Francesco Schettino ha rinunciato alla semilibertà. I giudici del tribunale della Sorveglianza di Roma avrebbero dovuto decidere oggi se concederla o meno all'ex comandante della Costa Concordia, condannato a 16 anni di reclusione per la tragedia del Giglio. "Questa mattina abbiamo rinunciato perché ci sono state difficoltà con la proposta lavorativa che era stata sottoposta al tribunale di Sorveglianza di Roma. Il procedimento è stato chiuso, il tribunale si è pronunciato con il non luogo a provvedere - ha detto l'avvocata di Schettino, Francesca Carnicelli -. La rinuncia è stata fatta da Schettino, la decisione di chiudere questo procedimento è arrivata da lui perché non c'erano più le condizioni. In futuro, se ci risaranno i presupposti per poterla proporre di nuovo, lo faremo. Lui oggi può usufruire di permessi per uscire dal carcere".
Tempo fa l'ex comandante aveva presentato una istanza per chiedere di potere accedere al regime di semilibertà. Dopo essere stato detenuto per diversi anni a Rebibbia, infatti, Schettino ha maturato il termine che gli consente di accedere a misure alternative al carcere. "Io mi auguro che vinca non il mio assistito ma il diritto", aveva detto nelle scorse settimane la sua avvocata Paola Astarita.
Schettino si trova a Rebibbia dal 13 maggio 2017, dopo la sentenza che lo ha condannato per omicidio colposo plurimo, lesioni colpose, naufragio colposo e abbandono dell'imbarcazione. La tragedia risale al 13 gennaio 2012, quando la Costa Concordia naufragò di fronte all'Isola del Giglio; morirono 32 persone, centinaia rimasero ferite. L'ex comandante aveva deciso di cambiare rotta e di avvicinarsi alla costa per un "inchino" all'isola. Una manovra che portò la nave a colpire uno scoglio e ad affondare.