Turetta, la sentenza: "Le 75 coltellate a Giulia? Non crudeltà ma inesperienza"

martedì 8 aprile 2025
Turetta, la sentenza: "Le 75 coltellate a Giulia? Non crudeltà ma inesperienza"
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Filippo Turetta ha mantenuto "lucidità e razionalità" dopo aver ucciso Giulia Cecchettin, sua ex fidanzata, con la "chiara e innegabile volontà di nascondere il corpo in modo quantomeno da ritardarne il ritrovamento": i giudici della Corte d'Assise di Venezia lo hanno scritto nella motivazione della condanna all'ergastolo, sentenza pronunciata il 3 dicembre scorso, definendo "accurata" l'operazione di occultamento del cadavere. "La scelta del luogo in cui abbandonare il cadavere - hanno aggiunto - la distanza rispetto alla zona in cui si è consumato il delitto, le modalità in cui il corpo è stato lasciato, sono elementi" che fanno ritenere "integrati sia l'elemento oggettivo sia quello soggettivo del reato". Il delitto della 22enne padovana a Fossò, in provincia di Venezia, risale alla sera dell'11 novembre del 2023.

I giudici hanno sottolineato che Turetta è stato condannato all'ergastolo senza attenuanti generiche per "l'efferatezza dell'azione, della risolutezza del gesto compiuto e degli abietti motivi di arcaica sopraffazione che tale gesto hanno generato: motivi vili e spregevoli, dettati da intolleranza per la libertà di autodeterminazione della giovane donna, di cui l'imputato non accettava l'autonomia delle anche più banali scelte di vita". 

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Riferendosi al numero di coltellate con cui il giovane ha ucciso l'ex fidanzata, la Corte ha stabilito che la dinamica del delitto non permette di "desumere con certezza, e al di là di ogni ragionevole dubbio", che Turetta volesse "infliggere alla vittima sofferenze gratuite e aggiuntive", e "non è a tal fine valorizzabile, di per sé, il numero di coltellate inferte". Le 75 coltellate, dunque, non sarebbero state "un modo per crudelmente infierire o per fare scempio della vittima", ma "conseguenza della inesperienza e della inabilità". Un passaggio, questo, destinato a far discutere.

L'aggressione è durata complessivamente circa 20 minuti, "lasso di tempo durante il quale ha avuto la possibilità di percepire l'imminente morte - ha aggiunto il collegio -. A tal fine manca tuttavia la prova che l'aver prolungato l'angoscia della vittima sia atto fine a sé stesso, frutto della deliberata volontà dell'imputato di provocarle una sofferenza aggiuntiva e gratuita".

Nella sua confessione, hanno scritto i giudici, Turetta "si è limitato ad ammettere solo le circostanze per le quali vi era già ampia prova in atti d'altra parte", e questa condotta "è in linea con il contegno tenuto in sede di primo interrogatorio, quando egli non solo ha sottaciuto ma ha apertamente mentito in ordine a diverse, anche gravi, circostanze poi emerse a seguito delle accurate indagini svolte. Dalle intercettazioni delle conversazioni occorse in carcere tra lui e i genitori si evince chiaramente come egli fosse a conoscenza del fatto che, oltre agli elementi fino ad allora emersi, vi era molto altro a suo carico, eppure si è guardato bene dal riferirne in sede di interrogatorio".

Alle parole della Corte sono subito seguite le reazioni della politica. Da destra a centrosinistra sono stati in tanti a criticare. "L'esclusione dell’aggravante dei motivi di particolare crudeltà e l’esclusione del reato di stalking nella motivazione della sentenza che ha condannato all’ergastolo Filippo Turetta per l’omicidio di Giulia Cecchettin, ineccepibile da un punto di vista tecnico giuridico, rende evidente quanto uno spazio siderale separi il comune sentire, l’umana pietà e la compassione dei cittadini da una parte dei magistrati italiani. 75 coltellate sul corpo di una giovane che voleva essere libera di decidere la sua vita, sono un gesto che nell'immaginario collettivo non potrà essere liquidato come frutto solo di imperizia nell'uccidere. Sempre la morte si voleva infliggere alla povera Giulia", tuona l’ex magistrato e deputato della Lega Simonetta Matone. A lei fa eco Licia Ronzulli: "Come si fa a escludere l'aggravante della crudeltà di fronte ad un omicidio avvenuto con 75 coltellate? Come si fa a sostenere l'assurda teoria che Filippo Turetta non abbia voluto infierire contro Giulia Cecchettin, ma abbia massacrato la ragazza tirando tutti quei fendenti alla cieca solo per inesperienza? Affermazioni del genere avremmo potuto aspettarcele da un avvocato difensore, ma mai avremmo potuto immaginare di leggerle nero su bianco nelle motivazioni di una sentenza, da parte di un collegio giudicante. Questo sì che è un modo di infierire contro la memoria di Giulia e il dolore di suo padre", insiste la vice presidente del Senato di Forza Italia. "Definirlo un femminicida inesperto alleggerisce il suo gesto ed è una giustificazione non tollerabile", dicono anche le parlamentari M5S in commissione bicamerale di inchiesta sul femminicidio e la violenza di genere Stefania Ascari, Anna Bilotti, Alessandra Maiorino e Daniela Morfino

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