Ventotene, il sindaco Caputo: "Ha ragione Meloni, la vorrei qui sull'isola"

di Alessandro Gonzatosabato 22 marzo 2025
Ventotene, il sindaco Caputo: "Ha ragione Meloni, la vorrei qui sull'isola"
4' di lettura

Sindaco, come se la passa al confino di Ventotene?

«Benissimo. Da marzo a ottobre poi è una meraviglia».

Ma in estate non si affolla come Capalbio?

«È una leggenda: non c’è né il turismo di massa né quello della cosiddetta intellighenzia di sinistra, che sta scemando».

Cosa, l’intellighenzia o il turismo?

«L’intellighenzia. Parlo di quelli che hanno ancora la puzza sotto il naso, quell’intellighenzia che si proclamava depositaria del destino di questo territorio.

Lei mi capisce benissimo...».

Carmine Caputo, 77 anni, è sindaco di Ventotene dal 2022. Prima, sempre su quest’isola di meno di due chilometri quadrati tra il Lazio e la Campania – siamo in provincia di Latina – è stato a lungo segretario comunale, incarico che in precedenza, per dieci anni, ha ricoperto a Cuneo. «Sono tornato per motivi familiari: anche lassù in Valle Maira stavo benissimo».

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Abita a Ventotene o sulla terraferma?

«A Formia. Di solito parto il martedì mattina e rientro giovedì sera o venerdì. Faccio avanti e indietro, col traghetto normale sono un paio d’ore. Con l’aliscafo una».

Lei ha vinto a capo di una lista civica, lo scarto è stato di una cinquantina di voti, che in un comune che ha 700 abitanti sono parecchi. È legato a qualche partito?

«Sono nato democristiano e morirò democristiano, ma a differenza di De Gasperi che guardava a sinistra io sono un democristiano che appena gira la testa da quella parte viene colpito da un fastidiosissimo torcicollo».

Perché?

«Eh, che ne so: farò una visita medica, mi devo decidere. Ormai è da una decina d’anni che se mi volto a sinistra mi fa male, non riesco».

Quindi, presumo ma potrei sbagliare, che domani (oggi per chi legge, ndr) non si unirà al gruppone del Pd in trasferta a Ventotene...

«Presume bene».

Arriviamo al dunque: chi contesta il Manifesto di Ventotene, in toto o in parte, è fascista?

«Chi l’ha contestato?»

Giorgia Meloni in parlamento ha detto che non si riconosce in quell’Europa: la sinistra le si è scagliata contro.

«La presidente del Consiglio parlava di “quell’Europa scritta nel Manifesto”. Lo stesso Spinelli anni dopo ha contestato il documento che lui stesso aveva scritto: l’ha abiurato, ha affermato che non si riconosceva più in quei concetti, che erano superati dalla storia. Chi scriverebbe più quelle cose oggi... qualcuno me lo dica».

Cosa pensa dell’intervento della premier?

«È stata una risposta a chi qualche giorno prima, in piazza, aveva sventolato il Manifesto di Ventotene magari senza averlo mai letto. Mi scusi: ad azione corrisponde una reazione, no? Se uno brandisce quel documento senza specificare, senza dire su cosa è d’accordo e su cosa no, senza contestualizzare, beh, pure io allora mi dichiaro contrario a diverse parti, ma non per questo sono fascista. Non possono più esistere certi ideali come la soppressione della proprietà privata. Penso che la presidente del Consiglio voglia come tanti un’Europa finalmente politica, forte, unita, e non come oggi basata semplicemente sulla moneta unica. Non mi sembra un pensiero tanto strano».

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Che idea s’è fatto invece del deputato del Pd, Fornaro, che ha gridato contro la Meloni, s’è messo a piangere e le ha detto che doveva inginocchiarsi?

«Grazie a Dio non l’ho visto».

Non è credibile. Diciamo allora che gliel’avranno raccontato: meglio?

«No, diciamo che me lo sta dicendo lei... In passato ero abituato a tribune politiche più interessanti, da cui uscivo arricchito: Moro, Berlinguer, Fanfani, Almirante... Allora quando si accendeva la televisione si apprendeva qualcosa. Ti insegnavano a ragionare».

Un attimo: Almirante? Guardi che la sinistra la fulmina...

«Ma che ne so... Io le sto dicendo che era un altro tipo di politica, che a sentire quelli si rimaneva impressionati a prescindere dalle simpatie politiche».

In queste ore a Ventotene c’è il Pd ma ci sono anche altri esponenti delle opposizioni. Non è che lei sta pensando di organizzare qualcosa con la Meloni?

«Sì, ne sto parlando con l’amministrazione. Si potrebbe fare tra l’8 e il 10 maggio in occasione dell’Europa Festival. Ne sarei onorato. Vediamo se vi riusciamo».

Con un’amministrazione così piccola fate presto a mettervi d’accordo...

«In effetti in giunta siamo in tre, oltre a otto consiglieri di maggioranza e tre d’opposizione».

Ha conosciuto Altiero Spinelli?

«In occasione del quarantesimo anniversario del Manifesto. Ricordo tutto molto bene perché la Regione mi aveva incaricato di organizzare le celebrazioni. Ogni anno qui, su sua volontà, tra agosto e settembre abbiamo corsi di formazione europea».

Qual è la difficoltà maggiore di amministrare un comune tanto piccolo e in mezzo al mare?

«Già ci sono pochi abitanti, in più da maggio a ottobre non troviamo lavoratori perché il prezzo degli alloggi cresce. Stiamo per chiudere un accordo col Demanio per risolvere la situazione. In estate ho rischiato di non avere nemmeno quell’operatore ecologico in più che mi serviva come il pane».

Riproviamo: e se in queste ore Pd, Avs e gli altri insistessero per averla con loro in pellegrinaggio?

«Le ho detto prima che al massimo il venerdì torno a Gaeta. E poi devo godermi il mio nipotino, Leonardo. Ha tre anni».

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