Sara Campanella aveva paura. A uccidere la 22enne in strada a Messina sarebbe stato Stefano Argentino. Un ragazzo, suo collega di università, che sarebbe stato ossessionato da lei. Più volte Sara aveva manifestato alle amiche il timore per le attenzioni moleste del ragazzo. "Con cadenza regolare - si legge nel provvedimento di fermo del giovane indagato, Stefano Argentino - importunava la vittima, proponendosi, chiedendole di uscire e di approfondire il loro rapporto, non fermandosi neppure innanzi al rifiuto della ragazza". La studentessa aveva inviato alle amiche diversi messaggi vocali ricevuti dal collega di corso "in cui - scrivono i magistrati - l'indagato dava prova di un'autentica strategia molesta". In un'occasione una delle amiche all'interno dell'università, era dovuta intervenire per allontanare Argentino che si lamentava che la 22enne "non gli sorrideva come in passato".
Le due amiche hanno raccontato che il giorno del delitto, dopo le lezioni, Argentino aveva chiesto loro dove si trovasse Sara e, capito che la stessa era rimasta indietro, era andato a cercarla. Una delle colleghe poco dopo aveva ricevuto un vocale dalla vittima: "dove siete che sono con il malato che mi segue?" le parole di Sara prima della brutale aggressione.
Ad assistere all'omicidio, una coltellata alla gola, non solo i compagni di corso ma anche altre persone presenti in via Gazzi. "Immediatamente queste persone che si sono trovate loro malgrado testimoni in quel momento - ha detto il sostituto procuratore Marco Colamonici - hanno prestato soccorso alla vittima e hanno avvisato le forze dell'ordine e l'ambulanza. Uno di loro, addirittura, ha cercato di inseguire l'autore dell'omicidio per un tratto anche lungo e poi ha fornito una descrizione che è stata utile". Al momento non è stato ancora trovato il coltello col quale è stata sgozzata. "L'arma del delitto deve essere oggetto ancora di ulteriori investigazioni", ha aggiunto il procuratore capo di Messina Antonio D'Amato.
È in corso un intervento del Soccorso Alpino Valdostano per il recupero di due alpinisti bloccati sulla vetta del Gran Paradiso, a quota 4000 metri. I due, provenienti dall'est Europa (probabilmente cechi o slovacchi) hanno raggiunto la punta alle ore 17.00 ma, essendo esausti, non sono riusciti ad affrontare la discesa in sicurezza. Hanno richiesto soccorso alle ore 20.00 e riferiscono di essere in buone condizioni. Una squadra, composta da cinque tecnici del Soccorso Alpino Valdostano e due Sagf di Entreves-Courmayeur, è stata portata in elicottero a quota 3000 metri e proseguirà via terra per raggiungere i due e portarli al rifugio Chabod o al Vittorio Emanuele a seconda della visibilità in quota. Al momento le condizioni meteo sono avverse. La squadra di soccorso e gli alpinisti sono in contatto costante con la Centrale Unica del Soccorso.
Papa Francesco ha celebrato, nella Basilica di San Pietro, in Vaticano, la Santa Messa per la domenica di Pentecoste. Nella giornata di sabato il pontefice aveva ripreso tutte le sue attività dopo aver annullato i suoi impegni, venerdì, a causa della febbre.