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Francesco, il Papa dalla fine del mondo: le drammatiche parole sul "punto di rottura"

Alla guida della Chiesa per 12 anni: i suoi messaggi (e le sue azioni) su clima e ambiente
lunedì 21 aprile 2025

3' di lettura

Addio a Papa Francesco, il Pontefice "venuto dalla fine del mondo" che ha regnato sulla Chiesa per 12 anni. Jorge Bergoglio, nato a Flors, barrio di Buenos Aires, 17 dicembre del 1936, ha rovesciato la piramide ecclesiastica, portato al centro le periferie, aperto tante strade non battute, deviato da alcuni percorsi. Di certo, si può dire che Papa Francesco sia stato il più potente attivista ambientalista dei giorni nostri.

A partire dalla scelta del nome, che già comunicava una volontà di riformare la Chiesa, spogliarla per quanto possibile, "uscire" da Roma come fece il Santo d’Assisi, che con il Sultano Malik al-Kāmil iniziò il dialogo islamo-cristiano. "Come vorrei una Chiesa povera e per i poveri! Per questo mi chiamo Francesco, come Francesco da Assisi", aveva spiegato. "Uomo di povertà, uomo di pace. L’uomo che ama e custodisce il Creato".

Bergoglio ha introdotto l’ecocidio come crimine contro l’umanità e progettato di introdurre l’eco-peccato nel catechismo della Chiesa cattolica. Sua è la prima enciclica sulla cura del Creato, seguita, 8 anni dopo, da una esortazione apostolica ecologica. Suo il primo Sinodo per l’Amazzonia, così come l’idea di convocare in Vaticano un summit delle big oil con i vertici di Eni, Chevron, Conoco, Exxon, Bp e Blackrock, per riflettere sul futuro del Pianeta. Poi gli incontri con la giovanissima Greta Thunberg e la rockstar planetaria Bono Vox.

Nel 2015 annunciò un’enciclica ambientale. Nella lettera, pubblicata il 24 maggio, Francesco metteva in evidenza come i cambiamenti climatici costituiscano una delle principali sfide per l’umanità, parlava della necessità di modificare stili di vita senza cedere al paradigma tecnocratico, chiedeva di considerare l’acqua potabile bene comune e diritto inalienabile per tutti. Invitava a provvedere con urgenza a politiche in grado di limitare l’emissione di anidride carbonica e di altri gas altamente inquinanti, sviluppando invece energia da fonti rinnovabili. Cinque anni dopo, un sinodo pan-amazzonico a Roma, il cui lavoro è riassunto nell’esortazione apostolica Querida Amazonia. Qui Bergoglio riporta sogni e speranze per il polmone verde del mondo, in cui "ecologia sociale, culturale e naturale si fondono in tutt’uno". E’ l’esempio perfetto della sua ecologia integrale. Nel 2018, ha convocato i più grandi petrolieri tra le Mura Leonine, per parlare di impatto climatico, ruolo delle rinnovabili, rischi legati alle modifiche dell’ecosistema. Il suo grido in difesa dell’ambiente è salito anche dal Palazzo di Vetro dell’Onu: "La crisi ecologica, insieme alla distruzione di buona parte della biodiversità, può mettere in pericolo l’esistenza stessa della specie umana", aveva avvertito denunciando le "nefaste conseguenze di un irresponsabile malgoverno dell’economia mondiale, guidato unicamente dall’ambizione di guadagno e di potere", che impongono, aveva detto, "una severa riflessione sull’uomo".

Il 4 ottobre 2023, nel giorno di San Francesco, il ‘seguito’ della Laudato Si’, l’esortazione ‘Lodate Dio‘. Un "aggiornamento" necessario perché, aveva spiegato, “con il passare del tempo, mi rendo conto che non reagiamo abbastanza, poiché il mondo che ci accoglie si sta sgretolando e forse si sta avvicinando a un punto di rottura".

Più volte, nei 73 punti dell’esortazione, torna lo spettro del punto di rottura. Più volte la certezza che questa crisi climatica colpisca tutti democraticamente, ma a partire dai più fragili. Più volte la denuncia all’irresponsabilità dei negazionisti, anche all’interno della Chiesa. In questi anni bui per l’Europa e il mondo, a più riprese Francesco è tornato ad appellarsi contro la “follia della guerra” che può portare a una nuova catastrofe nucleare. L’uso delle armi nucleari, così come il loro semplice possesso, aveva avvertito, è “immorale”. Il disarmo è per il Papa un “obiettivo impegnativo e lungimirante” specialmente in un momento in cui l’umanità si trova a un “bivio”. Subito dopo la sua elezione in Conclave, ancora per la prima volta nella storia, prima di presentarsi alla Loggia di san Pietro, Bergoglio aveva pregato nella Cappella Paolina, punto d’avvio della processione dei cardinali verso la clausura della Sistina. Una preghiera solitaria, come quella di San Francesco al Crocifisso di San Damiano. Nella scelta del nome e della sua missione, avrà pensato alle parole che il Santo rivelò di aver sentito dall’alto: "Francesco, và e ripara la mia Casa". 
 

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