I fantasmi per gli antifascisti questa volta si materializzano a Rimini e hanno le fattezze di Giulio Cesare. Facciamo un salto all’indietro di oltre 90 anni per giungere al 10 settembre 1933. Quel giorno venne apposta nel cuore della città romagnola una statua dedicata, per l’appunto, a Giulio Cesare. Proprio dove, superato il fiume Rubicone nel 49 a.C., pronunciò la perentoria frase alea iacta est ovvero il dado è tratto. Ma chi donò alla città di Rimini quel bronzo? Benito Mussolini. Ecco gli spettri. Inizialmente la scultura fu posizionata alla base della torre dell’orologio, ma il 20 giugno 1945 l’effige venne gettata, con giusto un pizzico di talebaneria, nel fiume Marecchia. Rimasta sepolta nel fango per otto lunghi anni fu portata nella caserma - oggi non più operativa - intitolata proprio all’imperatore romano, per poi essere nascosta fino a giorni nostri come fosse una lettera scarlatta. Dal 1996 una copia è stata posizionata in un angolo della fu Piazza Giulio Cesare, intitolata ora ai Tre Martiri tre giovani partigiani giustiziati proprio in questo luogo il 16 agosto 1944 - mentre l’originale resta legata a doppio filo al tentativo di oblio perpetrato da 80 anni a questa parte. Una situazione grottesca per non dire boldriniana. Proprio in questo periodo 10 anni fa, l’ex presidente della Camera, voleva grattare via la scritta Dux dall’obelisco del Foro Italico a Roma.
Il più attivo per ristabilire la posizione originaria di Giulio Cesare è il consigliere comunale di FdI Gioenzo Renzi. «Sono quarant’anni che combatto per ripristinare la statua», ci dice. «Dopo la chiusura della caserma il monumento è stato portato a Parma nel 2023 presso una ditta specializzata per il restauro. Così qualche tempo fa in un’interrogazione comunale ho chiesto come procedono i lavori, ma ho ricevuto risposte fumose. «La statua ha un’unica colpa», sottolinea appassionato Renzi, «quella di essere stata donata da Mussolini».
L'altro 25 aprile: le storie della Liberazione che la sinistra non racconta
C’è un altro 25 aprile, ben diverso dalla narrazione della mitizzata Resistenza. Libero ha pertanto scelto ...Cancel culture? «L’amministrazione comunale di Rimini non ha mai voluto rendere omaggio al discorso di Giulio Cesare. Il monumento viene perseguitato per motivazioni ideologiche. Nel 1996 è stata posizionata, ai margini della piazza, una copia della statua. Sullo sfondo un bancomat e l’opera stessa risulta piuttosto precaria. Anzi le dirò di più: le scritte impresse sul basamento della stessa sono state rese illeggibili con il flessibile. Ma è possibile fare questo con la nostra storia?». Intanto l’assessore alla cultura riminese Michele Lari ha affermato: «Giù le mani dalla resistenza, quella piazza è il simbolo della Rimini antifascista, la statua di Mussolini sarà collocata altrove». Il passato diventa il greto di un fiume dove tutto scorre e cambia creando una narrazione in cui il remoto è rimosso a piacimento.