Ma quale inclusione... Lo schwa, quella diavoleria con cui l’ideologia queer vuole annullare i generi, è la cosa più escludente che possa esserci. Perché contempla solo la galassia lgbt (che tra l’altro non rappresenta la maggioranza della popolazione, anzi). E allora complimenti alla preside del liceo artistico Selvatico di Padova, Giovanna Soatto, che in quanto responsabile del giornalino scolastico (“Wild Times”) si è presa la briga di depennare la famosa “e rovesciata” dall’articolo di una ex liceale che aveva deciso di neutralizzare la parola “studente” mentre spiegava cosa succede dopo il diploma. «Lo schwa non è un fonema leggibile ad alta voce e, usato in quel contesto, non è né necessario né efficace. Anzi, mi è parsa una forzatura che rischiava di diventare giudicante verso chi non condivide quelle scelte linguistiche», spiega la preside.
Apriti cielo. In una lettera aperta la redazione si è appellata alla «libertà di espressione, fondamentale in un percorso di crescita, che una scuola libera e aperta come la nostra dovrebbe promuovere». Anche la Rete degli Studenti Medi Rete, legata alla Cgil, è saltata sulla sedia: «Se perfino la Cassazione ha tolto “madre” e “padre” dai documenti dei minori per non essere discriminatoria, perché non si può usare una vocale neutra?». Mentre tra i corridoi del liceo padovano è comparso un volantino: «Censura al Selvatico?». Peccato che nessuno abbia impedito a nessuno di esprimere un’opinione. Si è solo avuto rispetto della lingua italiana.
Eppure, il Pd – per voce della deputata Rachele Scarpa – ha annunciato che presenterà un’interrogazione parlamentare sul tema. «Trovo triste che una battaglia che vuole raccontarsi come “in difesa della lingua italiana” abbia come esito la soppressione e la censura di ciò che liberamente viene scritto dalla comunità studentesca». Scarpa si è appellata addirittura all’articolo 21 della Costituzione: «La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure». E poi ecco l’attacco, immancabile, al governo colpevole di promuovere «un clima culturale oscurantista e repressivo nel mondo della scuola».
Esulta, invece, Fratelli d’Italia. «Condivido pienamente l’intervento della preside. Non c’è nulla di inclusivo in un linguaggio non comprensibile ed è bene che questo messaggio passi soprattutto nelle scuole», dice Luca De Carlo, senatore di Fdi e coordinatore regionale Veneto del partito. E ancora: «Non a caso l’Accademia della Crusca ha più volte evidenziato che le pratiche come lo schwa e l’asterisco non sono grammaticalmente corrette e che il loro impiego ostacola la leggibilità e l’accessibilità dei testi. Per far sì, dunque, che l’articolo 21 della Costituzione venga davvero rispettato è importante continuare a promuovere l’uso della lingua italiana, la lingua in cui è scritta infatti la stessa Costituzione, e non di altre invenzioni lessicali».
Un mese fa il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, citando proprio l’Accademia della Crusca aveva firmato una circolare per vietare alle scole italiane l’utilizzo di «segni grafici non conformi, come l’asterisco e lo schwa in contrasto con le norme linguistiche» per evitare di compromettere «la chiarezza e l’uniformità della comunicazione istituzionale».