I partigiani, i professori e pure i grillini: tutti contro uno studente di 19 anni. Colpevole solo di aver voluto dire la sua opinione sulla guerra civile.
Il caso è quello di Luino, in provincia di Varese, di cui su Libero ci siamo già occupati qualche giorno fa. Ricordate? All’Isis Carlo Volontè era in programma una conferenza sugli ottant’anni della Liberazione a cui partecipavano Antonio Maria Orecchia, docente di Storia contemporanea all’Università dell’Insubria, ed Ester Maria De Tomasi, presidente provinciale dell’Anpi. Versola fine dell’evento ha preso la parola lo studente 19enne Samuel Balatri, che è anche vicepresidente provinciale di Gioventù nazionale (movimento giovanile di Fdi) e consigliere comunale a Rancio Valcuvia. Balatri ha detto che alcuni partigiani combattevano per la libertà mentre altri volevano sostituire una dittatura (fascista) con un’altra (comunista). Apriti cielo. La presidente dell’Anpi ha sbottato: «Adesso vorrei prenderti a sberle».
La storia è questa e in teoria poteva esaurirsi così. Invece non è affatto finita. Non solo l’esponente dell’Anpi non si è scusata (cosa che sarebbe stata gradita), ma ha addirittura rincarato la dose: «Alla fine del convegno questo ragazzo è arrivato dicendo che aveva il diritto di parlare: è stata una cosa da squadrista, è salito sul palco con arroganza, un comportamento vergognoso». Insomma, lo studente che vuole esprimere la sua opinione è uno “squadrista”. Sulla minaccia di schiaffi, poi, nessuna retromarcia: «No, non è stata una frase infelice. Un cittadino qualunque, finito il convegno, ha il diritto di esprimersi davanti a chi rappresenta ideologicamente chi ha voluto camere a gas e forni crematori». Insomma, chi fa parte del movimento giovanile di Fratelli d’Italia «rappresenta ideologicamente chi ha voluto camere e gas e forni crematori». È questo che viene insegnato nelle scuole?
Ad alzare i toni non è stata solo la De Tomasi. Il professor Emilio Rossi, dell’Anpi di Luino, a sua volta presente alla conferenza, si è sfogato parlando di «fantasiose interpretazioni della storia» da parte del ragazzo. E poi: «Secondo lui le sinistre volevano instaurare una dittatura sul modello di quella sovietica. È stato un intervento fuori luogo, fuori tempo, inappropriato e di basso profilo. Chissà quali burattinai si nascondono dietro di lui».
E poi è scesa in campo pure la politica. Mentre il centrodestra ha difeso lo studente, da sinistra hanno preso le parti dell’Anpi. «Pur non essendo previsto un dibattito», ha tuonato il Movimento Cinque Stelle di Varese, «l’esponente di Gn è intervenuto provocando la De Tomasi, parlando dell’intento di una parte della Resistenza di istituire una “dittatura comunista”. Una ricostruzione, questa, che scaturisce da quell’inaccettabile revisionismo storico che la destra fomenta».
Un momento, facciamo un po’ d’ordine. Al di là del sacrosanto diritto di un ragazzo di fare un intervento in assemblea, nel caso specifico Balatri ha detto una cosa banalmente vera: alcuni partigiani non combattevano per la democrazia ma per il comunismo. Davvero qualcuno vuole dire che non è così? Evidentemente sì. Ma allora bisogna farsi un’altra domanda: ha senso che la Resistenza sia spiegata nelle scuole da esponenti dell’Anpi che, per ragioni anagrafiche, non sono più ex partigiani ma semplici attivisti politici di sinistra? La risposta è semplice: no, non ha più senso. Ma in certi ambienti la guerra civile non riesce a finire neanche dopo ottant’anni...