Il governo lavora a un provvedimento per garantire la tutela legale degli agenti delle forze dell'ordine indagati per atti commessi in servizio. Lo ha annunciato ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi in una intervista al Messaggero spiegando di cosa si tratta.
"Alcune categorie di lavoratori si trovano più frequentemente, proprio per le particolarità del proprio lavoro, a fronteggiare una serie di situazioni particolarmente critiche e complicate. Sicuramente le forze di polizia, ma non solo. L'idea è quella di ricercare un modo che possa evitare che siano sempre automaticamente esposti a una serie di adempimenti che poi si rivelano pesanti e sproporzionati sul piano economico e professionale, per tempi molto lunghi prima che si accerti la loro innocenza". Il riferimento al caso di Ramy, il giovane egiziano morto a Milano al termine di un lungo inseguimento da parte di una pattuglia di carabinieri, è evidente.
"Questo - aggiunge il capo del Viminale - anche quando appare sin da subito sufficientemente chiaro che abbiano agito nel pieno esercizio delle loro funzioni". Non ci sarà però uno scudo penale: "Nessuna immunità. Ci mancherebbe. E' respinta dalle stesse organizzazioni sindacali dei poliziotti". Il rischio, accusano dalla sinistra, è giustificare eventuali abusi: "E' ingeneroso solo pensarlo. Con la prossima approvazione del disegno di legge Sicurezza puntiamo esclusivamente al sostegno economico alla tutela legale: in molti casi, sospensioni e spese legali rappresentano una condanna anticipata. Non inciderà minimamente sui processi, ma è giusto che lo Stato anticipi le spese legali di chi svolge un lavoro obiettivamente più difficile e rischioso".
Il capo di Stato maggiore della Difesa Portolano sostiene che bisogna rivedere la missione e l'organico di Strade sicure: "I militari dell'esercito impegnati nell'operazione Strade sicure svolgono un ruolo molto importante di concorso al controllo del territorio delle forze di polizia che è apprezzatissimo dai cittadini - è la risposta di Piantedosi -. Vanno tenute nella debita considerazione le future esigenze delle forze armate che hanno le loro necessità organizzative. Ma il governo ha già assicurato la copertura finanziaria per il triennio proprio per garantirne la prosecuzione". Quanto ai Cpr italiani in Albania: "Abbiamo aggiunto ulteriori possibilità di svolgimento di funzioni già previste e per le quali i centri in Albania sono già attrezzati. In piena sintonia con gli orientamenti europei di rafforzare in ogni modo il sistema dei rimpatri. Peraltro, senza che i centri cambino nessun altro aspetto della loro originaria funzionalità che, nei prossimi mesi, è destinata a riprendere a pieno regime".