La Basilica di Santa Maria Maggiore, dove verrà seppellito Papa Francesco, è tra le chiese papali di Roma quella che più testimonia il cristianesimo delle origini, il cristianesimo non secolarizzato, l’antico richiamo di Betlemme, la civiltà cristiana dei primi secoli: il papa venuto «dalla fine del mondo», nato e cresciuto lontano dai secoli della cristianità europea, ha scelto per la sua sepoltura il luogo dove il prestigio e l’accumulo di venti secoli di cristianità romano-centrica, forse, si fanno sentire meno. Di fatto sono quattro le basiliche papali: San Pietro, San Giovanni in Laterano, San Paolo Fuori le Mura e, appunto, Santa Maria Maggiore. Sono le basiliche cosiddette “maggiori”: tutti luoghi fondamentali per la spiritualità e l’arte. Inutile fare una gerarchia.
Quasi due millenni di storia si sono sedimentati in questi spazi, rendendoli l’uno interagente con l’altro. Di fatto, però, Santa Maria Maggiore è l’unico luogo di culto che mantiene tuttora i perimetri della primitiva struttura paleocristiana. E' uno dei primi luoghi di culto dedicati alla Madonna, a Maria Vergine. Inoltre, nella cripta sono conservate e sono venerate le reliquie della culla di Gesù Bambino. Pur con secoli di stratificazione storica, tutto in questa chiesa rimanda al luogo originario - non romano - del cristianesimo: Betlemme.
Betlemme sta vicino Gerusalemme, non nella capitale italiana. Forse è anche per questo che, tra le basiliche, Papa Francesco ha scelto Santa Maria: perché è quella che più restituisce gli albori della voce di Gesù Cristo, della sua nascita, dei suoi primi anni. Sicuramente Papa Francesco non aveva le erudizioni teologiche e di storia dell’arte dei pontefici a lui più vicini, Papa Ratzinger e Papa Wojtyla, che erano profondamente europei, non a caso sepolti nel ventre della cristianità, ovvero nelle Grotte Vaticane e in San Pietro.
Papa Francesco non è mai stato europeo: l’eurocentrismo del cristianesimo lo ha accettato, non l’ha mai esaltato. Per cui, anche per le sue spoglie mortali, Francesco ha preferito la sede più “dimessa”, come per vivere i giorni del suo pontificato scelse Santa Marta, che non esibiva nessun prestigio artistico. Si fermava a pregare davanti ad un’icona della Madonna conservata nella basilica: la cosiddetta “Salus populi romani”, la protettrice del popolo romano. Ma in verità, pur essendo lui Vescovo di Roma, l’icona rappresenta una Madonna con bambino tipicamente bizantina. $ una Madonna senza ricchezza, senza allure, senza santità, vestita modestamente, come il Figlio che porta in braccio. Non c’è nessun accenno in questa icona a quel tripudio di bellezza estetica che, nelle sale vaticane, negli spazi di San Pietro, ha visto esprimersi i più grandi artisti della storia dell’arte, da Raffaello a Michelangelo. La Basilica di Santa Maria Maggiore ha una storia lontanissima che inizia nel IV secolo. Dopo i secoli delle prime persecuzioni contro i cristiani, la fondò Papa Liberio (352-366 d.C.).
La tradizione narra che fu motivata da un miracolo: durante la notte, in sogno, la Madonna chiese al Papa di erigere la chiesa dove l’indomani mattina fosse comparsa la neve. All’alba il Papa si svegliò e vide il colle Esquilino che era coperto di bianco. Tracciò così, con un bastone, i perimetri dove doveva sorgere il luogo da pregare. All’inizio la basilica non si chiamò Santa Maria Maggiore, ma appunto: Santa Maria della neve. Fu Papa Sisto III a dedicare il culto alla Vergine. La basilica fu appunto uno dei primi spazi in cui fu concessa la devozione mariana e da allora è meta di pellegrinaggio.
Anche la forma architettonica esterna fu pensata “simbolicamente”, nel tempo, per rimandare all’immagine di Maria che porta in grembo il Figlio di Dio: il grande abside, che rappresenta il ventre gonfio della Vergine, si dà sulla piazza e sulla scalinata circostante. Fu opera dell’architetto Carlo Rainaldi, che sbozzò un lavoro ritenuto meno costoso di quello presentato da Gian Lorenzo Bernini. Il campanile, invece, è romanico ed è uno dei più alti della capitale. L’interno della chiesa, sistemato e mutato più volte nel corso dei secoli, mantiene mosaici, le cui origini risalgono al XII secolo. Le cappelle presenti nelle navate hanno visto al lavoro una miriade di artisti e botteghe, come in tutte le basiliche della capitale: tra queste, la Cappella Sforza fu costruita - si pensa - su un disegno originario di Michelangelo.
Forse, oltre alla “Madonna Salus populi romani”, Papa Francesco è stato attirato, come molti altri pellegrini nei secoli, da quello che viene considerato il primo presepe della storia, fatto con statue, giunto fino a noi. Lo realizzò Arnolfo di Cambio, a fine XIII secolo. $ una natività: c’è la Madonna con il bambino e i re Magi.
“Presepe” significa “mangiatoia”: la mangiatoia di Betlemme. Per lungo tempo, la chiesa venne chiamata anche Santa Maria ad Praesepem, Santa Maria del Presepe.
Nonostante i fasti del rinascimento e del barocco, la basilica mantiene - e vuole mantenere - ancora tutto il richiamo della nascita di Gesù. Una nascita vicina a Roma, ma anche lontana. Nelle navate ci sono le tombe di vari pontefici, da Papa Onorio III del 1227 a Papa Clemente IX del 1669. Ora si aggiungerà quella di Papa Francesco. Il suo pontificato è rimasto a metà, nei grandi cambiamenti che si era proposto: non è stato tumultuoso come quello di Papa Wojtyla che segnò profondamente la storia sociale, politica e religiosa del secondo Novecento europeo e mondiale. Ma sicuramente questa sepoltura dentro il perimetro di Roma, ma volutamente lontana dall’eredità curiale dei papi precedenti, lascia un segno difficile e fecondo per il futuro della Chiesa, sotto il nome di Francesco.