, che ha raccontato di aver accolto Ceesay nel proprio appartamento dopo aver fissato un appuntamento notturno.
L’uomo, una volta all’interno, l’ha minacciata con una pistola e un taser per farsi consegnare il denaro contante, circa 350 euro. Poi l’ha violentata, legandola e continuando a minacciarla per impedirle ogni reazione. Sconvolta, la donna si è rivolta a una volontaria, che l’ha aiutata a raggiungere un ospedale e poi a denunciare quanto accaduto. Fondamentale è stato anche il ruolo di un amico della vittima, al quale la giovane aveva confidato l’accaduto. Quest’ultimo si è ricordato di un racconto simile fatto da una sua conoscente e ha messo le due donne in contatto. È così emerso un secondo episodio, avvenuto il 27 marzo, tre settimane dopo il primo. Anche la seconda donna, una 25enne sudamericana, aveva subito un’aggressione del tutto analoga: appuntamento notturno, minacce con pistola e taser, rapina da 150 euro e violenza sessuale. Ma, a differenza della prima vittima, aveva scelto di tacere, temendo conseguenze legate al suo status di irregolare sul territorio italiano e all’attività di escort. Solo dopo essere stata contattata dalla prima donna e sentendosi rassicurata dalle autorità, ha deciso di raccontare quanto vissuto. Gli inquirenti sottolineano che in questi casi sono previsti percorsi di emersione e protezione per le vittime, anche irregolari, che scelgano di denunciare. Determinante per l’identificazione dell’aggressore è stata l’analisi delle immagini dei circuiti di videosorveglianza, che hanno permesso di confermare la presenza di Ceesay nei pressi degli appartamenti in cui sono avvenuti i fatti. Gli elementi raccolti hanno portato la Procura a richiedere la custodia cautelare in carcere. Un dettaglio emerso nell’ordinanza rafforza il sospetto che l’uomo fosse consapevole del rischio di essere identificato. Proprio il 27 marzo, giorno della seconda aggressione, Musa Ceesay si è recato dai carabinieri per denunciare il furto del cellulare che aveva usato per contattare la vittima. Secondo il gip Valori, si tratta «probabilmente di un tentativo di precostituirsi un giustificativo per il caso di denuncia, consapevole del fatto che la persona offesa avrebbe potuto fornire l’indicazione della sua utenza telefonica».
Ceesay, secondo quanto ricostruito dalla Squadra Mobile, selezionava le sue vittime tra le escort che si pubblicizzavano online. Fissava un appuntamento in orario notturno e si presentava armato, approfittando dell’isolamento e della vulnerabilità delle donne. In entrambi i casi avrebbe agito da solo, senza complici. Le autorità stanno ora cercando di capire se l’uomo possa essere responsabile di altri episodi simili, che potrebbero non essere ancora emersi per timore o vergogna Il sospetto, infatti, è che altre donne abbiano subito violenze da parte dello stesso aggressore, senza mai trovare la forza o la possibilità di denunciare. Attualmente Musa Ceesay si trova in carcere in attesa di interrogatorio. Il rischio di reiterazione del reato ha spinto il giudice a optare per la misura più severa.