«Mi chiamo Jovanotti / e sono in questo ambiente / di matti, di maranza / e di malati di mente». Correva l’anno 1988, il muro di Berlino era ancora al suo posto, il Milan di Arrigo Sacchi iniziava il suo incredibile ciclo e nella canzone “Il capo della banda”, dell’allora ventenne Jovanotti, compariva per la prima volta la parola “maranza”. Nei successivi trent’anni questo termine lo abbiamo sentito tutti, e tanti lo hanno sicuramente anche usato. Però, a dire la verità, la parola non aveva avuto un particolare successo. Poi, circa tre anni fa, ecco l’inaspettato ritorno. Un ritorno “trionfale”. Grazie alle misteriose leggi della lingua, i maranza sono arrivati sulla bocca di tutti. Giovanissimi, giovani e meno giovani. Peccato che, come spesso capita, sembra trattarsi di un fenomeno di cui si parla tanto ma di cui si è capito ancora poco. Già.
Chi diavolo sono questi maranza? Che cosa fanno? Che cosa vogliono? E soprattutto: sono un pericolo o no? In questi giorni sulla “generazione maranza” sta facendo un’inchiesta il Corriere Milano. «Per la Treccani - si legge nel pezzo di ieri, - il maranza è un giovane appartenente a un gruppo di strada chiassoso, evidenzia atteggiamenti sguaiati, attacca briga, veste appariscente, parla volgare». E ancora: «Chi ignora il fenomeno pensa che i maranza siano soltanto nordafricani. Errato: il maranza non ha una specifica provenienza territoriale». Insomma, per il Corriere i maranza sarebbero semplicemente dei ragazzi rissosi che si vestono con la tuta e il borsello. Possono essere italiani o di origine straniera, di buona famiglia o delle periferie, ricchi o poveri. Ma è davvero così? Non proprio, in realtà...
IL SIGNIFICATO
«Una buona parte di coloro che si (auto)definiscono maranza - spiega l’Accademia della Crusca, - è composta da giovani italiani di seconda generazione di origine nordafricana e ragazzi nordafricani immigrati in Italia. L’uso di maranza riferito a persone di origine nordafricana potrebbe rispecchiare la semantica originale del termine, niente affatto priva di connotazioni razziste. Infatti, un’ipotesi etimologica, fornita da Emanuele Banfi (1992) e Lorenzo Coveri (1993), suggerisce un’origine dai dialetti meridionali, dove maranza significa “melanzana”, con allusione al colore e con una possibile sovrapposizione di forme come Marakesch o Marocco».
Non solo. Uno che il fenomeno (concentrato nel Nord Italia) lo conosce molto bene, il questore di Milano Bruno Megale, ha definito i maranza «giovani immigrati dediti ad una pluralità di reati da strada», come «rapine, furti e borseggi, sovente commessi con l’utilizzo di armi bianche e spray urticanti».
«Negli ultimi anni - ha evidenziato Megale, - il fenomeno è balzato agli onori della cronaca generando diffusi sentimenti di insicurezza tra i cittadini, anche perché questi delitti avvengono abitualmente sulla pubblica via, nei centri commerciali o nei mezzi pubblici e le vittime sono spesso giovani coetanei o turisti».
Attenzione, qui il razzismo non c’entra nulla. I giovani violenti e criminali non sono tutti necessariamente immigrati, e non si tratta di un fenomeno arrivato in Italia negli ultimi anni. La questione dei maranza, però, ha anche a che fare con i giovani figli di immigrati e con la loro integrazione spesso difficile.
Non riconoscerlo non aiuta a capire il fenomeno e non aiuta a capire certe reazioni contro i maranza che ci sono state in alcune città. A Milano, ad esempio, sono arrivate le ronde anti-maranza, ed è spuntato un video in cui un giovane accusato di furto viene colpito con calci pugni. A “rivendicare” l’azione il gruppo “Articolo 52”, che è l’articolo della Costituzione che recita «la difesa della Patria è sacro dovere del cittadino». Anche su questo il questore Megale è stato netto: «Nessuna forma di violenza privata può essere tollerata ed è compito delle istituzioni tutte, forze di polizia in primis, contrastare queste preoccupanti derive securitarie fai-da-te». La percezione dell’insicurezza, ha aggiunto, «finisce per alimentare diffusi sentimenti di intolleranza».
GLI ARRESTI
A Verona, intanto, sabato c’è stata la manifestazione “Emargina il maranza”, organizzata da Lotta studentesca, movimento vicino a Forza nuova. In piazza, come riportato da Repubblica, circa 250 persone. Il sit-in ha però acceso lo scontro politico, con la sinistra che è andata all’attacco. «La risposta a un fenomeno sociale di marginalizzazione e disagio giovanile», si legge in un comunicato dell’Anpi, «non può passare solamente per la repressione e, soprattutto, non può passare attraverso la violenza. Qui non c’è più spazio per la violenza fascista».
La questione, quindi, sembra potenzialmente esplosiva. Da un lato gruppi di giovani immigrati poco o male integrati che si dedicano ai reati di strada, dall’altro possibili tentazioni di prendere la scorciatoia della giustizia fai-da-te. Da un lato chi, da destra, se la prende coi maranza, dall’altro chi, da sinistra, li difende e in qualche modo li giustifica. All’inizio di aprile, a Milano, la polizia ha arrestato 50 persone, tra cui 18 minorenni, tutti italiani di seconda generazione accusati di furti e rapine. È stata la prima “retata anti-maranza”. Ma rischia di essere soltanto l’inizio...